Nicola Ligas


Samsung Exynos 2600 sui Galaxy S26 con GPU senza AMD: cosa cambia

La presentazione dell’Exynos 2600 segna un passaggio significativo nella strategia di Samsung, che si prepara a introdurre sui futuri Galaxy S26 un chip costruito con processo a 2 nanometri GAA.

Il debutto apre anche interrogativi sulle differenze con lo Snapdragon 8 Elite Gen 5, previsto sul modello S26 Ultra, soprattutto alla luce dei benchmark trapelati che indicano prestazioni molto vicine a quelle del chip Apple M5.

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Un nuovo equilibrio nella piattaforma Exynos

Il nuovo Exynos 2600 introduce una CPU a 10 core basata su Arm v9.3 con una configurazione inedita: un core Cortex X1 Ultra a 3,8 GHz, tre core Cortex X1 Pro a 3,25 GHz e sei core Cortex X1 Pro a 2,75 GHz. L’azienda sostituisce così i classici core a basso consumo con unità intermedie più ottimizzate.

Secondo i dati forniti da Samsung, il chip migliorerebbe le prestazioni del 39% rispetto all’Exynos 2500, mantenendo un’attenzione costante sull’efficienza energetica. I test non ufficiali indicano valori di 4217 punti in single core e 13482 in multi core su Geekbench 6, numeri che collocano il nuovo SoC in un territorio inedito per un componente destinato a smartphone.

Il progetto si distingue anche per l’assenza del modem integrato, una scelta non comune per Samsung che rivede così la struttura dei propri chip mobile.

La GPU Xclipse 960: un cambio di marcia

La parte più discussa riguarda la GPU Xclipse 960, che Samsung descrive senza citare AMD, elemento che ha alimentato diverse speculazioni. L’architettura dovrebbe comunque essere basata su RDNA4, declinata nella versione mobile MGFX4.

Le indiscrezioni parlano di 8 WGP, equivalenti a 16 CU, con frequenza a 980 MHz. Nonostante un clock leggermente inferiore rispetto alla Xclipse precedente, la nuova soluzione dovrebbe raddoppiare la potenza computazionale e aumentare del 50% le prestazioni nel ray tracing. Samsung integra inoltre ENSS, un sistema di upscaling e generazione di fotogrammi assistito da intelligenza artificiale.

La transizione verso una GPU interna nasce anche dal ruolo limitato della collaborazione con AMD. Le soluzioni basate su RDNA2 e RDNA3 non hanno trovato un reale supporto nell’ecosistema Android: gli sviluppatori continuano a preferire le API standard come OpenGL ES e Vulkan, lasciando inutilizzate funzioni come il ray tracing hardware o il Variable Rate Shading.

La frammentazione dei SoC rende poco praticabile l’ottimizzazione per hardware specifici.

Samsung ha avviato un percorso più marcato verso lo sviluppo interno, confermato anche da nuove assunzioni come l’arrivo dell’ex dirigente AMD John Rayfield. L’obiettivo dichiarato per il 2027 è una GPU totalmente proprietaria con il futuro Exynos 2800, priva di qualunque base AMD. Una scelta che potrebbe rafforzare il controllo sull’intera piattaforma Galaxy e aprire opportunità anche in ambiti aggiuntivi come la realtà aumentata.