La Corte dei conti è fiduciosa sul proseguimento del calo dei tempi di pagamento della pubblica amministrazione. Negli anni è stato uno dei grandi crucci della Pa. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza ha dato modo di intervenire.
Il governo dovrebbe «mantenere il medesimo trend» seguito finora con l’attuazione del Pnrr, così da velocizzare il saldo delle fatture relative ai debiti commerciali. In questo modo «si potrebbe mantenere un cauto ottimismo», anche sugli obiettivi fissati per gli anni successivi. Finora i tempi di pagamento delle pubbliche amministrazioni centrali sono scesi sotto i 30 giorni (27), quelli delle Regioni sono arrivati a 18 e quelli degli enti locali a 26.
Per il Servizio sanitario nazionale la scadenza è fissata invece a 60 giorni, e il tempo medio ponderato registrato è stato di 35. In miglioramento anche i ritardi della Pa nel saldare i propri fornitori: le pubbliche amministrazioni centrali sforano di sette giorni, le Regioni di 18, mentre il Servizio sanitario di 23.
Nel complesso, gli interventi relativi ai primi sei mesi dell’anno, passati in rassegna dalla magistratura contabile, procedono «in linea con quanto concordato a livello europeo». Ci sono tuttavia alcune criticità nei progetti più complessi, come le infrastrutture penitenziarie, la sicurezza sismica dei luoghi di culto e il potenziamento delle linee ferroviarie regionali. La Corte dei conti segnala comunque che su questi ritardi è in corso un «costante monitoraggio» da parte delle amministrazioni coinvolte. Per i giudici contabili, tuttavia, è necessario che le amministrazioni «si proiettino realisticamente alla scadenza dei termini con previsioni adeguate», valutando l’effettiva possibilità di realizzare i progetti finanziati.
IL NEGOZIATO
Lo spaccato arriva mentre il governo discute con la Commissione europea la nuova revisione del Piano italiano. I nuovi correttivi potrebbero essere introdotti nelle prossime settimane, una volta che i ministeri avranno completato la ricognizione dei vari target.
Tra le ipotesi di lavoro circolate finora figurano una rimodulazione delle agevolazioni di Industria 5.0, la possibilità di spostare sui fondi di coesione il finanziamento di alcuni progetti e l’idea di creare fondi in cui far confluire una parte delle risorse, in modo che possano essere utilizzate anche dopo il 2026. L’attuazione resta comunque legata alla scadenza della prossima estate. Nessuna richiesta di proroga, quindi.
Dalla Corte dei conti arriva invece un monito sul post-2026: quando il Pnrr sarà ufficialmente concluso, si potrebbe porre un problema di tenuta economica e organizzativa degli enti locali.
Servono «soluzioni normative e amministrative idonee a gestire la fase successiva alla conclusione» del Piano stesso.
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