di
Domenico Pecile

Il racconto della donna ai pm: «Mi sono occupata da sola del “depezzamento” utilizzando un seghetto e un lenzuolo per contenere il sangue». Chiesta la perizia psichiatrica. Secondo un’infermiera, Alessandro Venier minacciava la madre per ottenere soldi

«Avrei lasciato i suoi resti in un bosco in montagna, come avrebbe desiderato». È uno dei passaggi più agghiaccianti forniti al pm da Lorena Venier, l’infermiera di 61anni di Gemona che si è assunta la responsabilità dello scempio sul figlio Alessandro Venier. «Mi sono occupata da sola del “depezzamento” di Alessandro: ho utilizzato un seghetto — ha raccontato — e un lenzuolo per contenere il sangue e l’ho sezionato in tre pezzi. Non ci sono stati schizzi, per questo hanno trovato tutto in ordine». 

Mailyn era nella stanza accanto: «Teneva in braccio la figlioletta, ed è ricomparsa per spostare le tre parti del corpo nel bidone sistemato nell’autorimessa». La madre pensava che «con il tempo si sarebbe consumato»: «Successivamente lo avrei portato in montagna per abbandonarlo lì, dove lui diceva che voleva fossero destinate le sue spoglie. In questo modo avrei esaudito il suo desiderio».



















































Il piano per uccidere Alessandro Venier

Un piano diabolico, studiato da tempo nei minimi, macabri particolari, per assassinare il figlio Alessandro, 35 anni, i cui pezzi del corpo sono stati ricoperti di calce, acquistata pochi giorni prima dalla madre su Amazon

Per ucciderlo, la donna ha raccontato che «prima lo abbiamo narcotizzato con un farmaco sciolto nel limone, ma era ancora vivo e allora gli ho fatto due iniezioni di insulina per essere certa che non avrebbe reagito. A quel punto Mailyn ha preso i lacci delle scarpe di Alessandro e ha tirato facendo leva con un piede sul corpo di mio figlio. A mani nude non riuscivamo a soffocarlo». 

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Detto con il freddo linguaggio del diritto: omicidio premeditato, con occultamento e vilipendio del cadavere in presenza di un minore, la figlioletta nata dalla coppia a gennaio, che sarà probabilmente data in affido ai genitori di Mailyn Castro Monsalvo. 

L’uomo voleva rifugiarsi, con lei e la figlia, proprio in Colombia partendo — ha riferito sempre l’infermiera — il giorno dopo l’omicidio. La fuga gli avrebbe evitato il carcere a seguito di una condanna per lesioni personali gravi. «O agivamo subito — ha precisato la donna — oppure all’estero, senza di me, l’avrebbe finita. La vita di Mailyn era in pericolo» e quindi «dovevamo ucciderlo prima».

La richiesta di perizia psichiatrica

Che sia questo il solo movente? «La signora — commenta il suo legale, Giovanni De Nardo — ha spiegato ciò che l’ha spinta ad agire, il suo movente. Visibilmente scossa e conscia per la crudeltà della sua azione che non trova giustificazione ma che è scaturita a seguito di situazioni altrettanto abnormi». Lo stesso avvocato ha annunciato la richiesta di una perizia psichiatrica per la sua assistita.

La telefonata di Mailyn e i lividi

Si attende ora la testimonianza di Mailyn, in cura per una grave depressione post partum. «È stata lei a chiamare il 112 perché ha avuto un cedimento — ha confermato Lorena Venier —, ma il piano era attendere e far sparire i resti». 

Mentre era al telefono con l’operatrice del 112 la giovane aveva detto: «No Lorena… Aiuto, venite in via dei Lotti. Mia suocera vuole ammazzare suo figlio”». E a questo proposito l’infermiera ha riferito: «Mentre telefonava dicendo che avevo ucciso mio figlio, io tentavo di impedirglielo e di strapparle il telefono». Forse è in quel momento che si sono formati i lividi sulle braccia di Mailyn che ha accusato la suocera di averglieli procurati.

Intanto la lista degli episodi di violenza di Alessandro riferiti da chi lo ha conosciuto si allunga: uccideva gli animali con crudeltà (e a volte li esibiva a scuola), era alcolista e aveva avuto problemi per droga, aveva picchiato un collega, amava esibirsi online con video volgari, non era andato in carcere per detenzione di armi solo perché era appena nata la figlia. 

Un’infermiera ricorda anche che nel 2008 era arrivato dove lavorava sua madre e, pretendendo denaro, aveva detto: «O mi dai i soldi, oppure finisce male».


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5 agosto 2025 ( modifica il 5 agosto 2025 | 11:48)