di
Samuele Finetti
Il presidente cinese esalta la crescita economica del Paese e ribadisce la posizione di Pechino sull’isola, a poche ore dalla fine di massicce esercitazioni militari
Xi Jinping parla a un miliardo e quattrocento milioni di cinesi, ma anche al resto del mondo, per riepilogare i «grandi successi» della Cina nel 2025 e annunciare le prospettive di prosperità del Paese che guida dal 2013. Come ogni anno da allora, il presidente – che è anche segretario generale del Partito comunista e presidente della Commissione militare centrale del Partito – si rivolge direttamente ai suoi concittadini per il discorso di fine anno.
E debutta, questa volta, ringraziandoli mentre comunica la conclusione del quattordicesimo «piano quinquennale per lo sviluppo economico e sociale»: «Negli ultimi cinque anni, abbiamo portato avanti il nostro impegno con intraprendenza e determinazione, superando numerose difficoltà e sfide. Abbiamo raggiunto gli obiettivi del Piano e compiuto solidi progressi nel nuovo percorso di modernizzazione cinese».
Ancora: «La nostra forza economica, le nostre capacità scientifiche e tecnologiche, le nostre capacità di difesa e la nostra forza nazionale hanno raggiunto nuovi traguardi». Poi, i grandi eventi degli ultimi dodici mesi, a partire dalla «solenne commemorazione» degli 80 anni dalla «vittoria nella guerra di resistenza del popolo cinese contro l’aggressione giapponese» (la Seconda Guerra mondiale, ndr), celebrata con la grandiosa parata di mezzi militari su piazza Tienanmen dello scorso 3 settembre, alla presenza di leader arrivati da tutti i Paesi amici di Pechino – Vladimir Putin e Kim Jong-un in testa. «La gloria della nostra vittoria risplenderà tra le pagine della Storia», sottolinea il Nuovo Timoniere.
Ma non è tutto rose e fiori: «Oggi il mondo sta attraversando cambiamenti e turbolenze, e alcune regioni sono ancora sconvolte dalla guerra. La Cina si schiera sempre dalla parte giusta della Storia ed è pronta a collaborare con tutti i Paesi per promuovere la pace e lo sviluppo nel mondo e costruire una comunità con un futuro condiviso per l’umanità».
A meno che si tratti di Taiwan, l’isola democratica «ribelle» che Pechino considera parte del suo territorio e dice di essere pronta ad annettere con la forza se mai le prospettive di una riunificazione pacifica dovessero sfumare. «Noi cinesi, su entrambe le sponde dello Stretto di Taiwan, condividiamo un legame di sangue e parentela. La riunificazione della nostra madrepatria è inarrestabile», ricorda Xi.
Parole che arrivano a poche ore dalla fine delle massicce esercitazioni militari che l’Esercito popolare di Liberazione (Epl) ha condotto attorno all’isola tra lunedì e ieri. La «Justice Mission 2025» ha interrotto otto mesi di calma nelle acque dello Stretto di Taiwan: le Forze armate cinesi hanno lanciato 27 missili nelle acque a Nord e a Sudest dell’isola, oltre 90 imbarcazioni della Marina e della Guardia Costiera mandarina hanno navigato nelle stesse acque, 77 aerei militari hanno sorvolato la zona e, in una trentina di casi, oltrepassato la linea mediana dello Stretto.
Il tutto accompagnato da video diffusi dai media statali e dichiarazioni dai toni poco concilianti: «Di recente, forze esterne hanno ripetutamente oltrepassato il limite sulla questione di Taiwan, tentando sconsideratamente di incoraggiare le forze separatiste per l'”indipendenza di Taiwan”», ha affermato lunedì un portavoce del ministero della Difesa cinese.
L’obiettivo di questa esibizione di forza: prepararsi a individuare e colpire caccia, navi e sottomarini nemici e dimostrare che l’Epl è in grado di tagliar fuori l’isola da qualsiasi linea di aiuto esterno in caso di conflitto (più precisamente, le forze giapponesi e quelle statunitensi di stanza in Giappone e nel Pacifico). Da segnalare che la «missione», conclusa «con successo» secondo Pechino, è iniziata 11 giorni dopo che Washington ha annunciato la fornitura a Taipei di un pacchetto di armi da 11 miliardi di dollari.
Donald Trump ha speso poche parole sull’esercitazione. Lunedì, ha risposto a un giornalista: «La Cina lo fa da 20, 25 anni». In aprile, il presidente statunitense sarà in visita ufficiale a Pechino, e più di un analista prevede che Xi proverà a convincerlo ad opporsi ufficialmente all’indipendenza di Taiwan, o almeno a tornare alla posizione che Washington ha mantenuto a lungo: nessun supporto diretto all’indipendenza dell’isola.
Tornando al discorso di fine anno del leader cinese, Xi ha proseguito ripetendo che «solo un forte Partito Comunista può rendere forte il nostro Paese» e assicurando che la Cina continuerà a fare passi in avanti per «scrivere un nuovo capitolo nella storia del nostro miracolo». E ha concluso con un augurio: «Possano tutti i vostri sogni avverarsi». Il suo guarda all’altra sponda dello Stretto di Taiwan.
31 dicembre 2025 ( modifica il 31 dicembre 2025 | 15:00)
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