Eva Lechner è stata forse l’avversaria più longeva e costante di Pauline Ferrand Prevot. L’azzurra e la francese si sfidavano sin da quando erano due juniores e lo facevano ovunque: strada, mountain bike, ciclocross. Spesso dominava la francese, altre volte l’italiana.

E’ quindi proprio con Eva Lechner che facciamo un’analisi tecnica (e non solo) della regina del Tour de France Femmes. Come è cambiata Ferrand Prevot, se questo obiettivo poteva davvero essere alla sua portata e come ci è riuscita. Un viaggio con l’altoatesina che diventa una fotografia preziosa soprattutto della testa e del metodo della fuoriclasse francese.

Eva Lechner e Pauline Ferrand Prevot agli europei in MTB del 2018. Quante volte si sono scontrate in carriera…

Eva Lechner e Pauline Ferrand Prevot agli europei in MTB del 2018. Quante volte si sono scontrate in carriera…

Eva, hai combattuto tante volte con Pauline Ferrand Prevot: che avversaria era?

Era sempre un’avversaria tosta, quando c’era lei sapevi che c’era “da menare”. Poi c’erano anche dei momenti in cui sono riuscita ad arrivarle davanti, come in una Coppa del mondo che ho vinto. Però non è mai stato facile quando c’era lei e soprattutto negli ultimi anni: quando preparava un evento, sapevi già che sarebbe stato difficile.

Ci hai combattuto non solo in mountain bike ma anche nel cross e su strada. Era sempre la stessa rivale o cambiava?

Cambiava, cambiava… Ma anche lei ha avuto i suoi momenti di crisi. Mi ricordo alle Olimpiadi di Rio: io ho avuto una giornata no, ma lei ancora di più. Pauline non finì la gara. Ebbe proprio un anno no. Quando l’ho vista dopo la gara era affranta. Nel ciclocross andavo un po’ meglio di lei, mentre nella mountain bike e su strada facevo più fatica a starle davanti. Siamo sempre state legate, non dico amiche strette, ma comunque ci rispettavamo. Ero sempre contenta quando la vedevo.

Era un’atleta da tanto motore e poca tecnica o era completa anche dal punto di vista tecnico?

No, era abbastanza completa di tecnica. Ma lei è una che quando le manca qualcosa si mette lì e lavora. L’ha fatto anche sulla tecnica. Un paio di anni fa era un po’ più debole, ma poi ha preso un tecnico, si è messa a lavorare su aspetti specifici ed è migliorata tantissimo. Se pensiamo che ha fatto tutte le gare più importanti con una MTB front… Pauline è così: lavora in modo estremo, individua dove è debole e migliora. E’ quella la cosa che fa davvero impressione.

Lechner ci ha parlato delle varie trasformazioni della Francese. Senza andare troppo indietro nel tempo, ecco Pauline ad inizio stagione…

E al Tour Femmes. E’ decisamente più magra

Lechner ci ha parlato delle varie trasformazioni della Francese. Senza andare troppo indietro nel tempo, ecco Pauline ad inizio stagione…

E al Tour Femmes. E’ decisamente più magra

Hai detto che Pauline, quando individua un punto debole, ci lavora.

In realtà tutti ci proviamo, però secondo me lei ha qualcosa in più delle altre a livello di motivazione. Perché non è facile lavorare dove sei debole. Lei lo fa con costanza e determinazione. Ne fa un pallino.

Che metamorfosi pensi abbia fatto per essere così competitiva su strada, considerando che oggi il livello è molto alto?

Partiamo dal presupposto che lei è forte di suo. Certo, ha cambiato, ma ricordiamoci che Pauline ha iniziato su strada. Da junior ha vinto anche un mondiale su strada. Forse doveva solo riprendere un po’ di ritmo. Infatti l’anno scorso al mondiale ci ha provato, ma non c’era proprio. Non ancora. Poi piano piano si è messa a lavorare, ha fatto tante gare ed il suo miglioramento è stato palese.

Chiarissima…

Poi sicuramente alla Visma-Lease a Bike ha trovato uno staff importante, che l’ha seguita su tutto: tecnica, condizione, alimentazione. Su questi aspetti lei è una perfezionista.

In teoria dopo le prime classiche del Nord avrebbe dovuto andare in altura. Invece, non sentendosi a suo agio in gruppo, ha preferito continuare a correre. E’ questa la Pauline Ferrand Prevot che conosci?

Esattamente. Sicuramente aveva bisogno di lavorare su quell’aspetto e lo ha fatto. Ha rinunciato all’altura per migliorare la propria gestione in gruppo: questo dimostra quanto sia lucida nei suoi processi.

Da un punto di vista di motore, visto che tu hai fatto più discipline, che trasformazione ha vissuto? Hai notato cambiamenti fisici?

Assolutamente sì. Già prima, quando aveva un appuntamento importante, si vedeva che si trasformava. Perdeva anche 5-6 chili e poi li rimetteva su senza perdere muscolo. Faceva cambiamenti radicali, come nessun’altra. Ma sempre seguita da figure professionali. Il suo è sempre stato un professionismo di altissimo livello. I cambiamenti si notavano anche in passato. E quest’anno, quando prima del Tour Femmes l’ho vista così magra, ho capito che sarebbe andata lì a menare forte.

Ferrand Prevot ha vinto titoli mondiali in ben cinque discipline: strada, MTB (Xc e Marathon), cross e gravel. Oltre al titolo olimpico in MTB a Parigi 2024

Ferrand Prevot ha vinto titoli mondiali in ben cinque discipline: strada, MTB (Xc e Marathon), cross e gravel. Oltre al titolo olimpico in MTB a Parigi 2024

Pauline aveva dichiarato: “Torno su strada per vincere il Tour Femmes”. Diceva di volerlo fare in tre anni, ci è riuscita subito. Te lo aspettavi?

Sì, me l’aspettavo. Perché so come lavora. Per certi aspetti non mi ha stupito. Ma mi ha fatto impressione il numero che ha fatto. Non ho mai creduto che fosse impossibile per lei, però non toglie che mi abbia colpito. E aggiungo che sono molto felice che ci sia riuscita.

Adesso che ha raggiunto l’obiettivo e ha 33 anni, pensi che Pauline manterrà alta la motivazione o potrebbe anche chiudere la carriera?

Potrebbe starci, ma dovrà valutare lei cosa vuole fare. E in ogni caso le servirà un po’ di tempo per capirlo. Conoscendola, magari si porrà un altro obiettivo e porterà a termine anche quello.

Chiudiamo con un aneddoto. C’è un ricordo che ti viene subito in mente pensando a lei?

Più di uno, ma dico il mondiale di MTB dopo il Covid. Lei ha vinto, io sono arrivata seconda. Quel giorno è stato bello arrivare dietro di lei. Mi sentivo la prima delle umane. Ma forse il ricordo più bello è legato ad una gara post Covid in Francia.

Vai, racconta…

Venivamo entrambe da un duro Xc all’Alpe d’Huez. Il giorno successivo iniziava la Transmaurienne, una gara a tappe in MTB. La prima di queste frazioni era valida come campionato francese Marathon. Lei ci teneva perché ci arrivava con la maglia di campionessa del mondo. Ad un certo punto la sua rivale era un po’ avanti e io aiutai Pauline. Lei avrebbe poi fatto solo quella tappa, io invece tutta la gara. Per cinque ore abbiamo corso insieme tra fatica, chiacchiere e tecnica. Ricordo in particolare una discesa lunghissima, molto flow. La facemmo a tutta. Fu quasi una gara nella gara tra di noi. Recuperammo anche un sacco di gente, ci divertimmo tantissimo. Quel giorno fu quasi una pedalata tra amiche.