di
Lara Sirignano
«Era una salutista ortodossa, lo sport era la sua vita ed era rigorosa»
Il primo incontro non l’ha dimenticato. Una grigliata a casa di amici, gli occhi di «un colore travolgente»… Francesco Tilotta e Simona Cinà, la pallavolista 20enne trovata senza vita , sabato scorso, nella piscina di una villa di Bagheria durante una festa di laurea, si sono conosciuti tre anni fa. Un fidanzamento poi finito che era diventato una amicizia.
Come hai saputo della sua morte?
«Da un amico. È stato terribile. Ero tornato a casa dal mare, ero andato a Isola delle Femmine. Strana coincidenza: l’ultima volta c’ero stato con lei, tanto che mi ero chiesto “chissà se la vedo”. Avevo con me il telefono in cui per scelta non ho social, avevo letto un libro tutto il giorno. A un certo punto mi chiama un ragazzo con cui esco sempre e mi dice che era successa una cosa tremenda. E aggiunge: “È morta Simona”. Mi si è gelato il sangue».
«Ho cominciato a guardare i siti, a chiamare persone del gruppo per sapere. Metabolizzare, accettare che Simona non c’è più non è stato e non è facile. Aveva solo 20 anni…»
Che idea si è fatto? Come è morta?
«Questo non lo so, sto cercando di capirlo anche sentendo chi l’ha vista negli ultimi istanti, chi era alla festa, ma non è facile. Quel che so di certo è che Simona non si ubriacava, non eccedeva nel bere, non avrebbe mai assunto alcun genere di droga. Era una salutista ortodossa, lo sport era la sua vita, era rigorosa».
«No, ovviamente se andava a una festa poteva bere una birra, era una ragazza normale, ma io non l’ho mai vista neppure un po’ su di giri. Litigavamo perché ogni tanto fumavo una sigaretta e lei non voleva. Ricordo che era talmente attenta alla dieta che un giorno si era portata 9 anacardi come spuntino . Non 10 o 15, 9 perché quella era la sua dieta».
Una brava ragazza dunque.
«Brava ragazza mi pare riduttivo. Era intelligente, determinata, allegra. Lo sport era la sua vita, specie il beach volley, era il suo ossigeno, le dava la carica. Si era iscritta in Scienze Motorie e aveva un impiego nella società di pallavolo, oltre a lavorare in un locale. Lei e i suoi fratelli hanno sempre cercato di non pesare sui genitori e si sono sempre dati da fare».
Come vi siete conosciuti?
«A una grigliata a casa di amici un 25 aprile. Mi ha colpito subito: aveva degli occhi di un colore travolgente, era allegra, piena di amici, socievole».
Vi siete subito frequentati?
«No, perché io ero sotto esame (Francesco studia Economia, ndr) ed ero molto concentrato su quello, però ci siamo scritti. Poi sono stato male e lei mi ha cercato per avere notizie. Abbiamo cominciato a vederci da giugno».
Ha conosciuto anche la famiglia?
«Sì i genitori, i fratelli: era legatissima alla gemella Roberta anche se erano molto diverse. Una volta abbiamo avuto anche un brutto incidente in auto e suo padre è venuto in ospedale… È lì che l’ho visto la prima volta».
Poi vi siete allontanati?
«Eravamo troppo giovani. Ci siamo incontrati nel momento sbagliato. Io vivevo anche un periodo complicato. È successo e basta e per un po’ ci siamo persi. Ci eravamo ritrovati negli ultimi tempi».
«Lavorava, studiava e si allenava: la sua vita era questa».
Potrebbe essere stata avvicinata dalle persone sbagliate?
«Ma no, lo escludo. Aveva amicizie sane perché lei era una persona sana. Vera e sana».
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6 agosto 2025
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