di
G. Masi, S. Vicari, D. Calderoni, A. Gagliano, M. Gatta, L. Margari, M. Mensi, T. Pisano, A. Squarcia, L. Siri, R. Siracusano

Nel 2022 erano disponibili 403 posti letto in Neuropsichiatria dell’infanzia e adolescenza, ma il fabbisogno supera i 700. Oggi la maggior parte dei minori con disturbo psichiatrico acuto è ricoverata in reparti non specialistici

È stato recentemente costituito il Gruppo di coordinamento dei responsabili delle UO ospedaliere di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza con posti letto per le emergenze psichiatriche, provenienti da 28 diverse realtà ospedaliere regionali. L’obiettivo principale del gruppo è rendere più standardizzata, efficace e adeguata la gestione dei ricoveri delle urgenze psichiatriche in età evolutiva, attraverso:
1) l’elaborazione di protocolli clinico-assistenziali condivisi;
2) l’attivazione di percorsi formativi specifici per tutte le figure coinvolte;
3) uno scambio interregionale di best practice e supervisione tra Centri;
4) una gestione coordinata e sistematica dei rapporti con le Istituzioni coinvolte nella gestione delle esigenze relative alla salute mentale in età evolutiva.

Questa iniziativa risponde all’aumento costante degli accessi ospedalieri per emergenze psichiatriche in età evolutiva, reso evidente da dati epidemiologici italiani e internazionali, con particolare rilievo per l’impatto delle nuove dipendenze (incluse le nuove sostanze di abuso) e delle
patologie correlate (autolesionismo, ideazione suicidaria, disturbi alimentari). Del resto, l’Organizzazione mondiale della sanità stima che tra il 10% e il 20% dei bambini e adolescenti nel mondo soffra di disturbi neuropsichici; il 50% delle patologie psichiatriche esordisce prima dei 14
anni.



















































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Criticità attuali nella gestione delle emergenze: la condizione italiana in età evolutiva

A fronte di quanto brevemente descritto sopra:
1) nel 2022 erano disponibili in Italia 403 posti letto ordinari in Neuropsichiatria dell’infanzia e adolescenza (NPIA), con alcune Regioni totalmente prive di posti letto;
2) la stima del fabbisogno supera i 700 posti letti, secondo l’Autorità garante dell’infanzia e secondo i dati SINPIA, di cui almeno il 70% da dedicare all’urgenza psichiatrica; nel frattempo, la maggior parte dei minori con disturbo psichiatrico acuto viene ricoverata in reparti non specialistici, inappropriati per tipologia del disturbo e/o per età: di pediatria in primo luogo, ma anche in Servizi di diagnosi e cura di psichiatria per l’età adulta (SPDC);
3) un report Onda/SINPIA indica che il 10% dei ricoveri minorili per psichiatria avviene in SPDC adulti e che in alcune Regioni questa percentuale varia dal 43% al 71%.

Questi ricoveri inappropriati, se gestiti sulla pressione dell’emergenza e senza preparazione specifica, espongono i giovani a:
1) traumaticità da contesto inadatto (es. SPDC adulti);
2) maggiore rischio di cronicizzazione;
3) interruzione della continuità assistenziale.

La posizione del Coordinamento emergenze psichiatriche in età evolutiva

In un tale contesto, il Coordinamento dei responsabili dei reparti ospedalieri di NPIA che accolgono/gestiscono emergenze psichiatriche età evolutiva auspica una collaborazione attiva, propositiva, multidisciplinare tra i molti professionisti della sanità chiamati nella pratica clinica quotidiana ad affrontare le condizioni sopra descritte. Riteniamo che le figure da coinvolgere, sulla base delle evidenze scientifiche internazionali e della
condivisione di buone pratiche cliniche, siano rappresentate quantomeno da neuropsichiatri infantili, pediatri, psichiatri, psicologi, infermieri, tecnici della riabilitazione psichiatrica, assistenti sociali, educatori professionali al fine di collaborare allo sviluppo di percorsi assistenziali adeguati. Siamo ben consapevoli che la gestione di tale complessità debba essere costruita intorno al paziente e alle sue specifiche esigenze, non certo difendendo identità professionali, ma costruendo intorno agli adolescenti in crisi (non solo agitati e discontrollati, ma anche fragili, inibiti, isolati e timorosi) una rete di servizi e di professionisti rispettosa delle loro specificità e peculiarità, in un’ottica di continuità di cura tra età evolutiva e l’età adulta.

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Deve essere sottolineato che ormai, nell’ambito di un mondo che cambia costantemente, l’esordio della emergenza psichiatrica è stabilmente anticipato ai 10-11 anni, quando compaiono le prime manifestazioni di autolesività, le prime ideazioni suicidarie, i primi contatti con le sostanze, le prime dipendenze da dispositivi elettronici e social, gli esordi dei disturbi alimentari con dismorfofobia, ecc. Inoltre, spesso le emergenze adolescenziali sono il frutto di un mancato intervento precoce nelle fasi più o meno precedenti, per mancate risorse o mancate sensibilità per cui è strategico l’investimento su tutti i servizi della rete dall’acuzie al territorio e viceversa.

Riteniamo che il concetto di continuità di cura tra minori e adulti sia culturale, metodologico e organizzativo più che strutturale, e che quindi non implichi la costruzione di reparti (i cosiddetti «14-25»), che vedono inclusi pazienti appartenenti a mondi molti diversi sul piano evolutivo e
clinico
quali, per esempio, la giovane adolescente 14enne isolata e mutacica che si taglia, il paziente 24enne con disturbo bipolare in crisi di astinenza, il 15enne con disordine autistico e disabilità in fase di scompenso comportamentale acuto e il 25enne con disturbo antisociale.

Riteniamo, coerentemente e in accordo con le posizioni espresse da sempre dalla SINPIA (Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza), che i modelli concettuali e culturali, ma anche strutturali, richiedano il rispetto di tale specificità, mentre dovrebbero essere resi molto più efficienti i meccanismi del passaggio (es. protocolli di transizione per i pazienti tra i 17 e i 19 anni) da un modello e l’altro, con una transizione organizzativa ben più condivisa, in ampia sovrapposizione tra le figure in gioco. In questa prospettiva, è indispensabile il potenziamento della prevenzione, della diagnosi e intervento, non solo come azione clinica precoce, ma anche come strumento organizzativo, capace di anticipare i bisogni, promuovere la resilienza nei giovani e costruire percorsi condivisi di transizione (o continuità di cura) tra le età della vita.

I referenti
Dott. Gabriele Masi (Pisa)
Prof. Stefano Vicari (Roma)

I coordinatori dei gruppi
Dott. Dario Calderoni (Roma)
Prof.ssa Antonella Gagliano (Troina, Enna)
Prof.ssa Michela Gatta (Padova)
Prof.ssa Lucia Margari (Bari)
Dott.ssa Martina Mensi (Pavia)
Dott.ssa Tiziana Pisano (Firenze)
Dott.ssa Antonella Squarcia (Parma)
Dott.ssa Laura Siri (Genova)
Dott.ssa Rosamaria Siracusano (Napoli)

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4 agosto 2025 ( modifica il 4 agosto 2025 | 16:33)