A maggio del 2023 il russo Denis Kapustin ci diede appuntamento in mezzo alla foresta nel nord dell’Ucraina, a una trentina di chilometri dal confine russo nella regione di Kharkiv. Con i suoi uomini, il Corpo dei volontari russi (Rvc) che aveva formato e schierato al fianco di Kiev per combattere contro il suo Paese natale, era reduce dalla prima clamorosa azione di contrattacco ucraino in Russia: insieme alla Legione Svoboda del comandante Cesare, russo anch’egli di San Pietroburgo, avevano varcato il confine conquistando una porzione di territorio russo nella regione di Belgorod, un prequel riuscito dell’operazione ben più ampia che gli ucraini metteranno in atto nel 2024 nella regione di Kursk. La scorsa notte il capitano Kapustin è stato ucciso da un drone in una missione di combattimento: era al fronte, nella regione di Zaporizhzhia.

“Abbiamo catturato un prigioniero, abbiamo preso armi e cinque mezzi corazzati. La nostra operazione va avanti, ma possiamo dire di aver completato con successo la Fase Uno”, ci disse nel 2023 nel poligono di tiro tra i boschi di Kharkiv in cui incontrò i giornalisti stranieri. Non smise mai di combattere. Nome di battaglia WhiteRex, aveva 41 anni ed era ricercato per terrorismo dalla Federazione russa. Da adolescente aveva vissuto con i genitori in Germania, nel 2017 si era trasferito a Kiev e aveva organizzato fight club di estrema destra. Dopo l’invasione russa in Ucraina aveva organizzato un corpo d’assalto di russi come lui, contrari al regime di Putin.

“Ci vendicheremo, Denis. La tua eredità continua a vivere”, hanno commentato i compagni la notizia della sua morte, comunicata stamattina su Telegram. Kapustin era un picchiatore nato: nato a Mosca e trasferitosi con i genitori in Germania, era attivo in gruppi di strada e capo degli hooligan a Colonia. Aveva fondato il marchio WhiteRex, divenuto il nome di battaglia con cui tutti lo conoscevano: produceva magliette e una linea di abbigliamento per estremisti con immagini e testi violenti, suprematisti e xenofobi e con simboli allusivamente neonazisti. In Germania un ministro lo definì “uno degli attivisti neonazisti più influenti” nel Paese. Esperto di Mma, univa il mondo neonazi a quello delle arti marziali, organizzando eventi e seminari in tutta Europa; fino a quando la Germania gli tolse il privilegio di viaggiare liberamente chiudendogli lo spazio Schengen per i suoi attentati alla costituzione liberale democratica.

Dall’addestramento dei combattenti del Partito nazionalista svizzero alla formazione del National Action neonazista britannico, il suo orientamento politico era evidente; ma rifiutava di essere classificato egli stesso come neonazista descrivendosi come “un nazionalista che combatte per una Russia dei russi etnici”. La sua capacità di leadership e il network di “russi etnici” anti regime che aveva organizzato era manna per i servizi segreti militari ucraini di Kirilo Budanov, che fornì al gruppo tutto l’appoggio e la libertà necessari per operare militarmente in Ucraina contro i soldati russi. Nel 2023 il suo Rvc e la Legione Svoboda si infiltrarono più volte nel territorio russo conducendo incursioni nella regione di Belgorod: invitava i russi a ribellarsi contro Putin, dichiarando l’obiettivo di creare una zona demilitarizzata per impedire di bombardare da lì l’Ucraina. Un progetto che non riuscì, ma che lo stesso Putin sta tentando di mettere in atto in senso opposto, creandola nel nord ucraino nelle regioni di Kharkiv e Sumy.

Il 12 marzo 2024 il suo gruppo, insieme ad altri due gruppi di fuoriusciti russi, lanciò un’altra operazione in Russia nelle regioni di Kursk e Belgorod cinque mesi prima della vera controffensiva ucraina nel Kursk, usando carri armati per sfondare. Azioni mai rivendicate ma sempre applaudite dai servizi militari ucraini di Budanov: “I volontari russi hanno dimostrato all’opposizione russa che è possibile riconquistare i propri diritti non solo con le parole ma anche con i fatti”.