La menzogna, la falsificazione sistematica e arrogante della realtà, la diffusione di notizie false, sono diventate la specialità della casa, quasi un marchio di fabbrica di tutte le dichiarazioni che escono dal Cremlino. Mosca ha aggredito l’Ucraina ma pretende di essere stata aggredita e che la sua “operazione militare speciale” sia un’azione difensiva. Accusa gli ucraini di non volere la pace perché si rifiutano di cedere quel 20% del Donbass che ancora l’esercito di Mosca, dopo quattro anni di guerra e uno sforzo bellico che ha militarizzato quasi completamente l’economia russa, non è riuscita a conquistare.

Il ministro degli esteri, Lavrov, in una intervista alla Tass un paio di giorni fa ha attaccato l’Unione europea definendola la vera guerrafondaia, accusandola di essere il principale ostacolo alla pace e di preparare una guerra contro la Russia. Lavrov, nella stessa intervista, ha accusato l’Ucraina di non volere la pace perché, in sostanza, si rifiuta di diventare una colonia russa. Ha addirittura accusato Kiev di «terrorizzare i civili prendendo di mira le infrastrutture del nostro paese». Dimenticando che i russi mandano ogni notte centinaia di missili e droni sulle infrastrutture energetiche e civili ucraine.

La falsificazione della realtà come arma per dominare le menti è certamente un lascito del regime sovietico, che però al Cremlino sembrano aver sviluppato con un cinismo, una sfrontatezza, un’arroganza che non si erano mai viste prima. Il classico lupo che accusa l’agnello a valle di intorbidargli l’acqua del torrente.

In realtà, secondo le regole basilari del diritto internazionale, l’unica pace giusta dovrebbe passare dal ritiro di Mosca dai territori conquistati, dal risarcimento dei danni di guerra e dalla condanna dei vertici russi, a partire da Putin, per i crimini commessi. Irrealizzabile, certo. Ma ogni altra soluzione, ogni altro compromesso sarebbe un premio all’aggressore, un cedimento delle ragioni del diritto alle ragioni della forza bruta, una resa del più debole di fronte al più forte. Si potrebbe anche far finta di chiamarla pace, ma sarebbe comunque la ratifica di una ingiustizia, quindi la premessa per futuri conflitti. Altre guerre, altre violenze, altre falsità.

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