di
Massimiliano Jattoni Dall’Asén

La legge di Bilancio rafforza il sostegno alle scuole paritarie con nuovi fondi, bonus ed esenzioni a fronte di un previsto taglio nei prossimi tre anni per 570 milioni agli investimenti del sistema statale

La legge di Bilancio è stata approvata e sulla scuola lascia un segno destinato a far discutere. Tra le misure più divisive c’è il rafforzamento del sostegno alle scuole paritarie, un pacchetto di interventi che il governo rivendica come un passo avanti sul terreno della libertà educativa, ma che opposizioni e sindacati leggono come l’ennesimo squilibrio a danno della scuola statale.

Le misure per le scuole private

Il provvedimento introduce un contributo fino a 1.500 euro per studente destinato alle famiglie con Isee sotto i 30mila euro che scelgono una scuola paritaria nella secondaria di primo grado o nel primo biennio delle superiori. La misura, finanziata con un tetto di spesa di 20 milioni di euro, si affianca all’aumento di 86 milioni del fondo per le paritarie e alla norma che chiarisce la loro natura non commerciale quando le rette restano sotto il costo medio per studente fissato annualmente dal ministero. In questi casi, gli immobili usati per l’attività scolastica non sono soggetti all’Imposta Municipale Propria (l’Imu). Un chiarimento atteso da anni, dopo un lungo contenzioso fiscale, che consente anche l’esenzione dall’Imu.



















































Gli stanziamenti totali sfiorano i 700 milioni

Per il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, il risultato è politico prima ancora che contabile: il bilancio 2026 autorizza spese per circa 57,9 miliardi, con un incremento di 959,8 milioni rispetto al 2025, nell’ambito dello stanziamento complessivo per l’intero sistema scolastico. L’aumento strutturale del Fondo per il funzionamento delle scuole paritarie (che si aggiunge allo stanziamento già esistente di circa 530 milioni annui), i 20 milioni di euro per il voucher e l’esenzione dall’Imu (che non è uno stanziamento diretto, ma una tax expenditure stimata in qualche decina di milioni di euro all’anno) portano a un totale che sfiora i 700 milioni. «Una battaglia di libertà», la definisce il ministro, sostenuta anche dalle associazioni delle famiglie e dalle federazioni delle scuole cattoliche, che parlano di un primo segnale, pur chiedendo interventi più strutturali per una piena parità.

Nei prossimi 3 anni previsti tagli nel pubblico per 570 milioni

Il fronte critico, però, resta compatto. I sindacati della scuola pubblica  contestano la scelta di destinare nuove risorse alle paritarie mentre, nei prossimi tre anni, sono previsti tagli per 570 milioni agli investimenti e 53 milioni alla spesa corrente del sistema statale. Un confronto che si intreccia con i dati demografici e territoriali: in Veneto, ad esempio, gli iscritti alle scuole statali sono diminuiti di quasi 9mila unità in un solo anno, mentre le paritarie crescono.

Per i dirigenti scolastici il nodo resta costituzionale e operativo insieme: garantire la libertà di scelta senza svuotare ulteriormente una scuola statale che fatica a reggere carenze di organico, contratti fermi e reggenze croniche. La manovra è ormai legge. Il dibattito, invece, è appena cominciato.

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30 dicembre 2025 ( modifica il 30 dicembre 2025 | 21:12)