di
Marco Bonarrigo

Favoriscono l’allenamento riducendo l’ossigeno e si trovano sul web a 20 euro: decine di migliaia sono state vendute solo in Italia. Il medico: le sconsiglio

Sul mercato web italiano se ne trovano un’ottantina di modelli, da quelle più economiche a una ventina di euro alle più sofisticate che superano i 200. Della «Elevation Training Mask» (Emt), la mascherina che limita il passaggio di aria a naso e gola destinata a chi fa sport, venuta tragicamente alla ribalta perché rinvenuta sulla bocca del biatleta norvegese Sivert Bakken, trovato morto il 23 dicembre nella sua stanza di albergo in Trentino, la maggior parte dei medici sportivi italiani non ha mai sentito parlare.

«Di allenamento o recupero in ipossia, ovvero in un ambiente a ridotta disponibilità di ossigeno, si discute da decenni per i suoi eventuali benefici sulle prestazioni», spiega Gaetano Daniele, responsabile sanitario della Lidl-Trek, uno dei team professionistici più importanti del ciclismo mondiale, «ma qui parliamo di una cosa diversa, ovvero di “tagliare” grossolanamente l’aria che entra nel naso e nella bocca. Analizzandone le caratteristiche, non si tratta di presidi medici e non c’è controllo sanitario sul prodotto: se si presentasse da me uno sportivo, amatoriale o professionale, per chiedermi un consiglio gli direi di lasciar subito perdere».



















































Sarà l’autopsia nei prossimi giorni a chiarire le ragioni della morte di Bakken, per provare a capire se può essere collegata alla pericardite che gli aveva bloccato l’idoneità per due anni e/o all’uso della maschera come fattore concomitante. Il Comitato Olimpico Norvegese, che la sera di Natale aveva invitato tutti i suoi atleti a non usare più lo strumento, ha poi precisato che il modello rinvenuto addosso a Bakken «non faceva parte della dotazione della Nazionale».

La maschera sarebbe appunto una Emt, dispositivo che convoglia l’aria attraverso una feritoia con più fori che possono essere gradualmente chiusi tramite una rondella per ridurre a un filo appena il flusso a naso e bocca. In pratica un pezzetto di stoffa (spandex o lycra) con una fascia elastica per legarla alla nuca e ugelli e rondelle di plastica. L’ipossia generata dalle (costose) tende in cui gli atleti professionisti riposano per simulare l’alta quota è un’altra cosa, diversi sono gli apparecchi per la ginnastica respiratoria, diversi ancora i boccagli collegati a «generatori di altura» che gli assi del Barcellona Lamine Yamal e Pau Cubarsi hanno esibito sui loro social e che sparano fino a 100 litri di aria al minuto a ridotta pressione di ossigeno per favorire (almeno così spiega il produttore) l’eliminazione delle tossine mentre i calciatori defaticano sulla cyclette.

Il «soffocamento sportivo» è invece una banale ostruzione meccanica delle vie respiratorie che costringe a forzare l’inspiro e l’espiro già quando si è a riposo e in modo estremo se invece si corre, pedala, si tira di boxe o si sollevano pesi. Le mascherine sono spesso di produzione orientale e a differenza di quelle sanitarie non sono soggette ad alcun controllo di qualità. Chi le vende spiega che il fatto di essere costretti a «inalare anche l’anidride carbonica prodotta dal respiro» invierebbe anche «forti segnali al diaframma e ai muscoli intercostali affinché imparino a contrarsi con maggiore forza» ma il rischio su modelli grossolani è quello dell’ipercapnia, ovvero dell’accumulo eccessivo di CO2 nel sangue.

Pochi studi scientifici di alto livello ufficializzano in modo incontrovertibile i benefici nell’uso di maschere Emt, molti concordano invece nel dire che la simulazione forzata dell’altura va effettuata sotto stretto controllo medico per evitare «sensazioni di claustrofobia, disorientamento e soffocamento» o, in termini più terra terra, per schivare ciò che segnala l’utente Luca in un’efficace recensione sul più noto sito di commercio online: «Quando si esagera ci si potrebbe sentire mancare l’aria e bisogna togliere la maschera. Servirebbe una valvola di sicurezza che si possa aprire facilmente anche perché, quando ti trovi per terra che rantoli la maschera di sicuro non riesci a toglierla».

La vicenda

  1. Il biatleta norvegese Sivert Guttom Bakken (a lato) è stato trovato morto, lunedì, in un hotel al passo di Lavazè (Dolomiti). Indossava una maschera ipossica;
  2. Il Comitato olimpico norvegese ha chiesto ai suoi atleti di non usare più la maschera che simula l’effetto allenamento in quota riducendo l’aria respirata;
  3. Importanti studi medici sono assai scettici sull’uso della maschera che avrebbe «modestissimi effetti sulle prestazioni», con «reazioni avverse»

28 dicembre 2025