La Red Bull senza Horner

Dal GP di Spa il muretto della Red Bull ha un nuovo leader, e certamente ci vorrà un po’ di tempo per abituarsi alla figura di Laurent Mekies dopo 20 anni sotto la guida di Chris Horner. Il francese ha esordito subito con una vittoria nella Sprint belga (grazie soprattutto alla qualità di guida di Max Verstappen) ma adesso arriva il difficile, con una superiorità tecnica erosa dalla diaspora di ingegneri e dalle bufere interne e una sfida 2026 di difficilissima interpretazione.

Dietro la separazione si cela una lotta intestina che ha visto contrapporsi due fazioni: da una parte Horner, sostenuto inizialmente dalla proprietà thailandese, e dall’altra il “clan” composto dal responsabile sportivo Red Bull Oliver Mintzlaff, il consigliere Helmut Marko e la famiglia Verstappen, particolarmente papà Jos.

Le parole di Ecclestone

Horner aveva evidentemente capito in anticipo che il vento stava cambiando, ma forse non si aspettava un’accelerazione degli eventi così repentina, anche perché il giorno prima della decisione (comunicata al britannico martedì 8 luglio e al pubblico l’indomani) non aveva detto nulla all’amico Bernie Ecclestone. L’ex boss della F1 lo ha difeso così: “Ho fatto sapere ad alcuni amici in Red Bull che forse era stata una un po’ una crudeltà, ma non avevano molta scelta. Hanno deciso che questo era ciò che avrebbero fatto e basta“, questo il suo commento ai britannici di Sky Sports Uk. “Dovevano scegliere e darsi da fare“.

Secondo alcune indiscrezioni, i due potrebbero unirsi e comprare delle quote in Alpine. Uno scenario che Ecclestone ha liquidato con una battuta: “Credo che ci siano più probabilità che Lewis Hamilton vinca il suo ottavo titolo. Non so come, dove o se vorrà tornare in F1. Probabilmente no, perché lui vuole possedere una parte della squadra. A meno che non trovi qualcuno disposto a investire soldi per acquistare una squadra, non credo che accadrà“.