di
Simone Innocenti
Daniele Santoni: «Ho chiamato la mia ex moglie al telefono e mi ha risposto piangendo. Ho capito tutto e l’ho capito immediatamente»
Dice che prima di avere la certezza che sua figlia fosse morta è come se ne avesse avuto una sensazione netta. «Me lo sono sentito», sussurra Daniele Santoni, 57 anni, padre di Giulia, la ragazza di 22 anni originaria di Loro Ciuffena (Arezzo) morta nell’incidente sull’A1. Giulia, che stava facendo servizio civile, era nell’ambulanza della Misericordia di Terranuova Bracciolini assieme al confratello Gianni Trappolini: stavano trasportando un paziente, Franco Lovari, all’ospedale della Gruccia quando un Tir le è piombato addosso. «Mia figlia era una ragazza splendida, sorridente, delicata e dolce», dice Daniele, la voce rotta dalla commozione.
Cosa è successo lunedì?
«Io ero al lavoro. Ho pensato che dovevo chiamare mia figlia ma col lavoro che fa non si sa mai se è un buon momento per cercarla al telefono oppure no. Allora mi sono detto che l’avrei cercata più tardi. Ho continuato a lavorare per l’intera mattina, ma sentivo che qualcosa non andava. Durante la pausa pranzo una mia collega ha preso il cellulare e ha visto che c’era stato un incidente in A1. “Che novità”, mi sono detto: ho controllato anche io la notizia e ho visto la foto di un’ambulanza. Mi si è gelato il sangue».
«Dentro di me ho subito sentito il peggio. Subito dopo ho chiamato il cellulare di Giulia ma il cellulare non rispondeva. Ho provato e riprovato. Ma nulla. Nulla. Così ho chiamato la mia ex moglie al telefono: mi ha risposto piangendo. E così ho capito tutto e l’ho capito immediatamente».
Quando ha visto Giulia l’ultima volta?
«La scorsa settimana. Era felicissima, aveva il suo sorriso speciale. Ha giocato con Teo, il nostro cane. Io e mia moglie siamo separati, ma abbiamo cresciuto assieme Giulia. Lei era una ragazza fantastica che amava la vita ed era delicata verso tutti. Amava le persone con naturalezza. Amava soprattutto aiutare gli altri: era la cosa che le piaceva di più. C’è una cosa che mi ha sempre colpito di mia figlia».
«A 16 anni ci ha chiesto di potere andare in Misericordia: visto che era minorenne abbiamo dovuto firmare i fogli io e la mia ex moglie per permetterle di fare questo servizio. Poi non appena ha avuto 18 anni ha fatto tutti i corsi per guidare e salire sull’ambulanza. Aveva fatto volontariato alla Misericordia di Loro Ciuffena e anche a quella di Porto Azzurro, all’Isola d’Elba».
Sua figlia studiava scienze infermieristiche all’Università di Firenze, a Careggi.
«Le piaceva molto. Seguiva le lezioni e poi andava alla Misericordia. Finiva di fare volontariato e andava in facoltà. Ora aveva avuto l’opportunità di fare servizio civile alla Misericordia di Terranuova Bracciolini, dove a breve avrebbero aperto un servizio 24 ore su 24: lei — in cuor suo — puntava a quello. La Misericordia era il suo mondo e per lei era una seconda famiglia: i volontari di Terranuova, con me, sono stati splendidi. E splendidi sono stati gli agenti della polizia stradale: con me e mia moglie si sono comportati in maniera unica, ci sono stati vicino».
L’autista del tir non avrebbe frenato provocando la morte di Giulia.
«No, guardi. Non ce l’ho con lui. Vada come vada, al netto delle indagini e dei perché, io continuo a pensare che questa sia stata una fatalità. Che il destino era scritto. Un destino maledetto, certo. Lo sa qual è l’unico pensiero al quale mi aggrappo?».
«Mia figlia è morta mentre stava facendo qualcosa che amava. È morta mentre stava aiutando il prossimo, che per lei era la cosa che più contava al mondo».
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6 agosto 2025
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