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Francesco Sarcina ha dedicato un album intero a Giulia Tagliapietra. «Una ragazza di una purezza e bellezza incredibili. Era all’ultimo anno di liceo, io ero uno scapestrato che andava in giro a suonare, che voleva perdersi nel mondo per capire, fare esperienze. La storia è finita dopo due anni senza un vero motivo, perché sentivo “una chiamata” – racconta al Corriere della Sera –  Lei mi ha guardato coi suoi occhioni e mi ha dimostrato cosa significa amare. Mi ha detto: “Fra’, se andare ti fa felice, allora, è giusto così”. Mi ha amato lasciandomi libero, mi ha amato più di chi ti dice “ti amo”, ma ti vuole distruggere». Una ragazza che oggi non c’è più, è morta.


APPROFONDIMENTI

A quell’età Francesco era già un combattente, racconta ancora al Corsera: «Ero un diciannovenne fondamentalmente solo.

Mia madre se n’era andata e io ero rimasto con mio padre, che era depressissimo e mi scaricava addosso tutto il suo nero. Stavamo in una casa di periferia a Gratosoglio, con sfratto imminente, senza elettricità, senza gas, senza acqua calda. Per due anni, tutto così. Mi salvava un istinto di sopravvivenza fortissimo: avevo mezza giornata down, ma il giorno dopo, tornavo a combattere».Giulia

Ricorda che suo padre non lavorava e lui faceva di tutto: «Volantinaggio, scaricare verdura di notte all’ortomercato. Poi, prendevo la chitarra e andavo a suonare e mio padre si arrabbiava:“Dove vai?”. La svolta è arrivata grazie alla bassista con cui suonavo, Samina: mi ha iscritto alla Siae e mi ha consigliato di andare al sindacato, che col certificato della depressione di mio padre, ci ha aiutato ad avere una casa popolare. Era in una zonaccia, ma ci ho scritto un sacco di cose, tra cui Dedicato a te, dopo aver rivisto Giulia». Non si sono mai persi. Ma «eravamo diversissimi, anche se lei mi ha insegnato che amare non è trattenere, non è possedere».

Poi aggiunge: «Nel musical, mi dipingo peggio di quanto sia stato, per spiegare cosa fa l’egoismo a 19 anni, quando pensi solo a te e non vedi il dolore che provochi. Ma a volte, dall’altra parte, l’altro trova la sua strada, cresce, si realizza. La mia passione mi porta tra i demoni. Ci ritroviamo: lei risolta, io distrutto. Lei mi dà luce, io mi riconnetto a me stesso e, da lì, nasce la famosa canzone, che canto io sul palco».

Le Vibrazioni

Ma tornerà a fare anche musica. C’è già una data con Le Vibrazioni: «Vorremmo far uscire un inedito e il 10 settembre faremo un grande concerto al Carroponte di Sesto San Giovanni dedicato a Giulia. In sua memoria, con l’Ospedale San Raffaele di Milano, stiamo lavorando a un anno di sensibilizzazione sulla prevenzione contro il papillomavirus e sulle conseguenze che, se sottovalutate, possono diventare fatali».

La moglie e la figlia

Adesso ha una moglie messicana, Nayra Garibosi, e una figlia, Yelaiah. È stato un colpo di fulmine, racconta allo storico quotidiano di via Solferino. Ora ha fatto pace con se stesso e pure con sua madre: «Mi sono riconciliato con mia madre, ho capito che aveva dolori e pressioni enormi e ha fatto scelte che oggi leggo diversamente. E credo che una relazione sana mi abbia rimesso in contatto con me stesso. Oggi, affronto i problemi in modo diretto. Prima, dovevo passare attraverso i demoni: ogni cosa scatenava abusi, eccessi, distruzione. La rabbia arriva ancora, ma ci parlo subito».

La cocaina? «A cinquant’anni, se ci ricadi dopo tutti i sacrifici che hai fatto, sei un pazzo».

Incorvaia e Scamarcio

Capitolo Clizia Incorvia. «Il punto non è la “pace” tra noi: sono i bambini. Mettere le foto dei figli sui social è sbagliato, punto. Tutti lo abbiamo fatto quando non si sapeva quanto fosse pericoloso, ma ora lo sappiamo: ho amici in polizia che mi hanno raccontato cose agghiaccianti sull’uso delle immagini dei minori». E con Riccardo Scamarcio, chiede il Corsera, si è chiarito? «No. E non rimpiango nulla di quell’amicizia».


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