Quando si parla di found footage, i primi titoli che vengono in mente sono inevitabilmente cult come The Blair Witch Project o, per i più estremi, Cannibal Holocaust. Eppure, nel 2015, un film passato quasi inosservato ha provato a dire la sua nel genere, riuscendo a trasformare un budget minuscolo in un incasso sorprendente: stiamo parlando di The Gallows – L’esecuzione, diretto da Travis Cluff e Chris Lofing.
Girato con appena 100.000 dollari, il film ha incassato circa 43 milioni di dollari in tutto il mondo, ovvero 430 volte il suo costo di produzione. Un risultato che, a conti fatti, lo ha reso un trionfo economico per la casa di produzione Blumhouse. Eppure, nonostante il successo al botteghino, The Gallows è stato stroncato sia dalla critica che da buona parte del pubblico.
Blumhouse è nota per dare grande libertà creativa ai registi, e da questa filosofia sono nati titoli originali e disturbanti. Ma non sempre la formula funziona: nel caso di The Gallows, molte recensioni su Rotten Tomatoes lo hanno definito “narrativamente artificioso” e “visivamente confuso”. Gli spettatori più critici lamentano jump scare prevedibili, scrittura mediocre e una storia dimenticabile, sottolineando anche come il trailer mostrasse un film molto più intenso di quello che poi si è rivelato sullo schermo.
Eppure, c’è chi difende la pellicola: per alcuni resta un divertente horror a basso costo, con momenti volutamente camp e un uso del found footage che, per quanto imperfetto, sa intrattenere chi è disposto ad accettarne i limiti. Lo stesso budget ridotto ha giocato un ruolo decisivo nel successo economico, rendendo il recupero dell’investimento un traguardo facile da raggiungere.
Il successo al botteghino di The Gallows ha inevitabilmente portato alla realizzazione di un sequel, The Gallows Act II (2019). Ma se il primo film si era fermato a un già basso 15% di gradimento da parte della critica, il secondo è riuscito a fare ancora “meglio”: 0% su Rotten Tomatoes. Secondo RogerEbert.com, si tratterebbe addirittura del “peggior film di Blumhouse”, definito “incompetente” e “fuori tempo” rispetto sia alla cultura di internet che a quella teatrale.
Il film appare indeciso sulla propria identità, oscillando tra sequenze found footage e riprese più tradizionali che finiscono per farlo sembrare un prodotto mal confezionato. Qualche sostenitore, però, apprezza un twist finale curioso e alcuni momenti di tensione, ritenendolo persino più divertente del primo capitolo.
Al di là dei giudizi artistici, la storia di The Gallows dimostra che nel cinema horror il successo al botteghino non dipende sempre dalla qualità percepita. Un’idea semplice, un budget ridotto e una distribuzione mirata possono trasformare anche un titolo controverso in un successo economico.
E Blumhouse, nonostante gli inciampi, continua a puntare su questo modello produttivo: in arrivo ci sono Black Phone 2 con Ethan Hawke (ottobre 2025) e Five Nights at Freddy’s 2 con Josh Hutcherson (dicembre 2025). Chissà se uno di questi riuscirà a replicare l’improbabile colpo di fortuna di The Gallows.
Fonte: CBR
© RIPRODUZIONE RISERVATA