di
Francesco Bertolino
Tensioni geopolitiche, indebolimento del dollaro, domanda industriale e speculazione: volano le quotazioni dei metalli. L’avvertimento di Elon Musk e i rischi di brusche correzioni
L’argento è stato uno degli investimenti più redditizi del 2025. Da inizio anno le sue quotazioni sono più che raddoppiate, facendo impallidire il già ragguardevole guadagno del 70% messo a segno dall’oro. Iniziata a gennaio, la corsa dell’argento ha accelerato sul finire di dicembre, portando il prezzo per la prima volta al di sopra degli 80 dollari all’oncia (circa 2 euro al grammo). Cosa sta spingendo le quotazioni così in alto?
Le tensioni geopolitiche
Come sempre, le quotazioni dei metalli preziosi beneficiano dell’aumento delle tensioni geopolitiche che spingono gli investitori a fare incetta di beni rifugio in grado – in teoria – di mantenere il loro valore anche in periodi di elevata volatilità e incertezza sui mercati. Questo spiega il boom dell’oro che, sospinto dagli acquisti di banche centrali e risparmiatori, ha superato di slancio i 4000 dollari e ora veleggia verso i 5000 dollari all’oncia. E giustifica, in parte, anche il rally dell’argento, metallo meno raro ma pur sempre prezioso, e la corsa del platino, 30 volte più raro dell’oro e anch’esso più che raddoppiato nel prezzo quest’anno.
L’indebolimento del dollaro
A favore di argento e altri metalli preziosi spirano anche due altri venti: l’indebolimento del dollaro, per tradizione inversamente correlato al prezzo delle materie prime, e l’attesa di nuovi tagli dei tassi da parte della Federal Reserve, che rendono comparativamente più attraenti attività che non pagano interessi come i metalli preziosi. Tutto ciò non è però sufficiente a spiegare un incremento delle quotazioni dell’argento così straordinario e senza precedenti. Occorre aggiungere due fattori: la domanda industriale e la speculazione finanziaria.
La domanda industriale
A differenza dell’oro, infatti, l’argento ha diverse applicazioni industriali, alcune delle quali molto in voga: è impiegato, per esempio, per costruire pannelli solari, data center per l’intelligenza artificiale e apparecchi elettronici. L’aumento della domanda da parte delle imprese attive in questi settori ha innescato il rialzo dei prezzi che è stato poi magnificato dalla speculazione, alimentata anche da un tweet di Elon Musk, secondo cui le restrizioni alle esportazioni di argento da parte della Cina «non sono una buona notizia: serve in molti processi produttivi».
La speculazione finanziaria
Fiutando l’occasione di lauti ritorni, fondi e trader si sono affrettati ad acquistare argento fisico e, soprattutto, virtuale attraverso gli Etf, allargando lo squilibrio fra domanda e offerta. Solo nel mese di dicembre, così, il prezzo dell’argento è salito del 30%. Simili dinamiche hanno alimentato anche la fiammata del palladio, utilizzato specialmente nel settore auto e raddoppiato nell’ultimo anno, e del rame, indispensabile per i data center e sotto minaccia di dazi di Trump, che ha appena toccato il massimo di 13 mila dollari alla tonnellata.
I rischi di una bolla
Quanto potrà durare questa corsa? Da un lato, i fattori trainanti – geopolitica, dollaro, tassi e industria – sembrano destinati a perdurare anche nel 2026. Dall’altro, però, i mercati di argento, palladio, platino e rame sono molto più «sottili» di quello dell’oro, hanno cioè meno investitori attivi e meno cuscini di liquidità. Sono quindi più soggetti a brusche oscillazioni: venerdì, così, l’argento è arrivato a perdere oltre il 5% dopo aver toccato il record di 80 dollari, mentre il platino ha perso il 7% e il palladio addirittura il 13%. Quella sui metalli preziosi è insomma una scommessa ad alto rischio.
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29 dicembre 2025 ( modifica il 29 dicembre 2025 | 11:22)
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