La scomparsa di Paolo Bontempi, avvenuta a 93 anni a Montelupone, ha riportato l’attenzione su una delle aziende più importanti e apprezzate in Italia. Ingegnere elettronico, Paolo Bontempi aveva trasformato una bottega artigiana fondata dal padre nel 1937 in un gruppo industriale capace di segnare intere generazioni grazie alla produzione di strumenti musicali.
Le origini dell’azienda risalgono al 1937, quando Egisto Bontempi avviò una piccola produzione di fisarmoniche nelle Marche. Fu Paolo Bontempi a imprimere la svolta decisiva, puntando su innovazione tecnologica, materiali plastici e produzione su larga scala. Tra gli anni Settanta e Ottanta la Bontempi divenne un vero colosso industriale.
L’ascesa del marchio Bontempi
L’azienda Bontempi raggiunse i mille dipendenti con stabilimenti tra Marche e Abruzzo. Il patrimonio costruito in quegli anni non era solo economico, ma anche industriale e immateriale.
L’azienda fu la prima a riprodurre quasi tutti gli strumenti musicali in versione giocattolo, rendendo la musica accessibile ai bambini attraverso prodotti semplici, economici e immediati. Tastiere, pianole, organi e strumenti a fiato colorati entrarono stabilmente nelle case italiane, in particolare durante il periodo natalizio.
Il valore del marchio Bontempi
Uno degli asset principali riconducibili all’eredità di Paolo Bontempi è sempre stato il marchio. Bontempi è diventato nel tempo sinonimo stesso di strumento musicale giocattolo, con un riconoscimento che ha superato i confini nazionali.
L’azienda si è espansa all’estero con sedi e produzioni in Europa e in Nord America, stringendo accordi di licenza con grandi nomi dell’intrattenimento come Disney, Warner Bros e Mattel. Proprio il brand ha rappresentato una parte fondamentale del patrimonio complessivo costruito dall’imprenditore, un valore appetibile sul mercato anche nel periodo di crisi che colpì l’azienda.
La crisi e il concordato
A partire dal 2008, il gruppo Bontempi ha infatti affrontato una fase di forte difficoltà. La concorrenza internazionale e i cambiamenti nei consumi misero sotto pressione un modello industriale che fino a pochi anni prima sembrava inattaccabile.
Per i 6 stabilimenti e circa 450 dipendenti si aprì una stagione complessa, culminata con il ricorso al concordato preventivo e all’avvio della cassa integrazione. Questa fase segnò un passaggio cruciale anche nella valutazione del patrimonio di Paolo Bontempi: il valore industriale venne frammentato e riorganizzato attraverso nuove realtà.
La scelta di un gruppo di operai
Un gruppo di operai dello stabilimento di Martinsicuro decise di rilevare un ramo d’azienda, prima in affitto e poi tramite acquisto, costituendo la cooperativa Industria Abruzzo. L’operazione, sostenuta da Cfi e Coopfond, consentì di salvare competenze, macchinari e soprattutto gli stampi originali, elemento chiave per mantenere una produzione non replicabile dalla concorrenza.
Industria Abruzzo, con circa 35 addetti, rilanciò la produzione di giocattoli sonori in plastica, raggiungendo un fatturato di circa 3 milioni di euro annui.
La rinascita con i Com
Parallelamente, il marchio Bontempi venne rilevato da i Com Spa, società commerciale che ha continuato a portare sul mercato strumenti musicali e giocattoli a marchio Bontempi. Attraverso una rete di distributori e agenti attivi in Italia e all’estero, i Com ha sviluppato un catalogo molto ampio, che spazia dai prodotti per la prima infanzia alle tastiere elettroniche, fino agli strumenti dedicati al mondo della scuola.
Nel 2015 le vendite riconducibili a questa attività commerciale hanno sfiorato i 10 milioni di euro, a conferma di come il valore del marchio resti centrale anche dopo la fine della gestione industriale storica. La società ha investito in ricerca e sviluppo, certificazioni di qualità e controllo diretto delle operazioni logistiche attraverso una controllata a Hong Kong.