ALPAGO. L’Ulss 1 Dolomiti e i sindaci del territorio hanno incontrato gli allevatori di ovini per mettere a punto una strategia di contrasto ai focolai di Blue Tongue che interessano il Bellunese.
“L’Ulss è intervenuta con tempestività per i nostri allevatori: siamo infatti molto sensibili al tema perché abbiamo investito tanto negli ultimi vent’anni sulla razza ovina alpagota. Auspichiamo che ci possa essere una soluzione come già avvenuto nel 2016 con sierotipo 4 e siamo disponibili a farci parte attiva per proporre un aiuto da parte della Regione o degli enti preposti sia per quanto riguarda il costo delle vaccinazioni sia per quello dello smaltimento delle carcasse e tutti quelli connessi a questa fase epidemiologica” commenta il sindaco di Alpago Alberto Peterle.
Ad oggi i focolai sono 14, con 70 decessi totali di cui 50 pecore e 20 yak dei due allevamenti presenti nel territorio. Il centro di riferimento di Teramo, chiamato ad identificare il sierotipo virale responsabile dell’epidemia (sono 27 in totale), ha evidenziato che la malattia è provocata dal sierotipo 8, tipologia aggressiva per la quale tuttavia è disponibile un vaccino.
Finora, infatti, erano state disposte solo restrizioni per la movimentazione dei capi a carico degli allevamenti infetti. Ora, l’Ulss Dolomiti ha costituito una unità di crisi specifica composta dai veterinari Gianluigi Zanola (coordinatore), Enrico Francione e Stefano Sartori. Inoltre, ha diffuso una informativa con le indicazioni per gli allevatori disponibile anche nel sito www.aulss1.veneto.it.
Al momento, infatti, gli allevatori di ovini, caprini e bovini sono tenuti a segnalare tempestivamente ai servizi veterinari ogni sospetto riferibile alla malattia. Non essendo infatti disponibile una terapia, è cruciale prevenire l’esposizione agli insetti vettori con misure igienico-sanitarie e strutturali quali trattamenti repellenti sugli animali, con prodotti prescritti dal veterinario; ricovero notturno degli animali in ambienti chiusi e, se possibile, protetti da zanzariere; disinfestazione regolare degli ambienti, in particolare crepe e fessure nei muri, ed eliminazione di acque stagnanti per evitare lo sviluppo delle larve degli insetti.
Le limitazioni alle movimentazioni degli animali consentono comunque l’invio al macello di quelli privi di sintomi clinici, previa visita clinica favorevole. La malattia va considerata endemica, pertanto la misura più efficace per contenere la diffusione e proteggere gli animali è la vaccinazione.
“Assicuriamo agli allevatori il massimo supporto – spiega il commissario Ulss 1 Dolomiti Giuseppe Dal Ben – sia nel confermare le diagnosi di malattie e di morte, sia nell’individuazione delle misure di contenimento della trasmissione e nella campagna vaccinale. Porremo particolare impegno nell’affiancare gli allevatori in difficoltà nell’approvvigionamento e nella somministrazione del vaccino. Ricordo comunque che il consumo di alimenti di origine animale come carne o latte è sicuro”.
L’Ulss fa sapere infatti che sta già acquisendo un congruo numero di dosi di vaccino per supportare la campagna.
“L’incontro con gli allevatori si è svolto in un clima collaborativo – conclude Sara Bona, sindaca di Tambre – ed è stato importante avere da parte della dirigenza sanitaria le informazioni sui focolai e le misure di profilassi, nonché la disponibilità a essere vicina in particolar modo ai piccoli allevatori nella somministrazione del vaccino”.
Gli allevatori possono fare riferimento ai Servizi veterinari per informazioni sulla malattia (0437 516901; veterinario@aulss1.veneto.it), mentre per la campagna vaccinale è attivo il numero 0437 514343, dal lunedì al venerdì, dalle 8.00 alle 15.30.