di
Lara Sirignano
Messina, il suo legale: è colpa dello Stato. Gli avvocati della famiglia della vittima: un dolore
Dal giorno del suo arresto la famiglia e l’avvocato avevano espresso il timore che potesse uccidersi. Era depresso, per giorni non ha toccato cibo Stefano Argentino, 27 anni e l’accusa gravissima di aver sgozzato per strada, a Messina, davanti a decine di passanti, Sara Campanella, la collega di università 22enne che perseguitava. Ieri l’epilogo drammatico di una vicenda terribile.
Lo studente si è ucciso nel carcere messinese di Gazzi, impiccandosi. Solo pochi giorni fa si era deciso di attenuare la sorveglianza a cui era stato sottoposto nel timore che potesse togliersi la vita. Una scelta concordata con gli psicologi con cui Stefano aveva incontri dal giorno dell’arresto. Negli ultimi tempi infatti sembrava meno cupo, più sereno e aveva anche ripreso a mangiare. Il 27enne della provincia di Siracusa era così tornato a un regime carcerario ordinario e in una cella con altri detenuti.
«È il triste, drammatico epilogo di una storia di cui si supponeva già il finale: Sara è stata uccisa, Stefano si è tolto la vita e l’unica responsabilità è da attribuire allo Stato», commenta l’avvocato di Argentino, Giuseppe Cultrera. «Avevo chiesto una perizia psichiatrica — rivela il legale — perché avevo compreso lui e i suoi problemi… mi ero fatto portavoce degli stessi fuori dal carcere e il gip me l’ha negata. Lo Stato avrebbe potuto salvare almeno una delle due vite, invece non lo ha fatto». «Ora — dice — spero solo che le due famiglie, accomunate da un immane dolore, possano trovare la pace terrena in un abbraccio silenzioso».
Sulla tragica fine di Stefano interviene anche la legale della famiglia di Sara: «È l’epilogo terribile di una storia terribile — commenta la penalista Concetta La Torre —, ha deciso lui le sorti di due famiglie. Per noi è un colpo molto doloroso. Non possiamo che essere addolorati in questo momento. Non ci sono parole per descrive i sentimenti che prova la famiglia Campanella».
Stefano sarebbe dovuto comparire davanti alla corte d’assise di Messina il 10 settembre per la prima udienza del processo. Per lui la procura aveva chiesto il giudizio immediato per omicidio aggravato dalla premeditazione e dalla crudeltà. Aveva confessato ma non ha mai davvero spiegato cosa l’abbia spinto a togliere la vita a Sara e non si è mai detto pentito.
Il giorno del delitto la ragazza, che più volte l’aveva allontanato, si era accorta di esser seguita e aveva inviato un messaggio alle amiche: «Il malato mi segue». Per documentare le molestie aveva registrato la loro conversazione. Non sapeva che sarebbe stata l’ultima. «Non voglio nulla con te — gli aveva detto secca — spero ora, dopo un anno, di essere stata chiara. L’ultima volta ti ho detto di lasciarmi in pace, cosa hai capito di questa cosa? Tu te ne torni a casa tua, io continuo per la mia strada, o mi devi seguire fino… Mi stai seguendo».
Un audio drammatico finito agli atti dell’inchiesta. L’assassino, che aveva con sé un coltello mai ritrovato, a quel punto ha colpito la 22enne alla gola. Sul cellulare i carabinieri del comando provinciale hanno trovato una foto di Sara scarabocchiata. E la scritta: «Dal sognarmi, a essere il tuo peggiore incubo». Per l’accusa, avrebbe studiato sul web, diversi mesi prima, come e in quale parte del corpo colpire e avrebbe acquistato su Amazon il coltello. L’arma, che, secondo gli inquirenti, sarebbe compatibile con quella usata per sgozzarla.
7 agosto 2025 ( modifica il 7 agosto 2025 | 10:16)
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