Bologna, 3 agosto 2025 – Come si fa a raccontare la bucolica vita appenninica dell’artista Chizu Kobayashi? Bisogna osservarla per anni, capirne le tante sfaccettature, tra lavorazione delle sue sculture di fil di ferro e ottone e gestione di una famiglia e una casa che comprende: tre figlie (Yuma, Miu, Tae di 15, 12 e 7 anni), 2 asinelli (Momo e Nora), 2 cani (Melina ed Emily), 2 gatti (Totò e Mimì) e 6 galline. E anche il marito Paolo. Poi l’orto, un progetto ambizioso e magico e la vita artistica, spesso a Bologna, che lo scorso febbraio l’ha portata a inaugurare una mostra con l’amica artista Julia Von Stietencron, da Orea Malià, in via Ugo Bassi.

Ecco come ha fatto la regista Hinako Tobita, che fino a una settimana fa era a Loiano per le riprese con la troupe, di un documentario già venduto alla tv nipponica NHK che, attraverso le quattro stagioni, racconterà la vita di Chizu Kobayashi, originaria di Niigata, con una laurea al Musashino Art University di Tokyo e una specializzazione in lavorazione dei metalli, che dal 2008 vive a Bologna. E se ne vedranno delle belle. Tobita ha iniziato a osservare Kobayashi dal 2019, quando per la prima volta l’artista, oggi 47enne, andò a Tokyo per la sua prima mostra personale nipponica alla galleria Pale Jute.

Capitò che la celebre attrice Yuriko Ishida fosse all’evento, ne rimanesse entusiasta e decidesse di postare una storia su di lei, facendola conoscere ai suoi oltre 3 milioni di follower. Anche Chizu, già da un po’, è divenuta una celebrity e in tantissimi la seguono sul suo canale Ig dove mostra le sue raffinatissime opere e le storie giornaliere della famiglia dentro e fuori il Calanco, la casa dell’Anconella dove vive dal 2020.

Così la scorsa primavera la regista giapponese è arrivata quassù per la prima volta e col suo team ha ripreso la vita e le occupazioni in quella stagione, concentrandosi molto sulla vita nell’orto anche e ripercorrendo la storia dell’arrivo di Chizu a Bologna e una parte in cui l’artista è con la figlia maggiore Yuma. Per l’estate ha fatto visita in luglio, riprendendo la vita bucolica con le bimbe, il primo mercatino di Miu a Loiano, i giochi in piscina con vista calanco e la gara di cucina delle figlie coi tanti amici, la raccolta del miele a Budrio, la festa ’d’la batdura’ che celebra il raccolto del grano e vede unita la comunità.

Per i giapponesi tutto questo è puro esotismo e si vedrà nella prima puntata di un’ora che uscirà a settembre, poi a ottobre e dicembre la troupe tornerà e l’apice sarà il periodo natalizio, dove la casa diventa una lunghissima festa tra addobbi e cucina. Ma, assicura Kobayashi: “La mia casa non è il Mulino Bianco, anche se spesso le storie potrebbero suggerirlo, perché c’è sempre una gran confusione e il documentario cerca di raccontare il mio rapporto con le bambine, come mi interfaccio con ogni carattere e questa cultura mista italo-giapponese, di cui sono figlie, con la mia voglia di trasmettere loro entrambe le tradizioni”.