Enea Sambinello ha iniziato il suo secondo anno tra le fila del UAE Team Emirates Gen Z, in trecentosessantacinque giorni le cose sono cambiate parecchio. Il ragazzino giovane e con lo sguardo un po’ spaesato non è ancora diventato uomo, ma gli occhi e la voce ora trasmettono sicurezza. Durante il ritiro di dicembre non era più quello nuovo, ormai Sambinello è uno del gruppo e questo fa la differenza nell’attitudine e nel lavoro quotidiano.
«Le vacanze di Natale sono alle spalle – racconta sicuro Sambinello – ma in questo momento sono fermo per un problemino al ginocchio. Durante il ritiro abbiamo provato a cambiare qualcosa a livello di assetto biomeccanico. Non è nulla di grave, ma ora sono fermo e da ieri (lunedì, ndr) ho iniziato a fare un po’ di fisioterapia».


Al tavolo dei grandi
Un anno fa Sambinello, insieme a Davide Stella, era il ragazzino che arriva nel mondo dei grandi. C’è un foto che li immortala durante il primo ritiro con il UAE Team Emirates, sguardo timido e il sorriso di chi è appena entrato in un sogno.
«La differenza principale rispetto all’anno scorso – spiega Enea Sambinello – sta nel fatto di essermi goduto maggiormente il ritiro. Conosco l’ambiente, lo staff e i compagni di squadra. Un anno fa sedermi al tavolo con Almeida e Del Toro era quasi impensabile, ora che ci ho corso tanto insieme possono dire di vederli come i miei compagni di team. In me è cambiata anche la consapevolezza, adesso so quali sono le mie caratteristiche e le mie qualità. Quando entri in una categoria nuova come quella under 23 nella testa girano tanti dubbi: il mio livello sarà sufficiente? Riuscirò a primeggiare? Sarò all’altezza? Ad esempio, questo problema al ginocchio se lo avessi avuto l’anno scorso sarei stato molto più preoccupato».


Adesso come ti senti?
Ho una bussola da seguire, conosco i miei punti di forza. Sono un corridore che tiene bene in salita, ma non uno scalatore, diciamo da percorsi misti. Inoltre, più una gara diventa dura e impegnativa più mi si vede nelle posizioni di testa. Assomiglio un po’ a Covi per caratteristiche. Anzi, proprio lui è stato un riferimento importante per me nel 2025.
Come mai?
Perché è un ragazzo molto empatico. Mi ha insegnato tanto, anche perché quando ho corso con i professionisti spesso ero insieme a lui. Un’altra figura di riferimento in questo primo anno in UAE è stata quella di Majka. Con Rafal ho condiviso la stanza durante la Coppi e Bartali, ed è stato un vero maestro.


Cosa ti hanno insegnato?
Tantissimo. Covi a godermi quello che sto facendo, alla fine è un sogno fare il ciclista in una squadra del genere. Mi ha anche insegnato come comportarmi con lo staff e i compagni, ad essere disponibile, gentile e rispettoso. Per noi giovani in un ambiente come questo può essere difficile parlare con meccanici, massaggiatori e diesse, invece Covi mi ha fatto capire che condividere pensieri e idee è importante. Sempre trattando tutti da pari.
C’è altro?
Sempre grazie a Covi ho visto cosa vuol dire puntare un obiettivo, arrivare concentrato e consapevole del lavoro fatto in allenamento. Per quanto riguarda Majka basta ascoltare i suoi aneddoti e capisci tante cose. Da lui ho imparato molto sulla vita del corridore. Sicuramente mi mancheranno entrambi, sarà difficile sostituirli.


Parliamo di te, che stagione è stata dal punto di vista personale?
Direi vissuta su due binari: nella prima parte, fino a giugno, ho corso tanto con i pro’. Nella seconda metà di stagione, invece, mi sono dedicato di più alle corse under 23. Anche se nel finale di stagione sono tornato a correre con i professionisti.
Che bilancio ne trai?
Mettere insieme tante corse di buon livello mi ha permesso di crescere, in Spagna a fine gennaio l’obiettivo era finire la gara.Invece nel finale di stagione la squadra mi ha fatto lavorare tanto anche nei momenti cruciali, vuol dire che il mio apporto è aumentato e diventato sempre più importante. Nelle corse under 23 è mancata la vittoria, ma ho visto che ho le gambe per far bene e provare a ottenere risultati.


Quindi l’obiettivo del 2026 sarà questo?
Ne ho parlato in ritiro nelle scorse settimane proprio con Matxin. Quest’anno correrò molto di più tra gli under 23, con l’idea di fare risultato. Il primo obiettivo di stagione saranno le tre gare internazionali in Italia: Piva, Belvedere e Recioto, non nascondo di voler provare a fare bene anche alla Liegi U23. Penso siano tutte gare adatte a me.
Il tuo profilo può essere importante anche in chiave nazionale under 23, hai già parlato anche con il cittì Amadori?
Ci sentiamo spesso. Sicuramente queste nuove regole UCI e l’assenza della prove di Nations Cup ci porterà a prendere strade alternative. Però sappiamo di essere una nazionale forte, sia in ottica Tour de l’Avenir, sia per europei e mondiali.