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Davide Frattini, Mara Gergolet, Luigi Ippolito, Viviana Mazza, Stefano Montefiori, Andrea Nicastro, Guido Santevecchi, Marta Serafini, Paolo Valentino
Gli ultimi 12 mesi globali tra guerre, diplomazia, economia ma anche scandali e problemi penali. Il presidente americano domina al centro del palcoscenico
Nove momenti chiave per 12 intensi mesi. Il 2025 «geopolitico» è stato un anno denso di eventi: a volte attesi, altre volte vere e proprie sorprese. I nostri corrispondenti e inviati raccontano, ognuno per il suo Paese «di competenza», il fatto emblematico dell’anno che si sta per chiudere. La guerra in Ucraina, cominciata con l’invasione russa quasi quattro anni fa, non si è mai fermata: sono caduti sul campo centinaia di migliaia di soldati e altre migliaia di civili ucraini, uccisi dai raid dell’Armata di Vladimir Putin. Lo zar, nel 2025, ha incassato una vittoria diplomatica pesantissima: è stato ricevuto con tanto di tappeto rosso da Donald Trump nel vertice del 15 agosto in Alaska.
Un conflitto che invece ha visto una tregua, per quanto fragile e segnata ancora da scontri e morti, è quello nella Striscia di Gaza: il 10 ottobre Israele e Hamas hanno accettato d’interrompere le ostilità. Ora si cerca, con fatica, di trovare una base d’intesa per la fase 2 del piano. Nella vicina Siria, dopo la caduta di Assad un anno fa, il presidente ad interim e uomo forte Al Sharaa ha tenuto, non senza difficoltà e problemi per le minoranze, le redini del Paese. L’abbiamo menzionato en passant ma da quando è tornato alla Casa Bianca, il 20 gennaio, è il grande protagonista della scena mondiale: Trump. Il suo anno è stato un susseguirsi di annunci, dichiarazioni roboanti e ultimatum.
Il principio dell’«America First» è stato declinato anche in politica economica, con una linea aggressivamente protezionistica imperniata sui famigerati dazi. Ne è nata un’aspra guerra commerciale con la Cina, ma le imposte doganali sono state sospese per un anno dopo l’incontro, a ottobre in Corea del Sud, fra il leader di Pechino Xi Jinping e lo stesso Trump. E l’Europa? In Germania il nuovo governo di Große Koalition Cdu-Spd del cancelliere cristiano-democratico Friedrich Merz ha infranto un tabù che, soltanto una decina di anni fa, sembrava indistruttibile: il freno al debito pubblico fatto saltare con un programma di spesa da 1.000 miliardi di euro. La Francia ha visto per la prima volta nella sua storia un ex presidente finire in prigione: Nicolas Sarkozy. Nel Regno Unito, invece, Andrea, fratello di re Carlo III, è stato spogliato dei titoli nobiliari per il suo coinvolgimento nello scandalo Epstein. Scandalo di cui si parlerà anche nel 2026.
(Samuele Finetti e Federico Thoman)
Ucraina – La lite alla Casa Bianca nei mesi più neri per Kiev
Nel complesso il 2025 è stato forse l’anno più difficile per l’Ucraina. Il momento peggiore è stato il primo incontro tra Trump e Zelensky nello Studio Ovale. Quel giorno, in realtà, non sono cambiati solo i destini degli ucraini ma anche quelli di tutti noi europei. Per Kiev e per Bruxelles, da quel momento è iniziato un percorso estenuante e faticoso, teso ad arginare un nuovo assetto geopolitico in cui a decidere sono Mosca e Washington. E in cui il diritto internazionale, il rispetto delle vite dei civili e il rifiuto della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie diplomatiche non sono più le fondamenta del sistema internazionale che fin qui ha regolato i rapporti tra superpotenze. L’abuso della forza e la legge del più forte sono tornate a essere il motore di tutto, in una deriva pericolosissima iniziata il 24 febbraio 2022, proseguita nello Studio Ovale il 28 febbraio 2025 e che ancora non sappiamo dove ci porterà. Noi e gli ucraini, insieme. (Marta Serafini)
APPROFONDISCI CON IL PODCAST
Germania – Il bazooka fiscale di Merz per il riarmo tedesco
Friedrich Merz, decimo cancelliere della Repubblica tedesca, ha compiuto l’atto che ne segnerà il regno (o l’interregno), prima ancora di essere eletto capo di governo. Con una virata ideologica, da gran sostenitore dell’austerità alla Schäuble, si è messo d’accordo con i partiti «democratici» per togliere il freno del debito dalla Costituzione subito dopo le elezioni vinte a febbraio. Per permettere il riarmo tedesco, ma anche dare un’iniezione di soldi all’economia stagnante e rifare le infrastrutture kaputt. Quando a maggio, finalmente cancelliere (al secondo scrutinio), ha svelato il piano, ha fatto sobbalzare tutti sulla sedia: almeno mille miliardi in dieci anni, un fiume di denaro a prestito. Nulla di tutto questo sarebbe successo senza Trump. Se il bazooka funzionerà, è da vedere. Quanto al riarmo — lo dimostra l’interesse dei complottisti o dei russi — è una svolta epocale. (Mara Gergolet)
Stati Uniti – Il «Liberation Day»: Trump e il balletto dei dazi
Il 2025 è stato un anno di montagne russe per la politica commerciale degli Stati Uniti. Il 2 aprile — denominato da Trump «Liberation Day» — il presidente annunciò con una serie di tabelle alla mano, nel Giardino delle rose della Casa Bianca, dazi imponenti nei confronti di quasi ogni singolo Paese del mondo. Poi li ha rimandati (già 7 giorni dopo, in risposta ai crolli di borsa) o emendati (per esempio in risposta all’aumento dei prezzi di carne e frutta) e dopo mesi di braccio di ferro è arrivato ad accordi commerciali con molti Paesi. Il presidente americano afferma che i dazi (inclusi quelli su diversi settori, dalle auto ai farmaci) sono necessari per gestire il deficit commerciale e proteggere l’industria nazionale, anche se colpiscono importatori, fornitori e consumatori americani. Ma ora c’è nuova incertezza: la Corte suprema deve decidere sulla legalità dei dazi imposti da Trump sulla base di una legge di emergenza. (Viviana Mazza)
Russia – Tappeto rosso in Alaska, la vera vittoria di Putin
Aveva già vinto, Vladimir Putin, quando il 15 agosto ad Anchorage, in Alaska, era sceso dalla scaletta dell’Ilyushin, posando i piedi sul suolo americano per la prima volta in quasi dieci anni. Quello che Donald Trump gli aveva preparato era il benvenuto per un amico stretto, non già per un criminale di guerra perseguito dal mandato di cattura della Corte penale internazionale. Sul tappeto rosso che li portava sorridenti verso «the Beast», la limousine del capo della Casa Bianca, mentre i cacciabombardieri Usa sorvolavano in formazione, lo zar vedeva restituita a sé e alla Russia quell’uvazhenije, il rispetto come bisogno esistenziale, che in Putin muta nell’ossessione di essere riconosciuto e trattato da leader di una superpotenza. Da quel momento, la propaganda russa non ha mai smesso di parlare dello «spirito di Anchorage», il cui unico esito accettabile è la capitolazione dell’Ucraina. (Paolo Valentino)
Israele – Su Gaza si parla di fase 2 ma la tregua resta fragile
Sembra quasi ovvio scegliere la tregua che ha fermato oltre due anni di guerra, più di 70 mila palestinesi uccisi, e riportato a casa gli ultimi ostaggi israeliani ancora tenuti a Gaza. Eppure il cessate il fuoco entrato in vigore il 10 ottobre (a 734 giorni dal 7 ottobre del 2023, quando i terroristi di Hamas hanno massacrato 1.200 persone nel sud di Israele) resta ancora traballante, soprattutto restano terribili le condizioni per i 2 milioni di sfollati interni nella Striscia di Gaza nonostante gli annunci americani di un passaggio alla fase due e alle prime fondamenta della ricostruzione: ammassati in meno della metà del territorio, ammucchiati dentro a tende spazzate dalle tempeste stagionali sul Mediterraneo, la testa affollata dall’incertezza sul futuro e dalla paura — anche delle squadracce di Hamas che hanno ripreso il dominio sulla popolazione. (Davide Frattini)
Francia – Il condannato Sarkozy si appella ai cittadini-fan
Il 21 ottobre 2025 il presidente emerito Nicolas Sarkozy è entrato in cella, nel carcere della Santé a Parigi, dopo essere stato condannato in primo grado per associazione a delinquere nel caso dei finanziamenti libici alla campagna elettorale del 2007. Non era mai successo prima, in Francia e nell’Ue, che un ex capo di Stato venisse rinchiuso in prigione. Sarkozy ha usato le tre settimane da detenuto per proclamare di nuovo la sua innocenza e attaccare la magistratura nel libro Diario di un prigioniero. L’appello al sostegno popolare per fare dei cittadini-sostenitori gli unici veri giudici ha portato in Francia un vento di trumpismo, che soffierà anche sulle prossime elezioni presidenziali, tra 14 mesi. In previsione, Sarkozy invita già la sua famiglia politica, la destra repubblicana erede di De Gaulle, a rompere il vecchio cordone sanitario e ad aprirsi all’estrema destra di Marine Le Pen e Jordan Bardella, gran favoriti nella corsa all’Eliseo. (Stefano Montefiori)
Cina – La tregua commerciale tra Washington e Pechino
Sorvoliamo sulla data storica, quel 3 settembre in cui Xi Jinping ha celebrato l’80° anniversario della «Vittoria cinese nella guerra di resistenza e liberazione contro l’aggressore giapponese». Al suo fianco Vladimir Putin e il nuovo socio Kim Jong-un: un triangolo destabilizzante sulla Tienanmen. Il momento più importante per la Cina è venuto quando a fine ottobre Donald Trump ha incontrato Xi siglando una tregua commerciale di almeno un anno (riduzione dei dazi in cambio di terre rare). Il presidente americano ha capito di non poter piegare l’avversario. Lo ha fatto a modo suo, sostenendo di lavorare per la costituzione di un «G2», quell’intesa tra le due superpotenze vagheggiata per la prima volta dagli economisti di Washington a inizio millennio. L’ipotesi non sembra troppo realistica. Ma Xi ha incassato l’ammissione americana che la Cina è un «near peer»: «quasi pari». (Guido Santevecchi)
Regno Unito – Carlo ha punito Andrea per salvare la Corona
Un principe di sangue ridotto al rango di comune mortale: una cosa che non si vedeva da oltre un secolo, ma è proprio quanto è toccato ad Andrea, il fratello di re Carlo, spogliato a ottobre di tutti i suoi titoli, incluso quello di duca di York, e rinominato da allora semplicemente come Andrea Mountbatten-Windsor, oltre a essere cacciato dalla sua sontuosa residenza reale. È il prezzo che l’ormai ex principe ha pagato per la sua improvvida amicizia con Jeffrey Epstein, il magnate americano nonché predatore sessuale di minorenni: uno scandalo che non ha mai fine e che continua a mettere in imbarazzo la monarchia britannica. Il sovrano si è deciso a recidere il bubbone dopo la pubblicazione del memoriale postumo di Virginia Giuffre, la grande accusatrice di Andrea, morta suicida ad aprile: ma resta da vedere se la drastica mossa riuscirà a spegnere la miccia accesa sotto la Corona. (Luigi Ippolito)
Siria – Speranze (e guai) a Damasco con l’uomo forte Al Sharaa
Per i siriani il giorno più importante del 2025 è stato l’8 dicembre, anniversario della liberazione dagli al-Assad, 12 mesi dal cambio di regime. Il governo degli Assad si era dissolto in pace dopo un’orgia di violenza durata 15 anni. Miracoloso. E dopo un anno la guerra non è ancora ricominciata. Altrettanto sorprendente. È tutto vero, quindi? L’8 dicembre i siriani hanno pensato che sì, forse, c’è un futuro anche per loro. Durante il 2025 non tutto è andato bene. Gli attacchi contro le minoranze hanno fatto migliaia di morti, ma si sono fermati. Israele spadroneggia sul Sud del Paese, ma tratta per un accordo. Il presidente Al Sharaa ha potere assoluto, eppure continua a promettere inclusione. La Siria ha un fardello da 260 miliardi se vuole ricostruirsi, ma le sanzioni sono cadute. Tutto può ancora cambiare, però i botti l’8 dicembre sono stati di celebrazione non di morte. Tanto è bastato ai siriani per crederci, almeno un poco di più. (Andrea Nicastro)
31 dicembre 2025 ( modifica il 31 dicembre 2025 | 08:30)
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