Ci sono eventi che hanno segnato la storia della provincia di Belluno – dal Vajont all’alluvione del 1966, dalle visite dei Papi ai Presidenti della Repubblica – e in molti casi a documentarli c’era una macchina fotografica dell’agenzia Zanfron. Oggi, a più di sessant’anni dall’inizio dell’attività, «Foto Zanfron» continua a rappresentare un punto di riferimento locale per il fotogiornalismo e il lavoro di bottega, tra servizi privati e stampe.
Fondata da Giuseppe Zanfron all’inizio degli anni Sessanta, l’attività prese avvio in un piccolo laboratorio in viale Fantuzzi. «Lì furono sviluppati anche gli scatti del Vajont», racconta Luca Zanfron, attuale titolare, che ha iniziato a lavorare al fianco del padre già da giovanissimo. Dal 1968 la sede si trova in via Jacopo Tasso, a Belluno.
Luca, oggi 54enne, ha vissuto in prima persona l’evoluzione di un mestiere profondamente cambiato: «Avevo 15 o 16 anni quando ho cominciato ad accompagnare papà. Il fotogiornalismo non conosce pause: la frana scende quando scende, la notizia non aspetta. Ho iniziato a scattare per gioco a dieci anni, poi le estati le passavo lì, in negozio. Non c’era l’alternanza scuola-lavoro di oggi, ma fu una grande palestra». Tra i suoi ricordi più vivi, l’incontro con Giovanni Paolo II durante una vacanza in Cadore e una conversazione con Francesco Cossiga ad Auronzo, allora Presidente della Repubblica: «Di queste esperienze, più che la “bella foto”, ti resta in mente l’opportunità che hai avuto grazie a questo lavoro».
Negli anni, il settore ha subito trasformazioni profonde. L’avvento degli smartphone e la diffusione massiccia dei social media hanno ridefinito i confini della fotografia professionale. «Oggi la foto non è più esclusiva: chiunque può scattare in ogni momento. Lo smartphone è un’estensione del braccio. Tuttavia, ci sono ancora ambiti, come il fotogiornalismo di guerra, dove la figura del fotografo mantiene un ruolo centrale», osserva Zanfron.
Anche i servizi al pubblico si sono adeguati: «Sempre più clienti arrivano con centinaia di immagini salvate sul telefono. Le selezionano loro stessi, poi ce le inviano via WhatsApp per la stampa. È un sistema semplice e accessibile, anche per le persone più anziane».
Resta invece una certa distanza rispetto all’uso dell’intelligenza artificiale per il ritocco fotografico. «I sistemi attuali non hanno ancora raggiunto una precisione sufficiente. Preferiamo usare strumenti digitali tradizionali, che richiedono più tempo ma permettono risultati più naturali».
Secondo Zanfron, la creatività continua a fare la differenza: «Oggi la tecnologia è più accessibile, ma a fare la differenza è sempre l’occhio del fotografo. Basta guardare alcuni scatti pubblicati dai giovani sui social: la fantasia è un valore aggiunto. C’è ancora chi si avvicina alla fotografia reflex, anche con pellicole 135».
L’agenzia è cresciuta nel tempo anche grazie al contributo di collaboratori che, ricorda Luca, «hanno prestato il loro impegno in maniera esemplare». Un mestiere, il suo, che ha permesso di entrare in contatto con molte persone e di costruire relazioni umane oltre che professionali.
Il legame con Appia CNA Belluno dura da oltre sessant’anni. L’agenzia Zanfron è una delle novanta aziende associate da più di mezzo secolo. «Siamo sempre stati una realtà medio-piccola, ma il rapporto con l’associazione è stato solido, sia sul piano professionale sia su quello umano. Papà conosceva bene i presidenti e i direttori che si sono succeduti. Io stesso ho fatto parte del Consiglio d’amministrazione ed ero presidente di mestiere Fotografia e video», spiega Luca.
Appia CNA Belluno ha rappresentato, per l’agenzia, un punto di riferimento anche sul fronte pratico e normativo: «Per me Appia è quella realtà che so di poter contattare quando ho un problema e so che riceverò subito una risposta. Penso alla gestione dei dipendenti, ma anche a questioni più specifiche come lo smaltimento dei rifiuti speciali per lo sviluppo delle foto: in quel caso, le normative cambiavano spesso e Appia ci ha sempre tenuti aggiornati».
Una storia artigiana, quella dei Zanfron, che continua a evolversi mantenendo saldo il legame con il territorio e con una professione che, pur cambiando volto, non ha perso il suo significato.
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