Nel terzo anniversario della morte di Benedetto XVI, il porporato ha presieduto nella basilica vaticana una Messa. Nell’omelia ha evidenziato che il Pontefice scomparso “ha lasciato un’immensa eredità teologica di eccezionale qualità” e per questo è considerato tra i più grandi intellettuali cattolici di oggi. E ricordando che pure Leone XIV attinge al patrimonio spirituale e teologico di Sant’Agostino, ha evidenziato che per questo “ambedue pongono Gesù Cristo al centro della fede della Chiesa”
Tiziana Campisi – Città del Vaticano
Cooperator veritatis, un “cooperatore della verità”, così si definiva Joseph Ratzinger, 264.mo successore di Pietro che ha concluso la sua vita terrena il 31 dicembre 2022, all’età di 95 anni. Lo ha ricordato il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede, che questo pomeriggio, 30 dicembre, all’Altare della Cattedra della basilica vaticana, ha presieduto una Messa in memoria di Benedetto XVI, nel terzo anniversario della scomparsa. Dando inizio alla liturgia eucaristica, concelebrata da diversi sacerdoti e dal presidente della Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI padre Federico Lombardi, il cardinale ha affermato che Ratzinger “non è una persona del passato, ma un membro del Corpo di Cristo vivo, che è uno in cielo e in terra” e ha rivolto un pensiero a Leone XIV. “Come Papa Benedetto anche lui attinge al patrimonio spirituale e teologico del grande dottore della Chiesa Sant’Agostino – ha sottolineato – per questo ambedue pongono Gesù Cristo al centro della fede della Chiesa, il corpo di Cristo, in illo uno unum sumus”.
Sempre a servizio della Parola di Dio
Nella sua omelia, pronunciata in inglese, il porporato ha ripercorso l’esistenza del Pontefice tedesco che, come professore di teologia e come predicatore, “si è costantemente messo al servizio della Parola”, come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha mostrato “un’altissima diligenza” e “precisione intellettuale”, e come pontefice, “è stato uno dei più grandi teologi” nella Cattedra di Pietro. “Ci ha lasciato un’immensa eredità teologica di eccezionale qualità ed è stato giustamente riconosciuto come uno dei grandi intellettuali cattolici del nostro tempo”, ha detto il cardinale Müller, aggiungendo che “persino Jürgen Habermas, il più importante rappresentante della Scuola neomarxista di Francoforte, che incarna il mondo intellettuale di una modernità senza Dio”, ha cercato il dialogo con lui, convinto che “credenti e non credenti potessero collaborare per salvare il mondo moderno dalla fredda morte dell’antiumanesimo e del transumanesimo”.
Il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede
L’opera omnia
Per il prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede la teologia di Ratzinger “è un dono per tutta la Chiesa” e per “le generazioni future”. Alla sua opera omnia, un progetto di sedici volumi con una stima di circa 25mila pagine, può attingere chi ha “interessi spirituali, teologici, filosofici o teorico-culturali, antichi e nuovi”, o vuole approfondire l’anno liturgico o la conoscenza del Concilio Vaticano II. “Se un cristiano in cerca di ispirazione e turbato nella fede mi chiedesse cosa dovrebbe leggere soprattutto, gli consiglierei i tre volumi su Gesù di Nazareth”, ha continuato Müller, specificando che i tre libri sono stati pubblicati con il suo nome personale “per distinguere la sua autorità teologica da quella papale”.
Fede e ragione
Nella riflessione del porporato anche un accenno al “conflitto tra fede e ragione” emerso a partire dall’Illuminismo. “Spesso è sembrato che le conclusioni della ricerca biblica storico-critica, dell’epistemologia filosofica e persino – in particolare nelle questioni relative all’origine dell’universo e della vita – la fede in Dio Creatore e in Gesù Cristo, l’unico Salvatore, fossero in contraddizione”, ha osservato, chiarendo che però “non c’è contraddizione con la Verità rivelata sul mondo e sull’umanità” e che “la fede non ha bisogno di essere convalidata dalle conclusioni sempre fallibili della scienza empirica”, poiché “si fonda sulla Parola di Dio, attraverso la quale tutto ciò che esiste è venuto all’esistenza”. Inoltre “Gesù, vero Dio e vero uomo, è la verità stessa nella sua Persona Divina”, dunque, ha evidenziato il cardinale “la nostra conoscenza di Dio nello Spirito Santo è infallibile e non può essere messa in discussione da una conoscenza puramente mondana”. E infatti il compito dei teologi è quello di dimostrare l’unità “tra la fede rivelata e la più recente conoscenza secolare espressa nelle teorie”.
Un momento della celebrazione
Il cristianesimo incontro con una persona: Gesù
Infine Müller ha rimarcato quanto più volte ripetuto da Ratzinger, ossia che “il cristianesimo, con tutte le sue grandi conquiste culturali nell’insegnamento sociale, nella musica e nell’arte, nella letteratura e nella filosofia, non è una teoria o una visione del mondo, ma un incontro con una persona”, Gesù, che “è la Verità”, “la luce che illumina ogni essere umano”. Mentre la Chiesa “non è un’organizzazione creata dall’uomo con un grandioso programma etico e sociale”, ma la comunità dei discepoli di Cristo, che al mondo professano di aver contemplato la sua gloria, “come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità”, discepoli tra i quali è anche Joseph Ratzinger, teologo, vescovo, cardinale e papa.
L’Altare della Cattedra della basilica di San Pietro