Un appartamento a Saint-Germain-des-Prés, caldo e raffinato.
“Mi sono formato come designer e lavoro con mobili, oggetti e arti decorative. La progettazione di interni è una scala diversa, che mi sono divertito a fare per la prima volta quando ho comprato questo appartamento a Saint-Germain-des-Prés con la mia compagna”, racconta Nathan Baraness. “Così l’ho fatto sul lavoro, in modo didattico, e paradossalmente il cambiamento di scala ha fatto sembrare le cose molto più semplici”. Parigino del VII arrondissement, per il designer trovare un appartamento in rue Jacob, nel quartiere di Saint-Germain-des-Prés, è stato un sogno insperato e ha dovuto trasformarlo in un progetto a sua immagine e somiglianza, sviluppando un sapiente mix di materiali, la sua ricetta per creare un’atmosfera che riflettesse la sua personalità. “Per me l’interior design è come una ricetta di cucina, con il giusto equilibrio di texture e colori, oggetti moderni con altri dal sapore più patinato che danno al luogo la sua anima…”. Con i soffitti bassi, le pareti non dritte, le travi da scoprire e le piastrelle in cucina, è l’archetipo dell’appartamento del Quartiere Latino, un po’ difficile da vivere, pieno di spazi piccoli e angusti e non necessariamente confortevoli, a cui Nathan Baraness deve applicare la “sua” ricetta per riportarlo in vita.
Intorno a un tavolino in radica verniciata TRV di Willy Rizzo, 1970, un divano in velluto Camaleonda (B&B Italia). Dietro, una panca in velluto su misura (tessuto Pierre Frey) e, su un tavolino con piedistallo in acciaio inox cromato e vetro E-1027 di Eileen Gray, 1927 (ClassiCon), una scultura in piombo di Robert Couturier, Dos d’une blonde, 1983 (Courtesy Galerie Dina Vierny). Nella nicchia, una lampada Mojave di Nathan Baraness e Maryna Dague (Ligne Roset). Alla parete, una lampada da parete in acciaio nero e vetro opalino , Hanging n°2 di Muller Van Severen (Valerie Objects). Tappeto in lana All Hands di Giancarlo Valle (Nordic Knots).
Matteo VerziniLa patina dei materiali… E del tempo
Questa reinterpretazione moderna inizia in cucina, dove il progettista sostituisce il cotto con un pavimento in pietra di Borgogna e cabochon di pietra blu Hainaut, che bilancia con frontali in noce e un grande piano di lavoro in marmo Rosso Levanto venato. Davanti a una mensola, che strizza l’occhio a quelle che Charlotte Perriand e Le Corbusier avrebbero inserito nei loro progetti, c’è una sedia Leggera di Gio Ponti: “Do molto valore a un oggetto, anche industriale, perché riconosco tutto il lavoro del designer che c’è dietro”. Nel soggiorno, ad esempio, una poltroncina in pelle di Pierre Lottier – “un ebanista degli anni ’40 e ’50, che è uno dei volti che cerco di inscrivere in questo appartamento” – dialoga con un portariviste di Giotto Stoppino del 1971, mentre un pavimento in parquet a spina di pesce e un camino originale in marmo nero creano una base più classica, ravvivata da un grande tappeto disegnato da Giancarlo Valle. Nella camera da letto, un tessuto murale riveste la nicchia del letto e i grandi armadi in due tonalità diverse. Il resto delle pareti dell’appartamento è prevalentemente bianco, ad eccezione della sala da pranzo e del bagno. Nella sala da pranzo, una base in legno verniciato arancione chiaro sottolineata da un bordo in rovere verniciato e una panca su misura in velluto giallo sole creano motivi geometrici direttamente ispirati alle opere di Mondrian. La seconda, con il suo contrasto di materiali e linee, presenta una base rivestita di piastrelle di ceramica nera lucida, in dialogo con un mosaico pied-de-poule, mentre la doccia è un mosaico verde all-over ispirato agli hammam. Una cornice vittoriana delinea discretamente la stanza. Su una parete, un’opera di Marcel Duchamp sovrasta una sedia “da caminetto” in paglia intrecciata. Nel soggiorno, le aperture a parete – una evidenziata in noce e aperta sull’ingresso, l’altra incorniciata in travertino e aperta sulla cucina – permettono alla luce e alla vista di circolare, come finestre che si aprono su un modo di vivere in cui non si è mai in una stanza senza essere nell’altra, in cui si possono vedere gli ospiti arrivare dal soggiorno e seguire la conversazione dalla cucina.