di
Gino Pagliuca
Dai dati dell’Agenzia delle Entrate si deduce che rispetto al primo bimestre 2024 il calo dei lavori è stato dal 35%: si è passati da bonifici per 4.840 milioni a 3.150
Proprio sicuri che tagliare l’entità dei bonus sia un grande affare per le finanzi pubbliche? I dati riguardanti le ritenute d’acconto effettuate a seguito della richiesta di agevolazioni edilizie dicono che non si tratta di una domanda oziosa. La ritenuta dell’11% viene, lo ricordiamo effettuata direttamente dalla banca sui bonifici parlanti fatti per i bonus edilizi. Dai dati delle Entrate si deduce che rispetto al primo bimestre 2024 il calo infatti è stato dal 35% poiché si è passati da bonifici per 4.840 milioni a 3.150. E non si tratta di tutto risparmio per lo Stato, perché, solo per citare due numeri sicuri per il Fisco una differenza di lavori di 1.690 milioni di euro significa avere un minore incasso immediato per 355 milioni di euro, ovvero il 21% così calcolato: l’11% per le mancate ritenute d’acconto, il 10% per mancato incasso dell’Iva.
Il Superbonus nel 2025
Ricordiamo che a partire dal 1° gennaio scorso i bonus edilizi sono stati tagliati (con misure per la verità già parzialmente previste da norme precedenti) in maniera drastica: il Superbonus, peraltro limitato al 65%, è possibile solo per i condomini che avevano approvato e avviato i lavori prima del 15 ottobre 2024. Il bonus ristrutturazione, l’ecobonus e il sisma bonus ordinari sono stati tutti ricondotti al 50% ma solo al ricorrere di due condizioni: deve trattarsi di prima casa del contribuente e devono essere a favore di chi detiene un diritto reale sull’immobile. Negli altri casi si scende al 36%. Rimane in vigore, ma con le forti limitazioni introdotte già nel 2024, il bonus barriere architettoniche al 75%, e solo per quest’anno. Inoltre l’anno prossimo i bonus 50% dovrebbero scendere al 36% e quelli oggi al 36% dovrebbero ridursi al 30%. Inoltre dall’anno fiscale 2025 i bonus edilizi sono tra le agevolazioni per cui scatta la tagliola del Fisco e quando il reddito imponibile supera i 75mila euro.
Lavori in calo
Il calo dei lavori è destinato ad accentuarsi nei prossimi mesi perché a inizio 2025 c’era ancora una coda di lavori del Superbonus che andranno ad esaurirsi. E questo pone una serie di interrogativi per il futuro. L’esperienza passata mostra chiaramente che il volume dei lavori dipende in maniera diretta dall’entità dei bonus e, per le opere di grande impegno economico, anche dalla possibilità o meno di ottenere lo sconto in fattura o la cessione del credito. Se lo sconto non conviene o si fanno meno lavori (soprattutto in condominio) oppure (per i lavori privati) si ricorre al sommerso, soprattutto per quegli interventi che non prevedono la Comunicazione inizio lavori in Comune. Per tornare ai conti pubblici, una drastica riduzione delle opere comporta anche meno incassi in termini di Irpef e Ires e il rischio dell’aumento della cassa integrazione delle imprese edili.
La direttiva Ue sulle case green
E i problemi rischiano di aumentare molto con il recepimento della direttiva Ue case green, perché comunque un grande numero di edifici dovrebbe compiere opere radicali di riqualificazione ma non si capisce come si potrebbe obbligare a mettere mano al portafoglio chi non vuole pagare e soprattutto chi non può pagare. Anche la prospettiva, senz’altro ragionevole, di un aumento di valore dell’immobile riqualificato rischia di convincere ben poco: ad esempio potrebbe non interessare affatto proprietari di una certa età che non hanno nessuna intenzione di vendere casa o anche chi abita in comuni (e ce ne sono moltissimi anche nel ricco Nord del Paese) dove le case nuove costano anche meno di 1500 euro al metro quadrato. Nessuno spenderebbe per una casa vecchia qualche decina di migliaia di euro per riqualificarla dal punto di vista energetico.
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22 luglio 2025
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