«Applausi per Fibra, Fibra, Fibra». Era il 2006 quando l’alieno Fabri Fibra fece irruzione nelle classifiche. Prima dell’uscita di Applausi per Fibra il rapper marchigiano era già molto noto nella scena hip hop, ma restava un fenomeno di culto. Poi arrivò quel tormentone, antipasto di un album, Tradimento, che debuttando direttamente al primo posto della classifica settimanale dei più venduti in Italia – evento senza precedenti per un rapper italiano – segnò un punto di svolta. Non solo per Fabrizio Tarducci, questo il vero nome di Fibra, all’epoca ventottenne, ma per il rap italiano più in generale, che entrò nei territori del pop. Non senza criticità.
LA CARRIERA Oggi che ha 49 anni e più di due decenni di carriera alle spalle, Fabri Fibra, che domani sera sarà nel bene e nel male il grande e chiacchieratissimo protagonista del concertone di Capodanno al Circo Massimo, è considerato un intoccabile del rap: disco dopo disco è riuscito a conquistare anche i più scettici, fino a raggiungere con l’ultimo album Mentre Los Angeles brucia una profondità e uno spessore che ha pochi eguali nel genere. Ma nel suo ruolo di testa d’ariete del rap nel pop Fibra ha pagato un prezzo alto, diventando il primo bersaglio delle critiche sui testi, le stesse che oggi accompagnano l’ingresso dei rapper nel circuito pop (si pensi al caso di Tony Effe, la cui esibizione al Capodanno di Roma l’anno scorso saltò in seguito agli attacchi delle associazioni femministe). L’ultima parte del conto l’ha saldata la scorsa primavera, quando è stato condannato a riscarcire Valerio Scanu con 70 mila euro per averlo diffamato in una canzone, A me di te, del 2013. «Io l’ho spinto in bagno, lui m’ha detto “in tutti i mari in tutti i laghi, non capisci, mi bagno” / con una corda l’ho legato sul divano», rappava Fabri Fibra nel testo di quella canzone, dove il nome dell’ex cantante di Amici era coperto dal suono di uno sparo. Ironia della sorte, al Circo Massimo si alternerà con Tananai e con Alessandra Amoroso, che a Scanu è stata legata dopo l’esperienza insieme ad Amici da una lunga amicizia e a Sanremo duettò con lui sulle note di Per tutte le volte che citata da Fibra nella sua canzone. Il brano, nonostante la condanna, è rimasto online. LA STROFA A differenza di quanto avvenuto nel 2013 con Vip in Trip. Il testo del brano citava Laura Chiatti: «Laura Chiatti me la voleva dare / ma io dovevo lavorare, lavorare e ancora lavorare». L’attrice portò il rapper in tribunale e lui fu costretto a cambiare la strofa, ritirando la versione originale dell’album di cui faceva parte, Controcultura. Sempre nel 2013 Fibra fu costretto a rinunciare a un’esibizione al Concerto del Primo Maggio a causa di accuse di sessismo e misoginia legate ai suoi testi. Il pezzo della discordia era Su le mani: «Se non me la dai io te la strappo come Pacciani». Tornò sull’argomento in Troie in Porsche, nell’album Squallor del 2015: «Faccio un tiro e sono fuori come dal Primo Maggio / ripensavo a questa polemica delle femministe / mentre scopo. Lei distesa sopra sei riviste». Piaccia o no, è sempre andato dritto per la sua strada: «Il rap, come il cinema, racconta delle storie, alle volte crude alle volte spensierate. Spesso le rime e il rap servono per accendere i riflettori dove c’è il buio».
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