di
Massimiliano Jattoni Dall’Asèn
Con la firma del Ccni parte la sanità integrativa per il personale scolastico: adesione volontaria, copertura anche per supplenti e avvio dal 2026 dopo la gara pubblica
Ci sono momenti, nella contrattazione della scuola italiana, in cui una firma pesa più di altre. Non perché risolva tutto, ma perché cambia il perimetro delle tutele. La sottoscrizione del Contratto collettivo nazionale integrativo che introduce l’assicurazione sanitaria per il personale scolastico rientra in questa categoria: una novità concreta, destinata a incidere sulla vita quotidiana di chi lavora nelle aule.
Arriva la tutela sanitaria integrativa
A parlare di «svolta storica» è Anief, che ha seguito il negoziato fino all’ultimo passaggio. Ma al di là delle formule, il dato è chiaro: per la prima volta docenti e personale Ata entrano in un sistema di tutela sanitaria integrativa previsto dal contratto, affiancando così il Servizio sanitario nazionale. Un meccanismo già presente in altri comparti pubblici e che, finora, era rimasto fuori dalla scuola, nonostante il settore quotidianamente garantisca la tenuta educativa del Paese spesso in condizioni di forte stress.
Che cosa cambia davvero
Finora il personale della scuola – docenti, insegnanti di religione, educativi e Ata – poteva contare solo sull’assicurazione Inail per gli infortuni e le malattie professionali durante l’attività lavorativa o nel tragitto casa-scuola, ma nulla di strutturato riguardava la copertura delle spese sanitarie ordinarie o complementari.
Con il nuovo Ccni, invece, si istituisce un sistema di assistenza sanitaria integrativa delle spese mediche: una forma di tutela volontaria ma automatica per chi ha un contratto a tempo indeterminato (valida per l’intero quadriennio scolastico, salvo interruzioni), e che vale per i contratti a tempo determinato sia annuali (31 agosto) sia – secondo le intese più recenti – anche fino al termine delle attività didattiche (30 giugno) per una platea più ampia di lavoratori.
Dal contratto alla pratica: le risorse e i tempi
La copertura, frutto del Decreto-legge 14 marzo 2025, n. 25, convertito poi in legge, è prevista a partire dal 1° gennaio 2026 e si fonda su uno stanziamento significativo – dell’ordine di 65 milioni di euro annui per il quadriennio 2026-2029 – destinato a finanziare le prestazioni sanitarie integrative.
Non si tratta, però, di un automatismo immediato: la decorrenza effettiva della copertura sarà legata alla pubblicazione del bando per l’affidamento del servizio tramite gara europea e alla successiva aggiudicazione, fasi proceduralmente complesse che il Ministero dell’Istruzione sta completando in queste settimane.
Un welfare contrattuale che guarda oltre la retribuzione
Dietro questa novità si intravede un cambio di paradigma culturale. La scuola non è più solo luogo di trasmissione del sapere, ma un vero e luogo di lavoro da tutelare in tutte le sue dimensioni. In somma, siamo davanti a un passo sostanziale verso un welfare più inclusivo per chi, ogni mattina, apre le scuole e tiene insieme educazione, formazione e cittadinanza. Non a caso, per anni sindacati hanno posto all’attenzione pubblica non solo il tema delle retribuzioni e delle condizioni di lavoro, ma anche quello di un welfare contrattuale che guardi alla qualità della vita professionale. L’assicurazione sanitaria integrativa è un passo concreto in quella direzione, e rappresenta un riconoscimento implicito dell’intensità emotiva, cognitiva e fisica del lavoro educativo quotidiano.
Non è un caso che tra le richieste avanzate da Anief si collochi anche l’istituzione di un osservatorio sul fenomeno del burnout e più ampie forme di tutela della salute psicofisica del personale scolastico: segni di una contrattazione che vuole incidere sulla qualità della professione e non solo sulle tutele tradizionali.
Le incognite che restano
Naturalmente, non mancano le incognite. Alla firma del Ccni segue ora il passaggio operativo: capire quali prestazioni saranno effettivamente garantite (diagnostica, visite specialistiche, cure oncologiche, assistenza dentale o ostetrica sono tra le ipotesi discusse), quali strutture convenzionate entreranno nella rete e come saranno organizzate le adesioni.
E poi c’è la questione dei tempi: diversi sindacati hanno segnalato che l’effettiva attivazione del servizio potrebbe non coincidere con il 1° gennaio 2026, ma dipendere dall’esito della gara e dai passaggi amministrativi successivi.
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30 dicembre 2025 ( modifica il 30 dicembre 2025 | 17:21)
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