Nel sessantesimo anniversario della scomparsa di Antonio Ligabue, Pisa rende omaggio a uno degli artisti più intensi, tormentati e autentici del Novecento con la mostra “LIGABUE. Il ruggito dell’anima”, in programma dal 26 dicembre 2025 al 10 maggio 2026 negli spazi suggestivi degli Arsenali Repubblicani. Un’esposizione di ampio respiro che non si limita a celebrare un maestro amatissimo dal pubblico, ma invita a rileggere in profondità la sua figura, collocandola finalmente nel cuore della grande storia dell’arte europea.
Prodotta da ARTIKA di Daniel Buso ed Elena Zannoni, con il patrocinio del Comune di Pisa e della Fondazione Augusto Agosta Tota per Antonio Ligabue, la mostra è curata da Mario Alessandro Fiori, segretario generale della Fondazione, insieme alla Direzione Artistica di Beside Arts. Oltre 80 opere conducono il visitatore dentro la vita, la psiche e l’immaginario di un artista che ha trasformato la marginalità e il dolore in una forza espressiva dirompente.
Ligabue, l’urgenza dell’arte
Nato nel 1899 e segnato fin dall’infanzia da abbandoni, malattia, povertà e isolamento, Ligabue ha vissuto gran parte della sua esistenza ai margini della società, tra la Svizzera e la bassa padana, etichettato come “el matt”, il matto. Eppure, proprio da quella condizione di esclusione è scaturita una delle voci più sincere e potenti dell’arte del Novecento. Per Antonio Ligabue l’arte infatti non è mai stata esercizio estetico o ricerca intellettuale: è stata, piuttosto, una necessità primaria, istintiva, quasi vitale.
La pittura diventa per lui uno strumento di sopravvivenza emotiva: un modo per affrontare le proprie paure, dare forma ai tormenti interiori, affermare la propria identità. Tele cariche di colore, di tensione, di energia primitiva, che ancora oggi colpiscono per la loro capacità di parlare direttamente all’animo dello spettatore, senza filtri né mediazioni.
Un espressionista “isolato”, ma autentico
Il percorso espositivo mette in luce la sorprendente vicinanza di Ligabue ai grandi protagonisti dell’Espressionismo europeo. Come sottolinea il curatore Mario Alessandro Fiori, Ligabue è stato a pieno titolo “il nostro espressionista”: un artista che, pur lontano dai centri culturali e dalle avanguardie ufficiali, ha saputo interpretare con assoluta autenticità lo spirito di quel linguaggio fondato sull’inquietudine, sulla deformazione, sulla verità interiore.
I suoi volti segnati dal dolore, gli autoritratti intensi e quasi ossessivi, gli animali colti in momenti di lotta, di caccia o di tensione vitale parlano la stessa lingua di Edvard Munch, Egon Schiele, Oskar Kokoschka. E come Van Gogh, Ligabue dipinge scavando nella materia pittorica, affidando al colore – violento e insieme sorprendentemente armonico – il compito di restituire emozioni viscerali. La sua modernità nasce proprio da questa adesione totale al sentimento, da una pittura che non descrive, ma urla, ruggisce, vibra.
La giungla dell’anima
Cuore pulsante della mostra sono le opere più iconiche: i celebri autoritratti, in cui Ligabue si osserva e si espone senza pietà, e soprattutto le potenti raffigurazioni di animali. Tigri, leoni, leopardi, rapaci, cavalli, volpi, animali da cortile impegnati in combattimenti accesi: una vera e propria giungla pittorica, aspra e magnetica, che riflette il mondo interiore dell’artista. In questi soggetti non c’è mai semplice naturalismo. Gli animali diventano alter ego, simboli di forza, paura, aggressività, desiderio di riscatto. Sono creature cariche di tensione, colte nell’attimo decisivo, immerse in una natura selvaggia e visionaria che sembra rispondere agli stessi impulsi emotivi dell’uomo.
Pisa e l’arte: un progetto di lungo periodo
Come sottolinea l’Assessore alla Cultura Filippo Bedini, l’arrivo a Pisa di una mostra di richiamo nazionale come quella dedicata a Ligabue è il risultato di un lavoro costante dell’Amministrazione comunale nel costruire spazi, occasioni e politiche culturali capaci di attrarre grandi progetti espositivi. Dagli Arsenali Repubblicani a Palazzo Lanfranchi, dalla Chiesa di Santa Maria della Spina al Fortilizio della Cittadella, fino alla nuova Cittadella Galileiana, la città ha progressivamente consolidato un ruolo centrale nel panorama culturale italiano. In questo contesto, la mostra su Ligabue rappresenta un ulteriore salto di qualità, dopo il successo di esposizioni di respiro internazionale come quella dedicata a Steve McCurry.