L’unica differenza importante rispetto agli ultimi film è che stavolta la maschera dell’italiano ignorante, incolto, rozzo e villano non è un uomo comune ma uno stramilionario che, proprio grazie ai soldi, è talmente scollato dalla realtà da pensare di percorrere il Cammino di Santiago con la sua Ferrari e non sui suoi piedi. Il Checco Zalone di Buen Camino, a parte il capello lungo e dorato che sparisce dopo i primi venti minuti di film, è lo stesso di sempre: non è snaturato né opaco, semmai è semplicemente meno attento all’attualità di quanto era in passato. Se, infatti, film come Quo vado? e Tolo Tolo sono andati a pescare appigli contemporanei per raccontarci come Zalone guardava a fenomeni come la legge Fornero e le ruspe di Salvini, Buen Camino ha scelto una storia senza tempo – il burbero egoista che si redime attraverso la (semi)riscoperta del valore delle cose semplici – che non risparmia comunque una certa satira spietata nei confronti dell’intellighenzia di sinistra tutta paroloni e ricrescita ai capelli, ormai incapace di parlare al grande pubblico – che è anche il motivo per cui, se le cose non cambieranno, la destra avrà la strada spianata per altri 30 anni.

philippe antonello
Forse l’unica critica sensata che potrebbe essere rivolta a Checco Zalone è proprio questa: dopo averci abituato a leggere l’attualità attraverso la sua lente clinica e satirica ha scelto di fare un passo indietro ripiegando su una trama più borghese che, tuttavia, fa ancora ridere – memorabile la scena del pranzo organizzato dallo chef con tre stelle Michelin travestito da contadino – nonostante molti siti abbiano anticipato molte delle battute che Checco avrebbe detto nel film – le battute non si anticipano né negli articoli né sui social, ci dispiace. Resta che Checco Zalone è riuscito nell’impossibile: educare gli italiani all’attesa in un mondo in cui se non senti parlare di un artista un mese sì e l’altro pure ti chiedi se sia morto. Facendo passare tanto tempo tra un progetto e l’altro senza esporsi in nessun modo nel mentre, Zalone ha creato l’evento e, in tutta onestà, che riesca a portare gli italiani al cinema e a far loro ridere senza le scoregge e quella volgarità spicciola e gratuita di certi cinepanettoni degli anni Duemila ci sembra un piccolo grande miracolo.