Pietro Sermonti torna dal 2 gennaio su Prime Video con la seconda stagione di Gigolò per caso, e nel frattempo si racconta in una lunga intervista al Corriere della Sera. Tra ricordi familiari, adolescenza tormentata e carriera, l’attore ripercorre le tappe decisive della sua vita, con la sua solita ironia e sfacciataggine.
Il rapporto con il papà

Il rapporto di Pietro Sermonti con il padre Vittorio, letterato e dantista, passa anche dal calcio. «Sognava di avere un figlio calciatore», racconta lui, ricordando come il padre fosse il suo primo tifoso, pronto ad accompagnarlo «per tutti i campi della periferia romana» fin da quando aveva nove anni. Un sogno coltivato a lungo, visto che Pietro era «una delle colonne del Tor di Quinto a Roma, ho giocato con Materazzi: poi lui ha vinto il Mondiale, mentre io ho fatto il Medico in famiglia», scherza l’attore.
L’attore non nasconde però i lati più difficili della sua adolescenza. «Ero molto triste, arrabbiato, rancoroso. Ce l’avevo con il mondo come molti adolescenti, ho attraversato un grande dolore con la mia famiglia (il lutto per la morte della sorella a 4 anni, lui ne aveva 5, ndr) e non avevo gli strumenti per gestirlo».
«A 15 anni facevo il gradasso, il superbo, lo stron*etto. Con l’aggravante che ero ignorante», ricorda con rammarico.
La scuola e l’università

Anche il percorso scolastico è stato tutt’altro che lineare.
Pietro Sermonti racconta: «Mi hanno bocciato quattro volte. Ho fatto anche la doppietta, il duplete, in uno stesso anno perché alla scuola francese che frequentavo bisognava pure passare l’esame di italiano. Io ero disperato e mio padre mi consolava: fra 20 anni neanche te lo ricorderai. Sbagliava, perché invece me lo ricordo ancora dopo 40».
L’università arriva, ma senza laurea. Iscritto a Scienze politiche, indirizzo storico-politico, lascia a cinque esami dalla fine: «Questa è la perfezione del narcisismo. Ho fatto il marxista fino in fondo: non mi serve il vostro pezzo di carta». Una scelta che oggi guarda con ironia, consapevole che «già che c’ero potevo finirla».
La morte della sorella minore
Nell’intervista a Specchio, rilasciata qualche anno fa, Pietro Sermonti ha parlato per la prima volta della morte della sorella minore: Ho perso mia sorella, molto malata».
Pietro racconta di non avere grandi ricordi in merito alla perdita della sorella, ma solo «percezioni vaghe, memorie annebbiate». Confessa, poi che ci sono voluti trent’anni per elaborare il doloroso lutto. L’attore si è anche sentito molto in colpa da piccolo: «In generale quando si toglie attenzione ad un bambino – per quanto, come nel mio caso, per la malattia di un’altra figlia – quest’ultimo in fondo desidera che la situazione cessi prima possibile. Quando poi cessa veramente, il bambino pensa di esser stato lui, in qualche modo. E si sente in colpa».
Ultimo aggiornamento: lunedì 29 dicembre 2025, 14:11
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