di
Maddalena Berbenni

Chiusa l’inchiesta, indagati il sindaco Francesco Micheli, l’ex assessore Giuseppe Vigani e i tre responsabili dell’ufficio tecnico dal 2022. La ditta che faceva manutenzione segnalò che la giostra andava sostituita o aggiustata. A settembre gli interrogatori

Per evitare la morte di Ritaj Lahmar, uccisa a 6 anni dall’altalena su cui stava giocando in una sera di fine estate, sarebbe bastata una spesa di 150 euro da parte del Comune di Villongo. Volendo esagerare, di un migliaio di euro. È quanto emerge dall’inchiesta della pm Letizia Aloisio, ora arrivata alla chiusura con cinque indagati per omicidio colposo.

Chi sono gli indagati per la morte di Ritaj Lahmar

Sono il sindaco Francesco Micheli, 34 anni, e il suo ex assessore ai Lavori pubblici Giuseppe Vigani, 65, che non avrebbero vigilato sulla necessaria manutenzione della giostra dalla quale la bambina cadde, e i tre funzionari che si sono alternati alla guida dell’ufficio tecnico a partire dal 2022, per non avere provveduto alla messa in sicurezza: Santina Crevena, 61 anni, di Stezzano (ora al Comune di Gorle); Alfredo Zappella, 59, di Trescore, e il segretario comunale Nunzio Pantò, 59, di Bergamo, che gestì l’ufficio fra il trasferimento di Crevena e l’arrivo di Zappella.



















































La mail di marzo 2024: l’altalena va sostituita 

Gli inquirenti risalgono fino a oltre due anni prima della tragedia perché è il 24 marzo 2022 che la Dimensione comunità srl di Seriate invia la prima relazione all’indirizzo email dell’ufficio tecnico, segnalando che, nel corso dell’ispezione prevista dal contratto di appalto per la messa in sicurezza dei parchi pubblici, l’altalena in questione, una giostra inclusiva per bambini con disabilità, di quelle con una pedana adatta per le sedie a rotelle, è risultata «ammalorata e vandalizzata». La società scrive che sono presenti «diverse crepe» e, soprattutto, che la catena che dovrebbe ancorarla a terra, limitando l’oscillazione a 25 gradi, è rotta. Completamente rotta. Di conseguenza, dalla Dimensione comunità consigliano al Comune di valutare la rimozione e lo smaltimento della giostra, e la sostituzione.

Le altre due mail con i preventivi di spesa 

Non si limitano a questo, in realtà. In due successive comunicazioni, di luglio e dicembre 2022, nel riproporre la questione allegano preventivi in cui vengono prospettate al Comune cinque diverse soluzioni e i relativi budget. La più economica, di soli 150 euro, sarebbe consistita nel riparare la catena. Magari non sarebbe stata risolutiva, ma di sicuro avrebbe evitato che oscillasse fino a 90 gradi, la sera della tragedia, facendo perdere l’equilibrio a Ritaj e portandola a una fine atroce. Era il 2 settembre 2024, poco dopo le 21, al Parco Don Agostinelli. La madre della piccola, Fatima El Jadghi, era a pochi metri. La bambina salì sul gioco con un coetaneo, altri due ragazzini li spingevano. Lei cadde a terra e, nel continuare a oscillare, la pesante pedana in ferro la colpì al capo. Morì all’istante.

L’accusa: «Tutti sapevano e nessuno si attivò»

Le altre soluzioni preventivate dalla società di Seriate avrebbero impegnato l’amministrazione per cifre che vanno dai 500 agli 800, 900 euro. Nulla fu fatto. O almeno nulla di efficace, alla prova dei fatti. La pm ha anche affidato all’ingegner Paolo Panzeri il compito di redigere una consulenza tecnica, dalla quale emerge, tra l’altro, una pericolosità comunque intrinseca in quella tipologia di altalena, già al centro di incidenti in altre province, sebbene non così gravi. La tesi accusatoria, dunque, è che nonostante fosse stata avvertita del cattivo stato del gioco, l’allora responsabile dell’ufficio tecnico Santina Crevena non si attivò né per sostituirlo, né per sistemarlo e nemmeno adottò semplici precauzioni, come potevano essere un’adeguata segnalazione del pericolo o una recinzione. Crevena se ne andò il primo marzo 2023. Si susseguirono Pantò (fino al primo gennaio 2024) e poi Zappella, tuttora in servizio a Villongo, e la giostra rimase lì, probabilmente ancora più malmessa quando Ritaj ci montò sopra. A Pantò e Zappella è contestato anche di non avere fatto eseguire la manutenzione periodica da personale certificato, come previsto dalla normativa di riferimento. Per Micheli e Vigani, invece, il nodo è l’omessa vigilanza, posto che, secondo gli inquirenti, furono informati della situazione. Lo avrebbe dichiarato Crevena a indagini aperte. Se poi esistano riscontri oggettivi non è del tutto chiaro.

La difesa del sindaco: il ruolo politico va distinto 

A detta dell’avvocato Michele Cesari, che difende l’ex assessore, comunicazioni scritte non ci sono. Vigani, che si è dimesso poche settimane dopo l’incidente, nega di essere stato al corrente e ora ha chiesto di farsi interrogare. Come il sindaco, assistito dall’avvocato Enrico Pelillo: «C’è una ripartizione di funzioni tra gli organi politici e quelli amministrativi. Questi ultimi hanno autonomia di spesa», nota il legale, che presenterà anche una memoria. Vuole farsi reinterrogare, con l’avvocato Antonio Roberti, pure Crevena, mentre al momento non è intenzionato a fare mosse Zappella: «Stiamo analizzando con attenzione gli atti», si limita a dire il suo avvocato Benedetto Maria Bonomo. Quanto a Pantò, con l’avvocato Emilio Gueli, sostiene che nemmeno a lui fu rappresentato il problema.

Gli interrogatori a settembre 

Gli interrogatori si terranno a settembre quando sarà passato un anno dalla morte di Ritaj, che all’epoca si preparava per tornare a scuola (avrebbe compiuto 7 anni il 30 ottobre). A Credaro viveva con la madre, papà Nabil, magazziniere, due fratelli che oggi hanno 11 e 16 anni e una sorellina di 5. Una famiglia originaria del Marocco ormai integrata da tempo nel piccolo paese al confine con Villongo.


Vai a tutte le notizie di Bergamo

Iscriviti alla newsletter di Corriere Bergamo

5 agosto 2025 ( modifica il 5 agosto 2025 | 07:11)