L’AI mi ruberà il lavoro? Una domanda che ci siamo chiesti e abbiamo chiesto chissà quante volte, da quando ChatGpt e colleghi hanno preso piede nella quotidianità di professionisti, studenti o semplici appassionati di tutto il globo. Una domanda anche lecita, dacché sono numerose le aziende che hanno licenziato un considerevole numero di dipendenti in favore dell’implementazione dell’intelligenza artificiale, salvo qualche ripensamento.
Ma ora, a dare una risposta scientifica, ci pensa Microsoft, i cui ricercatori hanno pubblicato a luglio 2025 su arxiv uno studio (dal titolo, tradotto in italiano, «Lavorare con l’intelligenza artificiale: misurare le implicazioni occupazionali dell’intelligenza artificiale generativa») in cui viene stilata una classifica calcolata su un coefficiente utile a stabilire (o quantomeno, farsi un’idea) di quali siano le professioni più a rischio in relazione alle capacità dei modelli oggi in circolazione.
Ma è anche interessante la metodologia di questa ricerca. Per condurla infatti, i ricercatori hanno setacciato ben 200mila conversazioni anonime avvenute su Copilot, all’interno del quale gli utenti hanno sottoposto compiti di varia natura al chatbot. In base alle risposte ottenute, i ricercatori hanno assegnato poi un punteggio relativo alla qualità del lavoro prodotto per la rispettiva professione. Ma quali sono quindi le mansioni più a rischio? Proviamo a scoprirlo per macro-aree, ma anticipiamo un piccolo spoiler: l’AI in realtà, per i diversi casi, non ha portato ad una sostituzione, ma ad una metamorfosi, volta soprattutto ad ottimizzare il lavoro e risparmiare tempo, in favore della produttività. Almeno secondo i ricercatori di Microsoft, azienda che ha tagliato 9.000 posti di lavoro in favore dell’AI.