Arrivano i primi 100 infermieri di comunità e famiglia. Appuntamento domani pomeriggio alle 16.30 all’interno dell’auditorium Arcobaleno della Asl di Bari, ex Cto, su Lungomare Starita a Bari per la consegna degli attestati, traguardo finale dei primi corsi promossi dalla Regione Puglia in collaborazione con l’Azienda sanitaria locale e Ordine professioni infermieristiche del capoluogo pugliese.
APPROFONDIMENTI
Un momento atteso e importante quello che porta all’ufficialità di una figura che nel prossimo futuro sarà chiamata a recitare una parte importante nella nuova struttura della sanità territoriale e di comunità. L’infermiere di famiglia e comunità rappresenterà un presidio fondamentale della sanità di prossimità, operando in stretto contatto con le famiglie, i medici di medicina generale e gli altri professionisti dell’assistenza territoriale. Alla cerimonia di consegna dei diplomi saranno il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, l’assessore regionale alla Sanità, Raffaele Piemontese, il direttore generale dell’Asl Bari, Luigi Fruscio, il dirigente responsabile delle Professioni sanitarie ospedaliere e territoriali dell’Azienda sanitaria, Mauro Martucci e il presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Bari, Saverio Andreula.
«Una giornata importante quella di giovedì (domani, ndr.) – esordisce quest’ultimo – un punto di arrivo di rilievo. Si sono chiusi i primi due moduli dei sei complessivi organizzati nella sola azienda sanitaria locale di Bari. Un centinaio di professionisti in tutto che sono stati preparati alle nuove mansioni professionali previste nel nuovo ambito della Medicina territoriale e sempre più esperti nell’assistenza domiciliare e di comunità». Oltre 200 ore di formazione frontale in aggiunta alle quali sono state svolte esperienze di tutoraggio attivo e di interazione con le altre strutture e professionalità sanitarie presenti sul territorio. Un percorso completo, dunque, che spinge a passi veloci verso una sanità moderna e nuova. In tutto gli infermieri di famiglia saranno circa 700.
«Quello sanitario è un sistema in continua e costante trasformazione e miglioramento – aggiunge Andreula – sempre più attenta a nuove possibilità e indirizzata sempre più in maniera decisa verso la domiciliarità delle cure agli assisti anche dai recenti indirizzi normativi nazionali e regionali. L’assistenza domiciliare, familiare e di comunità rappresenta una novità di rilievo che permette di intercettare le esigenze sanitarie sui territori». Il segretario di Opi Bari continua a riguardo: «Una nuova modalità questa che porta importanti vantaggi sull’intero sistema sanitario. Ascoltare e farsi carico delle problematiche dei pazienti evita, infatti, l’affollamento dei pronto soccorso degli ospedali e degli studi di Medicina generale. Invece che subire queste situazioni, la tendenza è quella di avere in prossimità una presenza rafforzata di infermieri specializzati in grado di prendersi cura delle persone fragili, in primo luogo – rimarca – degli anziani e dei soggetti con più patologie complesse e croniche. L’infermiere di famiglia e comunità diviene quindi una figura professionale centrale nel nuovo sistema».
È evidente come l’azione che essi saranno chiamati a svolgere sarà sinergica con quelle dei medici di base e non solo. «Non appena saranno attive in Puglia le Case di comunità – sottolinea Andreula – questa nuova tipologia di infermieri potrà essere ancora più performante d quanto già può essere oggi, andando quindi a prendere in carico piccole criticità sanitarie a partire, ad esempio, dal ciclo di somministrazione terapeutica e da tante altre situazioni che si potranno gestire nelle strutture di comunità e a domicilio anche ottemperando al raggiungimento di un altro obiettivo, quello della sostanziale riduzione dei costi, visto che tali interventi non verranno più affrontati negli ospedali».
Nel momento in cui l’intero progetto sarà messo a terra per come deliberato dalla giunta regionale pugliese in termini di strutturazione e di svolgimento del sistema, dunque, i primi 100 infermieri di famiglia e comunità daranno inizio al servizio. «Per questi primi moduli, due dei quali sono arrivati alla fine del percorso formativo – ribadisce Andreula – si è puntato in via prevalente e preferenziale su infermieri già esperti e in servizio sul territorio nelle modalità oggi previste dal sistema sanitario, ossia quelli che si occupano di assistenza domiciliare o offrono la loro professionalità nei distretti sanitari».