In cerca di fiducia. Lorenzo Musetti ha dovuto fare i conti con la seconda sconfitta consecutiva all’esordio nel massimo circuito internazionale del tennis: dopo l’eliminazione a Wimbledon, l’uscita di scena immediata sul cemento di Washington. Indubbiamente, i problemi fisici sono i principali responsabili di questo rendimento.
Nel corso della semifinale del Roland Garros contro lo spagnolo Carlos Alcaraz, Musetti era stato costretto a ritirarsi per una lesione di primo grado alla coscia sinistra. Un infortunio che gli impedito una preparazione adeguata sull’erba e una volta giunto a Londra un’infezione virale l’ha ancor più debilitato. Un versione decisamente sottotono di Lorenzo è stata quella contro il georgiano Nikoloz Basilashvili sui prati di Church Road.
Si è optato per una fase di stacco e la ripresa degli allenamenti non è stata semplice, per la stessa ammissione del tecnico Simone Tartarini. “Abbiamo ripreso gli allenamenti a Montecarlo e all’inizio non siamo andati oltre l’ora. Spesso doveva fermarsi. Ora ha ripreso a ritmo più intenso e il periodo nero pare superato. Washington per lui sarà una sorta di rodaggio. Giocherà il suo primo ATP500 in stagione per risentire le buone sensazioni. La voglia di far bene sul cemento è tanta, anche se non è la sua superficie preferita. Lui ama alternare alle accelerazioni dei colpi interlocutori, e il cemento non permette l’utilizzo di questa tattica. Stiamo lavorando però per riuscire a ottenere il massimo anche su questo tipo di terreno“, aveva raccontato Tartarini a Tuttosport.
Necessario ritrovare quel feeling che sulla terra si è ammirato, in termini di solidità e aggressività. Il raggiungimento delle ATP Finals a Torino passa anche da questo e c’è un dato che desta sensazione: il giocatore toscano ha vinto in carriera solo il 47% dei match ATP disputati su hard court, peggior dato tra gli attuali top-20. Se si considera che su questa superficie si assegna quasi il 70% dei punti ATP, è necessario un cambio di marcia.