di
Valentina Baldiserri e Ilaria Sacchettoni
Documentazione fotografica e relazioni servirebbero a invertire la narrazione corrente e dimostrerebbero, contrariamente alle contestazioni di tutrici e assistenti sociali, che non c’è, ad esempio, una reale avversione della famiglia verso la realtà contemporanea. La madre: «In comunità soffrono»
Foto di vita quotidiana dei bambini della famiglia nel bosco: mentre si divertono sulle automobiline (di plastica) del centro commerciale, mentre scherzano con la loro amichetta tra gli scaffali del supermercato, o mentre, in un parco giochi, si lasciano cadere dagli scivoli (di plastica anch’essi).
C’è anche lo scatto dei tre che mangiano il gelato utilizzando senza alcuna riluttanza cucchiaini di plastica. Documentazione fotografica e relazioni servirebbero a invertire la narrazione corrente e dimostrerebbero, contrariamente alle contestazioni di tutrici e assistenti sociali, che non c’è, ad esempio, una reale avversione della famiglia verso la realtà contemporanea, inclusi elementi quotidiani come l’uso della plastica.
I legali spiegano che la circostanza del sondino naso gastrico e del rifiuto della primogenita a farselo installare durante il ricovero in ospedale nel 2024 fosse dovuto alla naturale paura di ciò che stava avvenendo, non ad altro. Sono decine gli scatti che gli avvocati della coppia anglo australiana, Marco Femminella e Danila Solinas, hanno allegato al ricorso depositato al Tribunale per i minorenni dell’Aquila. Sarebbero la prova (fotografica) che quei bambini — la più grande di otto, i gemelli di sei — ora separati dai genitori e collocati in una struttura protetta di Vasto, hanno vissuto una vita non solo ideologicamente piegata ai principi dei neorurali ma anche fatta di normalità, relazioni con altri bambini, gite, socialità.

È così che la difesa passa al contrattacco: il rischio che Catherine e Nathan Trevallion possano perdere per sempre i loro figli (al momento la responsabilità genitoriale è sospesa) è concreto. Si tenta di bilanciare esigenze diverse. Quella di raggiungere un punto d’incontro con i magistrati e l’altra di portare a casa i bambini. «Occorre saggezza» esordisce il loro consulente, lo psichiatra Tonino Cantelmi, scegliendo con cura i sostantivi. Perché, certo, i giudici potranno avere le loro motivazioni ma quei provvedimenti rischiano, ora, di far soffrire adulti e minori.
«Comprendo i giudici, ma che idea possono avere i bambini di un padre in precedenza affettuoso, al quale viene invece vietato il pranzo di Natale? Siamo certi che non sia traumatico per loro?» domanda il professore che non ha smesso di interrogarsi circa gli effetti collaterali della vicenda.
Una storia in cui la madre dei tre bambini rimane al centro delle criticità secondo il Tribunale. Catherine rigida, inamovibile, fiera dei suoi principi e della sua filosofia di vita, poco incline a collaborare con le assistenti sociali. Anche lì, nella casa famiglia. Dove, secondo le relazioni, vorrebbe imporre i suoi orari.
La 45enne australiana parla un conoscente e si difende dall’accusa di svegliare i figli alle 6 del mattino: «È completamente falso. Sì, mi alzo presto al mattino e vado al piano di sotto dove dormono i miei figli. Controllo se sono svegli. Se non lo sono ancora vado in cucina e preparo del porridge. Poi, quando mi accorgo che si sono svegliati, vado da loro, anche per assicurarmi che non disturbino gli altri che dormono. La verità è che da quando sono qui i miei figli non dormono mai un sonno profondo e si svegliano spesso di soprassalto».
Sono giorni di angoscia, certo. La più grande si provocherebbe graffi sulle braccia. Preoccupanti gesti autolesionistici. Uno dei due gemelli invece avrebbe afte in bocca.
Non è facile far capire perché mai — secondo quanto trapela — anziché partecipare ai soliti giochi nella natura (con i genitori) spesso i bambini vengano «parcheggiati» di fronte al televisore della casa famiglia. Sì, servirebbe proprio saggezza.
Vai a tutte le notizie di Roma
Iscriviti alla newsletter di Corriere Roma
28 dicembre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA