Il Rapporto Censis-Federfarma 2025 evidenzia come la ‘nuova farmacia’ rappresenti un presidio chiave per garantire accessibilità a un sempre maggior numero di servizi essenziali 

Se è vero che la pandemia ha lasciato diverse cicatrici, ha anche spalancato nuovi spazi e aperture, spingendo molte realtà sanitarie, tra cui le farmacie, a ripensare il proprio ruolo. È da qui che parte il “Rapporto Federfarma-Censis 2025”, dedicato alla “nuova farmacia”, intesa come presidio sanitario evoluto, prossimo ai bisogni delle persone e parte integrante del Servizio Sanitario Nazionale (SSN).

La fotografia che emerge dall’indagine però non si limita a registrare consensi. Mette in luce anche attese, bisogni irrisolti e timori diffusi, soprattutto tra le fasce più fragili della popolazione. Il Rapporto evidenzia come la fragilità comprenda persone con patologie croniche e rare, disabilità e bisogni complessi di assistenza, per cui la prossimità e la continuità dei servizi sono fondamentali. 

Secondo i dati Censis, otto italiani su dieci (82,7%) chiedono il recapito a domicilio dei farmaci per le persone fragili, un’esigenza una richiesta che rappresenta la priorità assoluta tra le esigenze dei cittadini, in particolare per chi ha difficoltà motorie, condizioni complesse o disabilità, per cui il recapito a domicilio assicura continuità terapeutica e riduce il rischio di interruzioni. Questa modalità facilita la continuità terapeutica e riduce il rischio di interruzioni nelle cure. Una richiesta che si inserisce nel riconoscimento del ruolo anche sociale delle farmacie: il 92,6% della popolazione le considera un servizio essenziale e sempre accessibile, mentre oltre il 90% si dichiara favorevole all’estensione dei servizi disponibili, a conferma della fiducia nel potenziale di questi presidi territoriali come sostegno del sistema sanitario pubblico.

FARMACIA DEI SERVIZI: VERSO UN NUOVO MODELLO DI PROSSIMITÀ 

La “farmacia dei servizi” ha radici profonde nella normativa italiana. A definirne per la prima volta i contorni è stata la legge n. 69 del 2009, seguita dal decreto legislativo n. 153 dello stesso anno e dai successivi decreti attuativi del 16 dicembre 2010, che hanno introdotto prestazioni analitiche di prima istanza e la possibilità di effettuare servizi di secondo livello grazie a dispositivi strumentali e alla presenza di operatori sanitari.

Da allora, molte farmacie hanno progressivamente ampliato le proprie funzioni, affiancando alla dispensazione del farmaco attività come la prenotazione di visite ed esami specialistici, gli screening di prevenzione, l’educazione sanitaria, le campagne informative, i servizi di autocontrollo e, in alcuni casi, anche prestazioni professionali svolte da personale sanitario su richiesta dei medici di base. Un percorso portato avanti spesso attraverso accordi locali con Regioni e ASL.

Oggi questo modello riceve nuovo slancio. La legge di Bilancio 2025 ha prorogato la sperimentazione della farmacia dei servizi, fissando al contempo una verifica da parte degli organi competenti per definire le modalità di messa a regime dei nuovi servizi. A rafforzare ulteriormente la riforma, la recente firma della nuova Convenzione farmaceutica, che segna un passo decisivo verso l’integrazione strutturata della farmacia all’interno del Servizio Sanitario Nazionale.

UN RUOLO IN CRESCITA

L’immagine delle farmacie è solida: il 95% delle persone intervistate esprime un giudizio positivo. Il 60% ha una farmacia di fiducia cui si rivolge stabilmente, mentre il 28,8% ci va almeno una volta a settimana. Le farmacie, quindi, sono viste come presidi pubblici accessibili e affidabili, luoghi in cui si trova supporto anche quando il medico è irraggiungibile.

Non parliamo soltanto di vendita o distribuzione di farmaci, perché l’orizzonte si è già allargato a tamponi, vaccinazioni, educazione sanitaria e screening. Tuttavia, le opportunità reali offerte dalla sperimentazione della “farmacia dei servizi” sono ancora troppo disomogenee e spesso poco conosciute (solo il 31% del campione ne ha sentito parlare), come holter pressorio e cardiaco, ECG e spirometria, già previsti nel D.lgs. n. 153 del 2009.

LE RICHIESTE DEI CITTADINI: PIÙ SERVIZI, PIÙ ACCESSIBILITÀ

A dirlo chiaramente è chi vive quotidianamente le difficoltà di accesso alla sanità pubblica. Le richieste più urgenti riguardano:

· il recapito a domicilio dei farmaci per persone fragili (auspicato dall’82,7%);
· la distribuzione diretta di farmaci e presidi per conto della ASL (76,4%);
· la prenotazione di visite ed esami CUP in farmacia (72,3%);
· l’erogazione di test diagnostici di base (colesterolo e glicemia, ad esempio) e attività di telemedicina (oltre il 70%).

Questi servizi sono particolarmente rilevanti per le persone con malattie croniche e rare, che necessitano di un supporto costante e monitoraggio attento per la gestione della loro salute.

Non mancano riferimenti alla gestione delle terapie croniche (BPCO, diabete, ipertensione), alla nutrizione artificiale domiciliare e alla possibilità di monitorare l’aderenza terapeutica.

Tra i servizi più richiesti nella fase di sperimentazione ci sono:

· screening di prevenzione dell’ipertensione o del diabete (82,1%);
· dispensazione dei farmaci e dei dispositivi medici ai pazienti in assistenza domiciliare, residenziale e semiresidenziale (81,7%);
· effettuare la scelta del medico di medicina generale e del pediatra di libera scelta tra quelli convenzionati con il Servizio sanitario regionale (79,6%);
· presenza di infermieri per medicazioni e/o altre attività (77,5%);
· somministrazione ai maggiori di 12 anni di altri vaccini (non più solo quelli contro il Covid e l’antinfluenzale) (62,2%).

Eppure, a oggi, meno di un terzo del campione ha effettivamente trovato in farmacia questi servizi, a conferma di un modello potenzialmente innovativo, ma ancora incompleto e diseguale sul territorio.

MALATTIE RARE: L’ACCESSO ALLA CURA PASSA (ANCHE) DALLA FARMACIA

Se il Rapporto non dedica un focus esplicito alle malattie rare, le esigenze descritte dai partecipanti (dalla distribuzione di farmaci speciali alla presenza di professionisti sanitari per il supporto terapeutico) sono chiaramente sovrapponibili ai bisogni di chi convive con queste patologie.

I malati rari e cronici, con o senza disabilità associate, affrontano terapie complesse, difficoltà logistiche e un elevato bisogno di continuità assistenziale, che rendono la farmacia di prossimità un presidio fondamentale per il loro percorso di cura.

Una farmacia di prossimità, attrezzata e integrata nel percorso di cura, potrebbe rappresentare un aiuto concreto, se non vitale. Servono però investimenti mirati, formazione del personale, coordinamento tra Regioni e una governance nazionale attenta ai criteri di equità, sostenibilità e inclusività.

COSA FRENA L’EVOLUZIONE?

Non mancano le criticità sollevate dai cittadini:

· il 39,4% teme che non tutte le farmacie siano attrezzate per garantire i nuovi servizi;
· il 33,7% ritiene che alcune prestazioni richiederebbero la presenza di un medico;
· il 24% teme un aumento dei costi e una deriva verso la privatizzazione dei servizi sanitari. 

Alcuni dubbi riguardano anche la privacy, l’eccesso di responsabilità per il farmacista e la compatibilità degli spazi con attività sanitarie complesse.

Il dato forse più rilevante è che oltre il 76% degli italiani vuole che la “farmacia dei servizi” sia potenziata e strutturata. Ma è un’aspettativa che richiede un cambio di passo. Non bastano sperimentazioni locali o iniziative isolate, serve una visione sistemica, che metta davvero al centro la persona, in particolare quella più fragile.

Nel frattempo, la farmacia resta un punto fermo. Ma per diventare ciò che potrebbe davvero essere, cioè un’estensione capillare e ‘umana’ del SSN, ha bisogno di politiche coraggiose, ascolto e risorse adeguate.