Dopo averci aperto le porte del suo mondo interiore con due intensi libri autobiografici, Paola Magrini torna con un’opera che segna un cambio di rotta, senza però abbandonare la profondità che la contraddistingue. Il suo nuovo libro, dal titolo già intrigante “Nove sedie scomode e uno sgabello”, edito da Libritalia.net, è un vero e proprio esperimento letterario. Riuscito, audace e… scomodo. Ma nel senso migliore del termine. 

Questa volta, Paola Magrini si affida alla forza della narrazione pura, dando voce a dieci storie nate dalla sua fantasia e dalla sua sensibilità. Nove racconti, ognuno diverso per stile e ambientazione, ma legati da un filo rosso potente: l’affrontare temi scomodi, quelli che spesso si preferisce ignorare, che mettono a disagio, che ci fanno vacillare. Con uno stile che sa essere al tempo stesso delicato e tagliente, poetico e diretto, ironico e profondo, Paola ci accompagna dentro mondi stranianti, abitati da personaggi che non si dimenticano facilmente. 

Ogni racconto è una seduta su una “sedia scomoda” — metafora perfetta per ciò che il lettore si troverà ad affrontare: riflessioni profonde, verità taciute, angoli bui dell’animo umano, narrazioni che rasentano l’assurdo e al contempo realistiche più di quanto si possa immaginare. …E poi, alla fine, quello sgabello. Un pezzo poetico che chiude il libro con la leggerezza pungente dell’autoironia. Un finale inaspettato, che lascia il sorriso sulle labbra e, ancora una volta, un pensiero sospeso. 

“Nove sedie scomode e uno sgabello”, non è un libro da leggere comodamente. È un libro che scuote, che interroga, che strattona. Un libro che ci mette a disagio per poi aprirci nuovi punti di vista. E in fondo, non è proprio questo il compito più nobile della letteratura?

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