di
Floriana Rullo

Vent’anni, da due in bici con un cubo sulle spalle per pagarsi gli studi, la «correzione» dell’area di consegna richiede di affrontare la statale lungolago: «Ecco perché a Verbania scioperiamo contro Deliveroo»

«Sei euro per consegnare un panino anche a 30 chilometri di distanza. Da Verbania mi è capitato di ricevere ordini addirittura da Belgirate, nel Novarese. Io per le consegne uso la bicicletta elettrica e ogni volta rischio la vita. Non solo per le strade gelate, ma anche per gli automobilisti che spesso andando a tutta velocità non ci vedono. Senza contare che questo tipo di consegne non convengono nemmeno. Tra costi e tempo impiegato per arrivare dai clienti siamo sempre in perdita. Ma se rifiutiamo gli ordini l’algoritmo ci punisce e non ci fa lavorare». Filippo Testi ha 20 anni, ed è nato a cresciuto a Verbania, sul lago Maggiore, dove ora, anche per aiutarsi durante gli studi in Storia, da due anni lavora come rider. È lui il portavoce della protesta avviata dai fattorini che ogni giorno corrono su e giù per i 74 paesi del Verbano-Cusio-Ossola. Rider sottopagati che devono sottostare alle richieste impartite attraverso una app che penalizza — non inviando nuovi ordini anche per giorni — chi per qualsiasi motivo dice no alla presa in carico di una consegna. «Ogni sera riesco a guadagnare anche 30 euro, ovviamente lordi. Ma ormai l’area per le consegne è troppo estesa e evadere gli ordini è diventato un vero e proprio percorso a ostacoli».

Che cosa l’ha spinta a fare il rider?
«Lo faccio da un paio di anni, dal 2023. Avevo iniziato l’università, studio Storia a Torino e avevo bisogno di un’entrata per essere autonomo. Così ho iniziato con le consegne prima a Verbania e poi a Torino. Avevo appena 18 anni e tutto andava bene. Ma la situazione di lavoro negli ultimi mesi è cambiata…».



















































Cioè?
«Deliveroo a Verbania non ha mai coperto solo la città. Ma fino a qualche mese fa l’area era suddivisa ancora nelle vecchie province. Le tratte erano accettabili. Adesso l’area è stata ampliata e gli ordini arrivano anche da 30 chilometri di distanza…».

Cosa vuol dire?
«Che ci arrivano ordini da Vergante, vicino ad Arona, ma anche Baveno, Stresa. Addirittura Belgirate a 30 chilometri da Verbania. Se per esempio arriva un ordine da Stresa partendo da Intra devo percorrere 22 chilometri di strada pericolosa, al buio e molto trafficata. È davvero assurdo».

Come si svolge una sua giornata?

«Quando l’ordine arriva lo si accetta. Certo che se ad esempio bisogna consegnarlo a Stresa, oltre 22 chilometri, partendo da Intra, dove ci sono i ristoranti della città, bisogna valutare se fare o no la consegna. La luminosità è praticamente zero, sei in mezzo alla strada nella maggior parte del percorso, illuminato solo dai fari delle auto. Sono caduto tante volte. Insomma in bici è quasi impossibile fare le consegne. E in auto non conviene a causa delle spese alte».

E i pagamenti?
«Si rischia la vita per circa 7,66 euro. Lordi ovviamente. Non tutti gli ordini sono così, alcuni sono anche più grandi e si arriva a prendere 10 euro. Ma, se si valuta l’andata e il ritorno è sempre troppo poco. Anche perché bisogna considerare che se si consegna in bicicletta fino a Stresa poi per poter ricominciare a lavorare bisogna ritornare a Verbania».

Quanti ordini si riesce ad evadere in una sera?
«Circa dieci. Non ci sono turni fissi. Io inizio a lavorare alle 18 e stacco alle 23. I colleghi fanno più ore. Certo si lavora di più nei mesi autunnali e primaverili quando il lago è pieno».

Cosa succede se si rifiuta l’ordine?
«L’applicazione ripropone gli ordini, maggiorando sempre un pochino il prezzo di pochi centesimi fino a un certo limite per spingerci ad andare. Ma se rifiuti, l’algoritmo ti penalizza non mandando più molti ordini nei giorni seguenti. Ci è capitato con ordini su Mergozzo, troppo lontano. Quello ricevuto è un ricatto costante tra rischiare la vita o perdere dei soldi. Questo non è un lavoro, è un ricatto. Chi pedala non è un numero ma una persona e ad un lavoratore serve dignità e giustizia. Per questo in 15 abbiamo deciso di avviare una vertenza sindacale. Vogliamo riconosciuti i nostri diritti».


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28 dicembre 2025