di
Rosanna Scardi
Il pianista protagonista al Lazzaretto di Bergamo: «Resto strabiliato dalla musica che esce da mia figlia Frida»
Ripubblichiamo l’intervista di Stefano Bollani, pubblicata a giugno, una delle più apprezzate dalle nostre lettrici e dai nostri lettori nel 2025
Stefano Bollani è pronto a stupire il pubblico del Lazzaretto, nella tappa del suo Piano solo tour 2025 per una serata all’insegna dell’improvvisazione, dell’estro e della libertà musicale. L’artista non usa scalette o schemi. Ogni sera il suo spettacolo prende vita e si svolge in modi imprevedibili, sulla base dell’ispirazione.
Bollani, il suo sarà un live a scatola chiusa. Può anticipare qualcosa?
«Tento di non fare scalette neppure quando suono con un gruppo. Voglio divertirmi sul momento, insieme al pubblico: è capitato che scrivessi una scaletta, ma poi non l’ho seguita. Succede che sono seduto e vedo arrivare un brano; non ho voglia e ne faccio un altro: è un pretesto per improvvisare, come giochini da smontare e rimontare».
Lei non viene da una famiglia di musicisti. Come è nata la passione per il piano?
«In realtà, fin da piccolissimo dissi ai miei genitori che da grande avrei voluto fare il cantante. Non ho un ricordo preciso, ma credo che fosse colpa della tv, volevo finire sul piccolo schermo. Una passione che è rimasta sopita e poi è riapparsa. Poi, crescendo, ho voluto fare il pianista».
Chi era il suo idolo?
«Adriano Celentano perché era cantante e attore, dunque riassumeva le professioni che mi piacevano. E Renato Carosone che, oltre a saper cantare e intrattenere, suonava il piano e mi ha traghettato verso il jazz quando avevo undici anni. E poi ho avuto infiniti altri amori».
A Carosone scrisse una lettera.
«Gli inviai una cassettina audio in cui era incisa la mia voce mentre cantavo le sue canzoni in un napoletano improbabile. E gli scrissi che, a scuola, mentre i miei compagni ascoltavano i Duran Duran, io facevo notare l’importanza della sua musica. Ero un suo difensore contro la moda del pop. Devo avergli fatto tenerezza tanto che mi rispose di suo pugno».
E cosa le scrisse?
«Mi suggerì di studiare il blues poiché è alla base di tutta la musica moderna. Io andai nei negozi cercando i dischi che mi facessero capire. E cercai un insegnante di piano jazz, che poi è l’evoluzione del blues».
Però le canzoni dei Duran Duran sono rimaste.
«Quelle di Carosone sono eterne».
I suoi genitori non erano artisti ma il Dna non mente, se pensiamo a sua figlia Frida (nata dal matrimonio con Petra Magoni), dotata di orecchio assoluto.
«Papà aveva, però, una bella voce. L’orecchio assoluto di Frida è uno dei doni che ha. Ne ha molti altri. È una ragazza stupefacente: quando la sento, rimango strabiliato dalla musica che esce da lei».
Pianista, cantante, compositore, autore e conduttore insieme a sua moglie Valentina Cenni di «Via dei Matti n. 0», la striscia preserale di Rai Tre, oltre che scrittore, attore teatrale e umorista. Come si definisce?
«Sono un musicista, il resto sono ramificazioni. La musica è il linguaggio che supera le parole, non è fraintendibile e non ha bisogno di traduzioni. Unisce in tempi di pace, tiene insieme le persone, non ha filtri. Il mondo della musica è piacevole, cosmopolita: posso suonare con un israeliano e un arabo, come un brasiliano e un giapponese, e questo linguaggio ci fa comunicare. Se suoniamo davanti a un pubblico, riceviamo pure gli applausi. Tutti coloro che hanno condiviso il palco con me sono amici».
Una curiosità: lei e Valentina vi siete sposati tre volte: con rito civile, il 28 giugno 2018, in un teatro, a Saludecio (Rimini); in un bosco lì vicino, con matrimonio celebrato da un’astrologa, tutti seduti per terra, parlando di astri; a Rio De Janeiro, nel parco di Tijuca, con uno sciamano.
«Valentina ama molto i riti e questo ha un’influenza su di me. Anche la musica è rito, anche se siamo abituati a considerarla uno spettacolo. Ma recupererà. Ci ritroveremo tutti attorno a un fuoco a fare musica. È così importante che nella storia dell’umanità i saggi sono stati occupati a studiarla, da Platone a Leonardo da Vinci e Keplero, per capire in che modo fosse correlata ai misteri dell’universo».
E il futuro cos’ha in serbo per lei?
«Un’estate molto calda, di concerti e viaggi. Come diceva il pianista Count Basie: “Siamo così contenti di suonare a Chicago che lo faremo gratis. Però vogliamo i soldi per l’infinità di chilometri macinati con il nostro furgone”».
Vai a tutte le notizie di Bergamo
Iscriviti alla newsletter di Corriere Bergamo
27 dicembre 2025
© RIPRODUZIONE RISERVATA