L’ottantesimo anniversario delle bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki non è solo una necessaria occasione per commemorare le vittime dell’immane tragedia, ma anche per riflettere su ciò che sta succedendo nel resto del mondo. È la stessa città di Hiroshima, attraverso un comunicato ufficiale, a riconoscere come le tensioni globali siano alle stelle, con conflitti che scoppiano e continuano in ogni parte del pianeta. Conflitti a cui si aggiungono le preoccupazioni per il rischio dell’uso di armi nucleari e governi di molti stati che continuano a pianificare la modernizzazione e il potenziamento dei propri arsenali. La città di Hiroshima, prosegue il comunicato, ritiene sia necessario creare, attraverso e nella società civile, degli obiettivi comuni che liberino il mondo dalle armi nucleari, e promuovano inoltre dei cambiamenti politici diretti.
Per far ciò, a Hiroshima, ma in tutto l’arcipelago più in generale, sono stati organizzati una serie di eventi artistici e culturali legati a tematiche della pace e come monito contro gli orrori della guerra. La maggior parte di queste manifestazioni si stanno svolgendo in questi mesi e avranno il loro periodo più sentito proprio nelle prime settimane di agosto, non solo il mese delle due bombe ma anche quello dedicato al culto dei defunti.
Una mostra organizzata presso il Museo d’arte contemporanea di Hiroshima esplora il legame tra la memoria del conflitto e delle bombe atomiche e l’espressione artistica. Attraverso sculture realizzate a partire da tematiche legate alla guerra, questa mostra esamina come le arti, in questo caso quelle plastiche, contribuiscano in maniera determinante alla formazione, preservazione, ma anche alterazione in alcuni casi, della memoria storica
La fotografia sembra essere uno dei mezzi espressivi più usati per trasmettere alle nuove generazioni le testimonianze della tragedia di Hiroshima e Nagasaki. Succede ogni estate, ma quest’anno le piccole mostre, magari quelle organizzate da comitati di cittadini o altri privati un po’ in ogni angolo dell’arcipelago, sembrano essersi moltiplicate.
L’ex quartiere di Nakajima, dove si trova il Parco del Memoriale della Pace a Hiroshima, era un tempo uno dei quartieri commerciali più frequentati della città e naturalmente un luogo ricco di sale cinematografiche. Negli anni precedenti la guerra del Pacifico, nella città erano presenti circa una ventina di cinema, ma subito dopo il conflitto ne rimase solo uno, situato nel quartiere di Ujina. Hiroshima è stata quindi, fin dall’alba della settima arte, un luogo dove il cinema ha svolto un ruolo culturale importante. Come parte degli eventi legati all’anniversario di quest’anno, quattro sale cinematografiche situate a poca distanza dal Parco della Pace stanno presentando da alcuni mesi cinquanta lungometraggi che in qualche modo sono legati, direttamente o indirettamente, a tematiche di guerra e pace. Lavori che parlano non solamente delle tragedie di Hiroshima e Nagasaki, ma anche della sanguinosa battaglia di Okinawa e di conflitti in altre parti del mondo.
Il programma comprende un’ampia varietà di generi, dai film di finzione, alle animazioni, dai documentari fino a nuove uscite. Fra queste ultime citiamo almeno Ki no ue no guntai, film ispirato alla storia vera di due soldati giapponesi che, dopo la fine della guerra, sopravvissero per due anni abitando su un albero e senza rendersi conto che il conflitto fosse terminato. Fra i classici invece il programma include lavori quali Hiroshima (1953) di Hideo Sekigawa, o Fuochi nella pianura (1959) di Kon Ichikawa. Ma anche animazioni come il toccante e delicato In questo angolo di mondo di Sunao Katabuchi del 2016 e il meno conosciuto Junod (2010) su Marcel Junod, dottore di guerra svizzero che arrivò in Giappone il 9 agosto del 1945. Tokyo Trial (1983) di Masaki Kobayashi è invece un fluviale e complesso documentario costruito a partire da filmati dei procedimenti del Tribunale militare internazionale per l’Estremo Oriente del 1946, mentre Himeyuri no to (1953), diretto da Tadashi Imai, racconta la tragedia del corpo studentesco femminile Himeyuri, che prestò servizio in prima linea durante la battaglia di Okinawa.