Il nervo vago mantiene il cuore giovane e aiuta a mantenere in salute i suoi tessuti. A scoprirlo è lo studio coordinato da Vincenzo Lionetti, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, pubblicato sulla rivista ‘Science Translational Medicine’. Un risultato importante che potrebbe portare allo sviluppo di nuove terapie contro l’invecchiamento cardiaco.

Cos’è il nervo vago

Chiamato anche nervo pneumogastrico, il nervo vago è uno dei 12 nervi cranici presenti nel corpo umano. È una componente essenziale dell’organismo: regola numerose funzioni fondamentali del corpo umano, come la digestione, la respirazione, la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna.

Essendo un nervo cranico, ha quindi origine nel cervello e si articola in due parti, nervo destro e sinistro, che scendono lungo il collo arrivando a innervare tutti gli organi interni, come cuore, polmoni e intestino. Dal bulbo del cervello si dirama verso gli organi periferici del corpo, arrivando fino all’intestino crasso.

A cosa serve il nervo vago 

Entrambi le parti controllano le cosiddette funzioni parasimpatiche – ovvero quelle legate al relax, alla digestione e alla riduzione dell’infiammazione    ma quello destro innerva, in particolare, una parte del cuore detta senoatriale, e la parte postero-laterale dello stomaco, mentre quello di sinistra il nodo atrioventricolare e la parte anteriore dello stomaco, con effetti più marcati sul ritmo cardiaco.

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Lo studio sul nervo vago destro

Usando ora un approccio fortemente multidisciplinare, lo studio ha scoperto nuove caratteristiche del nervo vago destro. “I nostri risultati dimostrano che il ripristino della connessione del cuore al nervo vago destro è in grado di prevenirne i processi di invecchiamento”, spiega Vincenzo Lionetti.

In particolare, il nervo vago cardiaco destro sembra essere un vero e proprio guardiano della salute dei cardiomiociti, le cellule muscolari specializzate che compongono il tessuto muscolare del cuore, contribuendo a preservare la longevità del cuore indipendentemente dalla frequenza cardiaca.

Nuove prospettive per trapianti e chirurgia cardiotoracica 

“Nel loro insieme – aggiunge Lionetti – questi risultati aprono nuove prospettive per la chirurgia cardiotoracica e trapiantologica, suggerendo che il ripristino dell’innervazione vagale cardiaca al momento dell’intervento possa rappresentare una strategia innovativa per proteggere il cuore a lungo termine, spostando il paradigma clinico dalla gestione delle complicanze tardive associate all’invecchiamento cardiaco precoce alla loro prevenzione”. 

Lo studio è stato coordinato dall’Unità di Medicina Critica Traslazionale (TrancriLab) del Centro di Ricerca Interdisciplinare Health Science, guidato da Lionetti, e dal laboratorio dell’Istituto di Biorobotica guidato da Silvestro Micera. Ha coinvolto i rucercatori di altri istituti, tra cui Università di Pisa, Fondazione Toscana G. Monasterio, l’Istituto di Fisiologia Clinica del Cnr, l’Università di Udine. 

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