di
Valentina Santarpia

Lo scontro sull’ipotesi di un coinvolgimento indiretto dei ministri nel caso in cui il capo di gabinetto del ministero della Giustizia, Giusi Bartolozzi, vada a processo per il caso Almasri

Si consuma su un fraintendimento l’ennesimo scontro a distanza tra magistratura e ministro della Giustizia sul caso Almasri. Un «processo a Bartolozzi avrebbe ricadute politiche», battono le agenzie attribuendo la frase al presidente dell’Anm Cesare Parodi. «Inaccettabile invasione su capo di gabinetto», replica a stretto giro il ministro Carlo Nordio.  Poi la precisazione di Parodi: «Mai citato Bartolozzi, il mio era un ragionamento». 

Il passo più rilevante della giornata, tuttavia, è l’approdo in Parlamento della richiesta di autorizzazione a procedere per Nordio, Piantedosi e Mantovano. Lo ha reso noto il presidente della giunta di Montecitorio Devis Dori.  



















































 «Un processo dove vengono accertati magari in via definitiva certi fatti ha evidentemente un ricaduta politica, neanche tanto indirettamente, sulle persone coinvolte», aveva detto il presidente dell’Anm, Cesare Parodi a Radio Anch’io, in merito all’ipotesi di un coinvolgimento indiretto dei ministri nel caso in cui il capo di gabinetto del ministero della Giustizia Giusi Bartolozzi, vada a processo per il caso Almasri. 

Una dichiarazione che aveva «sconcertato» il ministro Nordio, spingendolo a dire: «Non so come si permetta di citare la mia capo di gabinetto, il cui nome per quanto almeno mi risulta, non è citato negli atti. In caso contrario dovrei desumere che Parodi è a conoscenza di notizie riservate. Quanto all’aspetto politico, considero queste affermazioni, fatte da un autorevole rappresentante Anm, una impropria ed inaccettabile invasione di prerogative istituzionali». Sulle dichiarazioni è intervenuto anche il presidente dei senatori di Forza Italia Maurizio Gasparri: «Si resta veramente stupefatti di fronte a queste esternazioni, che – ha spiegato l’esponente azzurro – peraltro provengono da una persona che in altri contesti ha mostrato ben altro equilibrio. Purtroppo quando si diventa presidente dell’Anm sembra che sia obbligatorio perseverare nell’uso politico dalla giustizia, andando fuori tema e varcando, in maniera inaccettabile, i confini della propria funzione», ha concluso Gasparri. Poi il chiarimento di Parodi e la puntualizzazione dello stesso Gasparri: «Dò atto volentieri al dottor Parodi della precisazione fatta». 

Perché Bartolozzi rischierebbe un processo? Il suo coinvolgimento nella vicenda  emerge dalle comunicazioni interne tra i funzionari del ministero della Giustizia domenica 19 gennaio, dopo il blitz della Digos nell’albergo torinese dove alloggiava  Osama Najeem Almasri ricercato dalla Corte penale internazionale. L’allora capo del Dipartimento affari di giustizia Luigi Birritteri scrisse proprio al capo di Gabinetto Giusi Bartolozzi per comunicarle le proprie valutazioni sull’avvenuto fermo di Almasri e segnalare subito l’eventualità che il ministro Carlo Nordio avrebbe dovuto compiere un «atto urgente». Senza il quale l’arresto del generale libico accusato di crimini di guerra e contro l’umanità sarebbe rimasto inefficace. Come poi è avvenuto. La riprova che invece al Guardasigilli fossero giunte solo informazioni scarne e del tutto generiche sarebbe —– per i sostenitori della correttezza del ministro e del suo braccio destro — invece nella mail precedente, inviata alle 14.35 a Bartolozzi da Birritteri, che scrisse: «Concordo su una prima valutazione (fatti salvi i necessari approfondimenti) inerente l’irritualità della procedura che sinora non vede coinvolto il ministero della Giustizia come autorità centrale competente. Domani faremo le nostre valutazioni, sulla base della documentazione che ci verrà eventualmente trasmessa».

Questa sarebbe la dimostrazione che a Nordio, la domenica pomeriggio, non era arrivato nulla che lo mettesse in condizione di decidere alcunché. Tutta la vicenda ruota dunque sul giallo delle comunicazioni. In particolare Bartolozzi è finita nel mirino per aver raccomandato ai suoi di parlare su Signal: ma, dicono fonti a lei vicine, era una vicenda che atteneva alla sicurezza nazionale e non era il caso di parlarne sul protocollo aperto, meglio la posta riservata o Signal. Sia Nordio che Bartolozzi hanno per ora respinto l’ipotesi di dimissioni. «Quando il tribunale dei ministri avrà sciolto la riserva saprete il contenuto delle carte», ha dichiarato la capo gabinetto. Intanto dagli atti del procedimento del Tribunale dei ministri è emerso che nei primi giorni dello scorso giugno l’avvocato Giulia Bongiorno chiese per iscritto al Tribunale dei ministri di ascoltare il sottosegretario Alfredo Mantovano, che aveva seguito ogni fase della vicenda e poteva, nella valutazione della legale, garantire un’informazione completa. La risposta dei giudici fu che non erano interessati ad ascoltare la versione di Mantovano bensì quella del ministro Carlo Nordio e che ritenevano le due posizioni «non fungibili».

Parodi su Meloni: «Responsabilità politica e giuridica non sempre coincidono» 

Parodi durante la trasmissione ha commentato anche le parole della premier: «Meloni sostiene che è assurda la sua archiviazione mentre per gli altri venga richiesto il processo sul caso Almasri? Prendo atto di queste dichiarazioni, sicuramente dal punto di vista dell’onestà intellettuale apprezzabili, ma dico che la responsabilità politica e quella giuridica, penale, alle volte possono coincidere ma non necessariamente coincidono. Questo è il punto. Sbaglia chi ritiene che se c’è una, c’è anche l’altra, se non c’è una, non c’è l’altra. I meccanismi che individuano la responsabilità penale non sono gli stessi della responsabilità politica», ha detto a Radio Anch’io su Rai Radio1. «Io quindi credo che Meloni intendesse dire che lei si assume la responsabilità politica, come è normale che sia essendo il capo del governo, fermo restando che per la responsabilità penale andrà valutata. Sono due cose diverse», conclude. 

Nordio: «Meloni ha parlato per tutti»

E anche Nordio è tornato a citare la premier, spiegando ai cronisti in Transatlantico che Meloni «ha parlato per tutti», anticipando la richiesta di autorizzazione a procedere da parte del tribunale dei ministri per la vicenda Almasri, anche se lui non ha ancora ricevuto niente: «Sono le 13.15 e non ho ancora ricevuto nulla, non ho avuto nessuna notifica» anche se «la legge prevede che vada trasmessa immediatamente». Dalle opposizioni arrivano richieste di chiarimenti direttamente alla presidente del Consiglio. «Deve riferire al Parlamento, a cui finora si è sottratta, per chiarire il castello di bugie costruito insieme ai suoi ministri Nordio e Piantedosi e al sottosegretario Mantovano», secondo il segretario di Più Europa Riccardo Magi. Per Angelo Bonelli (Avs) «Meloni e Nordio stanno tentanto di trasformare la vicenda Almasri in uno scontro politico con la magistratura». Mentre Giuseppe Conte (M5S) si rivolge direttamente alla premier, che aveva fatto riferimento alla sua posizione durante l’annuncio social: « Ma come ti permetti? Io scappo dalle mie responsabilità? Sono stato indagato per la gestione del Covid, non sono scappato. Bergamo mi ha indagato due anni e non ho fatto alcun piagnisteo alla Meloni. Sono andato al tribunale dei ministri e ho spiegato le mi posizioni. E sono stato assolto».


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5 agosto 2025 ( modifica il 5 agosto 2025 | 20:41)