Cosa sta succedendo al fotovoltaico europeo? Dopo anni di crescita record, nel 2024 il settore dell’energia solare ha frenato bruscamente, in particolare in Paesi come Italia, Germania e Spagna. Negli ultimi mesi il comparto del fotovoltaico nell’Unione Europea ha fatto discutere: da un lato i record di capacità e produzione, dall’altro un marcato rallentamento delle nuove installazioni. Con 65,5 GW di nuovi impianti nel 2024, il solare continua a crescere, ma è il tasso di crescita a essere sceso dal 53% del 2023 al 4,4% nel 2024.

La riduzione della crescita solleva interrogativi sulla sostenibilità degli obiettivi climatici dell’Unione Europea, ma parlare di crisi è prematuro. La situazione è molto più sfaccettata.

Il fotovoltaico rallenta: cosa ci dicono i numeri

Nel 2024 il fotovoltaico europeo ha registrato una crescita del 4,4%, un dato in apparenza positivo, ma che rappresenta una drastica frenata rispetto al +53% del 2023. A dirlo è SolarPower Europe nel suo “Ee Market Outlook for Solar Power”, nel quale spiega che si tratta di un rallentamento del 92% del tasso di crescita su base annua. Una battuta d’arresto importante per un settore che sembrava inarrestabile, almeno fino a pochi mesi fa.

Il calo ha colpito soprattutto Paesi come Spagna, Italia e Germania, tre nazioni cardine della transizione energetica. Anche negli Stati Uniti o in Cina la situazione non appare molto diversa, complice una nuova fase politica più ambigua verso le rinnovabili per la prima e una sovrapproduzione per la seconda. Il quadro che emerge è quello di un settore che non è entrato in crisi strutturale, ma che sta affrontando un momento di ricalibrazione, dopo il boom innescato dalla crisi del gas del 2022.

Le cause della frenata

Le ragioni di questa brusca decelerazione sono molteplici. Innanzitutto il fotovoltaico aveva beneficiato negli anni precedenti di prezzi dell’energia elevati e incentivi pubblici molto generosi. Ciò aveva attirato grandi fondi infrastrutturali in grado di realizzare impianti di grandi dimensioni, ma nel 2024 il contesto è cambiato. La discesa dei prezzi dell’energia ha reso più incerti i ritorni sugli investimenti, spingendo molti operatori a rallentare o rivedere i propri piani.

Non solo. Il sistema elettrico europeo, come sottolinea SolarPower Europe, non è riuscito a tenere il passo con la rapidità di crescita del fotovoltaico. Le reti elettriche mostrano colli di bottiglia sempre più evidenti, sia a livello di trasmissione sia di stoccaggio. È il caso di Terna, che nel periodo estivo ha messo in stand-by gli impianti fotovoltaici nel mezzogiorno per eccesso di produzione. Bisognerà investire in stoccaggio, ma è un investimento comunque rischioso. Questo rende più difficile la connessione di nuovi impianti su scala industriale. A tutto ciò si aggiunge un quadro normativo meno generoso rispetto al recente passato, con incentivi ridotti o cancellati e quindi una maggiore incertezza.

La situazione in Italia

Anche in Italia la fotografia è complessa. Nei primi sei mesi del 2024, secondo i dati Terna, la nuova potenza fotovoltaica installata ha raggiunto i 3.341 MW, con un incremento del 44% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Eppure, a fronte di questa crescita, il numero di nuovi impianti è diminuito rispetto al 2023:

  • -27% a maggio;
  • -50% a giugno.

Il motivo principale è il calo del segmento residenziale, penalizzato dalla fine del Superbonus. I piccoli impianti (fino a 12 kWp), che rappresentano il 90% del totale, hanno registrato un calo sia in numero (-19,2%) sia in potenza installata (-23,4%). A trainare la crescita sono stati invece i grandi impianti, in particolare quelli sopra il megawatt (+239% rispetto al primo semestre 2023).

L’Italia, dunque, continua a installare fotovoltaico, ma con una dinamica concentrata sempre più su progetti industriali. Una tendenza che solleva interrogativi sulla distribuzione geografica, sull’equità energetica e sul coinvolgimento delle famiglie nella transizione.

I numeri restano da record

Nonostante la frenata il 2024 è stato l’anno in cui il solare ha superato tutti: con 65,5 GW di nuova capacità installata ha battuto il record del 2023 e ha rappresentato più della somma di tutte le altre tecnologie energetiche messe insieme.

A giugno 2025 secondo i dati di Ember nell’Unione Europea :

  • l’energia solare ha generato il 22,1% dell’elettricità (diventando la fonte dominante);
  • l’energia nucleare ha generato il 21,8%;
  • l’energia eolica ha generato il 15,8%.

In tredici Paesi si è registrato un record storico di produzione solare, favorito anche da condizioni climatiche particolarmente “favorevoli” o, per dirlo in un altro modo, grazie alle ondate di calore anomale.

In parallelo la produzione da carbone è crollata ai minimi storici, con solo 6,1% dell’elettricità Ue di giugno. Anche se, va detto, nei primi mesi dell’anno, complice la scarsa resa di idroelettrico ed eolico, le centrali a gas hanno temporaneamente aumentato il loro contributo. In ogni caso il trend di decarbonizzazione resta evidente.

Lo scenario europeo per il 2030

Lo scenario medio delineato da SolarPower Europe prevede che il mercato continuerà a crescere, ma a ritmi ridotti del +7% nel 2025 e un più timido +3% nel 2026. Solo grazie ai progetti già avviati nel biennio precedente si dovrebbero aggiungere 70 GW nel 2025 e 72,3 nel 2026. Ma già entro il 2028 la crescita potrebbe stabilizzarsi attorno agli 81,5 GW annui.

In questo scenario, l’Ue arriverebbe a fine decennio con 816 GW di capacità solare installata. Un risultato che su carta supera del 9% l’obiettivo europeo di 750 GW. È però la stessa associazione a sottolineare che questa proiezione è già stata ridotta dell’8% rispetto al report precedente e che eventuali nuovi ostacoli infrastrutturali, normativi o geopolitici potrebbero far slittare gli obiettivi ancora più in là.