La vita di Giovanni da Fiesole è stata scandita dalla musica, parte essenziale del ritmo quotidiano dei monaci domenicani. Prima dei voti, durante il rigoroso noviziato, aveva dovuto imparare a memoria tutti i centocinquanta salmi cantati dell’ufficio divino. La sua attività di frate-pittore inizia proprio come miniatore di manoscritti liturgico-musicali. Lo possiamomo immaginare quasi cantare in silenzio mentre illustra i codici con veloci tocchi di pennello. Nelle sue opere anche i colori si trasformano in musica.

Beato Angelico utilizza pigmenti preziosi “de’ migliori et più fini che si truovino”. Agli inizi del Quattrocento Firenze era il centro del mondo e i ricchi commercianti potevano fare arrivare merci e materiali rari da ogni dove. I suoi blu intensi sono ottenuti con il lapislazzuli afgano, i suoi verdi brillanti dalla malachite mescolata con i gialli di piombo e di stagno insieme all’azzurro; i rossi dal minio, dal cinabro, dal vermiglione e dalle lacche; i viola dall’unione di lapislazzuli o azzurrite con la lacca di kermes. Li dosa con cura, e li distribuisce con precisione, con sfumature graduate e tonali o accostandoli per contrasto; viola con giallo, verde con rosso, per aumentare l’impatto cromatico.

beato angelicopinterestCristian Ceccanti – fotografo – Foto D’Arte Firenze

Particolare dell’angelo. Beato Angelico, Tabernacolo dei Linaioli, Firenze, Museo di San Marco.

Le sue opere sono un crescendo di colore e luce, che si esaltano a vicenda. Negli affreschi la luce mistica che si irrora all’interno dello spazio nasce dall’uso graduato della biacca. Nei dipinti su tavola è il vero oro a illuminare sfondi, aureole e cornici; proveniente dall’Africa e battuto in fogli sottilissimi veniva applicato da un artigiano specializzato, il battiloro.

Sperimenta tecniche diverse: crea tessuti broccati graffiando il colore steso sull’oro, ottiene effetti marmorei picchiettando la superficie con le setole del pennello e talvolta abbandona il pennello e stende il colore con le dita, come faranno poi Leonardo, Michelangelo o Tiziano. Si racconta che Fra’ Angelico non dipingesse senza aver prima pregato e che non correggesse mai le sue opere, perché, a suo dire, ogni pennellata nasceva dalla volontà divina. La Chiesa lo ha proclamato patrono universale degli artisti, “per avere trasformato la pittura in preghiera”. I suoi spazi ci rasserenano perché sono innondati da una luce che dissolve le ombre. Dopo di lui, e tramontato il Rinascimento, le ombre inghiottiranno gli spazi. Arriva Caravaggio.

beato angelico, tabernacolo dei linaiolipinterestCristian Ceccanti – fotografo – Foto D’Arte Firenze

Particolare dell’angelo che suona la tromba. Beato Angelico, Tabernacolo dei Linaioli, Firenze, Museo di San Marco.

Giovanni da Fiesole (al secolo Guido di Pietro) era nato a Vicchio, vicino a Firenze nel 1395 circa, e morirà a Roma, il 18 febbraio 1455. La sua epigrafe domanda “chi mai potrà ritrovare un suo pari col pennello?”. Michelangelo Buonaroti, che conservava un frammento dei suoi affreschi vaticani, ne riprese i cromatismi nella volta della Cappella Sistina. Cinque secoli dopo l’architetto Luis Barragán, porterà la sua intensa luce dorata nella cappella del convento dei Capuccini di Città del Messico. Per Elsa Morante le predelle del Beato Angelico sono “televisori a colori del Paradiso”.

In alto: Annunciazione, 1443 ca., affresco, Firenze, Museo di San Marco.

LA MOSTRA

La più grande retrospettiva per numero di opere autografe riunite. Un percorso diffuso in due sedi: al Museo di San Marco, nel convento domenicano – dove l’ Angelico, dipinse gli affreschi delle celle e dei corridoi – sono esposte le prime opere su tavola e le miniature; a Palazzo Strozzi prosegue in otto sezioni cronologiche, dove le opere del Beato Angelico dialogano con maestri e allievi, illustrando il rapporto tra figura e spazio, nel passaggio dell’arte italiana dal tardogotico al rinascimento.
Firenze. Beato Angelico.
Fino al 25 gennaio 2026. palazzostrozzi.org

beato angelicopinterestBeato Angelico

L’Armadio degli Argenti narra episodi della vita di Cristo. Si apre con la doppia ruota del Vecchio e del Nuovo Testamento e si chiude con la vittoria dell’Amore. Una delle sue ultime opere.

Articolo uscito sul numero di Marie Claire Maison di dicembre 2025