Sono trascorsi quasi 30 anni dalla loro vittoria al Festival di Sanremo e da allora Fabio Ricci e Alessandra Drusian, in arte i Jalisse, sono usciti dalla grande ribalta. Non hanno mai smesso di fare musica, ma non hanno più raggiunto quei livelli di popolarità.
Domani saranno sul palco della Festa d’Estate di Callabiana, piccolo centro del Biellese che ogni anno ospita un protagonista della musica Anni 70, 80 e 90. Con loro ci sarà Gatto Panceri, cantautore e autore di brani per artisti come Mina e Giorgia.
Siete mai stati nel Biellese?
Alessandra Drusian: «Credo di no. In Piemonte siamo venuti spesso, io ho parenti a Casale Monferrato e abbiamo suonato qualche volta tra locali e piazze».
Fabio Ricci: «Vorrei aggiungere che queste sagre di paese sono fondamentali, raccolgono gente che ama incontrarsi e stare insieme. Oggi più che mai c’è bisogno di tornare al contatto fisico».
Siete reduci da una tournée all’estero, ma l’Italia non è stata altrettanto generosa con voi. Fuori dai confini nazionali è più facile dimostrare il proprio valore?
A.D.: «Siamo stati in tour con alcuni artisti dell’Eurovision Song Contest in Spagna, Polonia, Inghilterra e Australia. Non dobbiamo dimostrare nulla, facciamo musica e abbiamo scelto nel 1992 di essere coppia, sul palco e nella vita. Di certo fuori dall’Italia c’è un’attenzione maggiore».
Sono noti gli svariati “no” che avete ricevuto al Festival di Sanremo dopo la vostra vittoria del’97. Avete mai avuto la tentazione di lasciar perdere?
A.D.: «Nella musica c’è posto per tutti e noi sottolineiamo la realtà con l’autoironia. La musica è la nostra vita: i “no” fanno male, ma aiutano a risalire sulla bici e pedalare. L’idea di lasciare è venuta all’inizio, quando ci chiudevano tutte le porte perché indipendenti».
F.R.: «Allora non lo capivamo, nel tempo abbiamo raccolto molte testimonianze e abbiamo compreso che arrabbiarci non ci aiutava, anzi, rischiavamo la salute. La famiglia, gli amici più cari e l’affetto dei fan hanno alimentato la nostra voglia di andare avanti».
I Jalisse a Sanremo nel 1997
All’epoca erano circolate voci poco lusinghiere, da chi ipotizzava un possibile plagio in merito al brano “Fiumi di parole” al dubbio su come un duo semi sconosciuto abbia potuto vincere il Festival di Sanremo.
F.R.: «Le voci denigratorie sono state lanciate dagli addetti ai lavori e da certa stampa senza scrupoli che non hanno accettato la nostra vittoria. Nel 1992 giravo per le major con i provini da solista di Alessandra ma nessuno era interessato a produrre una donna con una “voce non importante”. Oggi si chiamerebbe mobbing, allora abbiamo curato le nostre ferite da soli concentrandoci sui live e sui molti lavori discografici che abbiamo prodotto fino a oggi. Il plagio è stata una menzogna incredibile, inesistente, ma alla comunicazione di allora faceva comodo denigrare un Sanremo orfano del suo direttore artistico, per la partenza di Pippo Baudo verso Mediaset».
A parte alcuni detrattori, ci sono tantissimi fan che vi amano, perché siete tra i pochi che sanno cantare senza autotune. Cosa ne pensate degli aiuti offerti dalla tecnologia?
A.D.: «I nostri fan sono fantastici, come le Jalisse Tribù sparse in Italia e oltre. Secondo me lo studio, la gavetta e il sacrificio fanno sì che tu sia pronto a ogni situazione, soprattutto i live. Servono ad avere la padronanza di sé stessi: quando sei sicuro della tua professionalità sai difenderti».
Cosa ci possiamo aspettare dalla serata del 7 agosto?
A.D.: «Un duetto per certi versi inedito. Noi amiamo tutta la musica, ma ci stiamo sempre più concentrando su due anime del nostro vissuto: l’ironia su alcuni brani, sul palco e tra la gente, e la vena rock-elettronica che è in noi».
Gatto Panceri
Sarete in coppia con Gatto Panceri. Cosa avete in comune con lui?
A.D.:«Amiamo entrambi la scrittura cantautorale e le belle narrazioni, proveniamo da una scuola analogica dove anche il rumore e il fruscio erano suoni».
Cosa sognate per il vostro futuro artistico? Ci sono ancora obiettivi da raggiungere?
F.R.: «Il futuro non lo guardiamo, viviamo il presente ed è già una gran bella cosa. A me piacerebbe realizzare il sogno di una collaborazione con Mike Shinoda dei Linkin Park»
A.D.: «Sanremo con la saga dei no è ormai una tappa fissa. Ma noi non molliamo, c’è vita oltre il Festival».