di
Silvia Nani
Fino all’8 gennaio all’ADI Design Museum si possono ammirare otto opere della «BMW Art Car Collection», nata 50 anni fa
Se entrerete in questi giorni (fino all’8/1/2026) nella sede dell’ADI Design Museum, a Milano – uno dei templi di questa disciplina – potreste meravigliarvi di vedere allineate in fila indiana nel corridoio di ingresso 8 automobili BMW decorate come altrettante opere d’arte. Quali infatti sono, perché queste vetture, assieme ad altre 12, sono diventate di fatto delle tele per artisti famosissimi, che nel corso degli ultimi 50 anni le hanno trasformate in oggetti artistici in movimento. Dando origine alla BMW Art Car Collection.
L’esposizione all’ADI Design Museum rappresenta l’ultima tappa del festeggiamento di questo mezzo secolo di pezzi unici: custoditi gelosamente nel museo della sede BMW a Monaco, nel 2025 hanno viaggiato per l’occasione in più di 40 luoghi diversi in tutto il mondo. Sempre però in una piccola selezione, scelta di volta in volta dal curatore Thomas Girst, nel suo ruolo di responsabile BMW Group Corporate Engagement.
A Milano la mostra è la più ricca di tutte, con ben 8 auto su 20 esposte: motivo ulteriore per non farvi sfuggire l’occasione di poterle ammirare.
Facciamo un passo indietro, perché la BMW Art Car Collection ha una storia avvincente nata dalla duplice passione – l’arte e la velocità – di Hervé Poulain, pilota di auto da corsa e appassionato d’arte (allora era banditore d’asta e nel 2002 avrebbe fatto parte della cordata fondatrice della casa d’aste Artcurial, oggi una delle più importanti al mondo) che aveva un chiodo fisso: gareggiare con un’automobile personalizzata da un artista famoso. Nel 1975 finalmente il suo sogno si realizza, ed è BMW ad accogliere quell’idea così dirompente che fa leva sulla pura creatività artistica, senza alcun fine di marketing.
Primo autore scelto dallo stesso Poulain, in affinità con il concetto di movimento, fu Alexander Calder, famoso per le sue sculture di arte cinetica, che trasformò in un capolavoro mai visto prima l’auto da corsa BMW 3.0 CSL. Già si può immaginare lo stupore del pubblico nel vedere quell’auto con le sue grandi campiture nei colori rosso, giallo, bianco e azzurro alla partenza della 24 Ore di Le Mans. Alla guida c’era, ovviamente, Hervé Poulain. Il risultato della gara non fu brillantissimo, ma non importa: contava aver dato inizio a un’operazione culturale rimasta unica.

Perché nessun artista, nemmeno quelli che sarebbero venuti dopo, è mai stato pagato («E’ un contributo dato per amicizia, divertimento o per il piacere di entrare a far parte di questo moderno Pantheon», spiegava Poulain) e nessuna delle auto è mai stata messa in vendita ma solo data in esposizione alle istituzioni interessate.
Varcato l’ingresso della mostra all’ADI Design Museum, per ammirare la BMW di Calder occorre percorrere tutto il grande corridoio dell’esposizione, e il rischio è l’effetto straniamento, perché ogni auto, grazie all’intervento artistico di nomi del calibro di Jeff Koons, Sandro Chia, Roy Lichtenstein, Frank Stella, tanto per citarne alcuni, ci trasporta in un mondo irreale, sospeso tra museo e fantasy. Eppure questi sono sì capolavori pezzo unico ma rimangono a tutti gli effetti delle auto, fatte per correre o fare gare. Quindi, veri e propri oggetti di design funzionale, nè più né meno come gli altri esposti permanentemente nel museo ADI.

Proseguendo nel percorso, si incontra l’«opera» di Frank Stella, creata nel 1976: è la stessa BMW dell’intervento di Calder, ma l’effetto è completamente diverso per via del motivo grafico in bianco e nero effetto carta millimetrata che, diceva l’artista stesso, nei box di partenza a Le Mans avrebbe spiccato tra i veicoli colorati. Le testimonianze raccontano la difficoltà di riprodurre quel disegno a reticolo regolare su una superficie dall’andamento a curve com’era la carrozzeria della BMW 3.0 CSL. Una curiosità: questo lavoro fu affidato a Walter Maurer, leggendario maestro di pittura di BMW, che replicò a mano l’opera creata dall’artista su un modellino.
Lo stesso avvenne l’anno successivo anche con la BMW 320i Turbo del maestro della Pop Art Roy Lichtenstein personalizzata da un motivo puntinato ispirato al percorso dell’auto in gara e un sole all’orizzonte, visto dalla prospettiva del guidatore. L’intenzione, lo spiegò con un pizzico di humor lo stesso Lichtenstein, era distrarre e disorientare gli altri concorrenti. Non è provato che fu per questo, ma in effetti la «sua» BMW a Le Mans primeggiò nella sua classe, arrivando seconda nella sua categoria e nona in assoluto.

L’esposizione all’ADI Design Museum fa quindi un salto temporale agli anni ’90. Occorre precisare che la BMW Art Car Collection, in virtù della sua natura culturale, non è legata a una scansione cronologica precisa: la creazione artistica nasce da un incontro di affinità. Può succedere in tempi ravvicinati, oppure non verificarsi per anni. Per esempio per Sandro Chia, autore nel 1992 della personalizzazione del prototipo da corsa BMW M3 GTR – una fitta serie di volti intenti a guardare con ammirazione l’auto, come spiega lui stesso -, l’occasione avvenne per sua volontà: fu lui a proporsi.
Gli anni ’90 segnano anche l’inizio delle collaborazioni con artiste donne. La mostra ce ne presenta tre: la pittrice sudafricana Esther Mahlangu, la cui BMW serie 5 del 1991 spicca per i suoi tipici motivi geometrici colorati, l’artista delle parole Jenny Holzer, autrice nel 1999 di una BMW V12 LMR per la 24 Ore di Le Mans istoriata dalle sue frasi dirompenti, e la più recente, la BMW M HYbrid V8 della pittrice astratta Julie Mehretu, trasformata nel 2024 in un’opera d’arte performativa. Arrivata a Milano al fotofinish il giorno di apertura della mostra, reduce da un fitto programma di presenze in giro per il mondo.

Ultimo artista protagonista dell’esposizione, Jeff Koons con la sua BMW M3 GT2 del 2010: colori sgargianti per un motivo a pennellate che sembrano proiettarsi lungo tutta la carrozzeria, evocando velocità e dinamismo. Forse la più coinvolgente tra le automobili esposte. Assieme a una che qui non c’è: la BMW M1 di Andy Warhol, dipinta in prima persona dall’artista con colori e pennello, e un entusiasmo travolgente, in soli 28 minuti. Per vederla segnatevi queste date: dal 28/1 al 1/2/2026, a Parigi, in occasione del grande evento delle auto classiche Retromobile, sarà esposta con le altre sei BMW Art Cars che hanno preso parte alla 24 Ore di Le Mans all’ultima tappa di questo art tour celebrativo durato un anno. Vale il viaggio.
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30 dicembre 2025
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