Chi ha seguito Supernatural sa bene che la serie ha conosciuto una svolta decisiva con l’arrivo degli angeli. L’episodio “Lazarus Rising”, apertura della quarta stagione, introduce Castiel e spalanca definitivamente le porte a un immaginario più vasto, mitologico e ambizioso, in cui la battaglia tra Bene e Male non si combatte più solo nei motel americani ma su scala cosmica. Da quel momento, Supernatural smette di essere soltanto una serie horror on the road e diventa un racconto epico sulla guerra tra Cielo, Inferno e umanità.
Eppure, non tutti sanno che qualche anno prima il canale Syfy aveva già provato a spingersi ancora oltre con Dominion, una serie oggi quasi dimenticata che prende lo stesso presupposto — la ribellione degli angeli — e lo porta a conseguenze molto più estreme. Se Supernatural gioca spesso sull’equilibrio tra dramma, ironia e affetto per i suoi personaggi, Dominion sceglie invece una strada più cupa, disperata e radicale.
Ambientata in un futuro post-apocalittico, la serie immagina un mondo in cui Dio è scomparso e gli angeli, guidati dall’arcangelo Gabriele, hanno deciso che l’umanità è un errore da cancellare. Le città sono cadute una dopo l’altra e i sopravvissuti vivono rinchiusi in avamposti fortificati, come Vega, costruita sulle rovine di Las Vegas. Qui prende forma una resistenza fragile, logorata da anni di guerra e dalla consapevolezza di combattere contro esseri infinitamente superiori.
Il protagonista è Alex Lannon, un giovane soldato che scopre di essere al centro di una profezia: è lui la chiave per la sopravvivenza dell’umanità. A differenza dei Winchester, Alex non è un eroe per scelta o per vocazione. È un personaggio schiacciato dal peso delle aspettative, costretto a crescere in fretta in un mondo che non concede redenzione. Dominion insiste molto su questo aspetto, mostrando le conseguenze psicologiche della guerra e il prezzo umano di una lotta che sembra già persa in partenza.
Un elemento che rende Dominion particolarmente interessante è il suo legame diretto con il cinema. La serie è infatti il sequel ufficiale di Legion, horror apocalittico diretto da Scott Stewart. Nel film, l’arcangelo Michele scende sulla Terra per proteggere una coppia destinata a generare il bambino che salverà l’umanità dall’annientamento. Dominion riparte proprio da lì: Alex è quel bambino, ormai adulto, e il pilot della serie prosegue esplicitamente gli eventi del film, riportando Stewart alla regia del primo episodio.
Se Legion era stato accolto in modo piuttosto freddo dalla critica, Dominion riesce a espandere quel mondo con maggiore profondità. La serie si concentra meno sull’horror immediato e più sulle dinamiche politiche, morali e militari di una guerra contro il Cielo. Gli angeli non sono figure ambigue o ironiche, come spesso accade in Supernatural, ma entità spietate, convinte di agire per un bene superiore. Questo approccio rende il conflitto più netto e, per certi versi, più inquietante.
Anche il cast contribuisce a dare solidità al progetto, con numerosi volti noti agli appassionati di fantasy e fantascienza televisiva. Dominion si inserisce così in quella tradizione di serie ambiziose che hanno provato a reinventare la mitologia biblica in chiave moderna, pagando forse il prezzo di una visione troppo oscura per il grande pubblico. Nonostante una ricezione critica più positiva rispetto al film da cui deriva, la serie viene cancellata dopo due stagioni, lasciando molte linee narrative aperte.
Riguardata oggi, Dominion appare come una sorta di “what if” televisivo: cosa sarebbe successo se la fase più mitologica di Supernatural fosse diventata il cuore esclusivo del racconto, rinunciando quasi del tutto all’ironia e al senso di famiglia? La risposta è una serie imperfetta ma affascinante, che osa alzare la posta in gioco fino a mettere in discussione l’idea stessa di salvezza. Per chi sente ancora la mancanza delle guerre angeliche, Dominion resta una visione dimenticata che merita di essere riscoperta.
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