Per tentare di “ravvivare” il Gran Premio di Monaco e, soprattutto, evitare situazioni come quella vissuta nel 2024, per questa stagione la FIA, la Formula 1 e i team avevano approvato una nuova regola apposita per il Principato, imponendo l’obbligo di effettuare almeno due cambi gomme per ogni pilota durante la gara.
Una decisione figlia anche di quanto successo proprio l’anno passato, quando la maggior parte dei piloti fu in grado di completare la corsa senza fermarsi, avendo effettuato il cambio gomme obbligatorio durante la bandiera rossa esposta nel primo giro. Le due soste obbligatorie sono state un espediente pensato anche per evitare questo scenario, aggiungendo al contempo “pepe” al GP nel Principato.
Tuttavia, è difficile sostenere che questa regola abbia davvero reso la gara più vivace. Al contrario, ha finito per estremizzare ulteriormente alcune delle strategie tipiche di Monaco, come quando i team tentano di creare un margine tra i propri piloti per permettere le soste ai box senza perdere posizione. Un meccanismo che quest’anno è stato esasperato, dovendo essere replicato due volte per completare entrambe le soste obbligatorie.
Lewis Hamilton, Ferrari, Liam Lawson, Racing Bulls Team, Esteban Ocon, Haas F1 Team
Foto di: Glenn Dunbar / Motorsport Images
Ad esempio, Racing Bulls e Williams hanno sfruttato astutamente il regolamento, usando una vettura per rallentare deliberatamente il gruppo per consentire così al compagno di effettuare uno o anche due pit stop “gratuiti”. Un ritmo talmente lento che, paradossalmente, per George Russell è stato quasi più conveniente tagliare una curva e prendere una penalità per superare una delle due Williams, piuttosto che rimanere bloccato nel gruppo.
Dopo il Gran Premio, l’amministratore delegato della Formula 1, Stefano Domenicali, aveva comunque promosso le due soste, perché a suo avviso avevano generato incertezza e attenzione, con l’idea di riproporle nel 2026: “Ed è stato bello vedere che il giorno prima tutti pensavano di volersi fermare al primo giro, e si è discusso molto, quindi nessuno ha capito esattamente nulla. Credo che sia stato il tentativo giusto e che l’attenzione sia stata sicuramente alta”.
In effetti, nell’ultima bozza del regolamento sportivo per il 2026, pubblicata solo pochi giorni fa, la FIA ha confermato la riproposizione dei due pit stop obbligatori a Monaco anche nella prossima stagione. Ed è proprio qui che sorge il nodo della questione: come ha spiegato James Vowles, Team Principal della Williams, le squadre non avevano ancora discusso della possibilità di confermare o meno la regola, per cui non ci si attendeva che fosse inserita così rapidamente nel regolamento.
Carlos Sainz è stato uno dei piloti più critici dopo la gara nel Principato, definendo certe tattiche una forma di manipolazione della gara: “Vai due o tre secondi più lento rispetto al ritmo che la macchina potrebbe avere. In definitiva, stai manipolando la corsa e anche un po’ il risultato”, disse al tempo lo spagnolo, con la Williams che fu una delle due squadre a sfruttare maggiormente la strategia di bloccare il gruppo.
Per questo, vedere la regola già confermata anche per il 2026 ha rappresentato una sorpresa, anche per le scuderie stesse. La Federazione ne ha spiegato il contesto in un’intervista a Motorsport.com: “Beh, innanzitutto non pensiamo che quanto visto quest’anno sia necessariamente qualcosa da replicare o da prendere come esempio. Di certo è un problema da affrontare,” ha dichiarato Tombazis, riferendosi alle tattiche di ostruzione utilizzate da alcuni team.
In sostanza, la regola per il momento è confermata, ma prima del prossimo anno dovrebbe essere rivista in modo da escogitare un modo per evitare che si ripresentino gli scenari visti in questa stagione, realisticamente aggiungendo altri parametri da rispettare: “Al momento, il regolamento 2026 prevede ancora le due soste per Monaco, ma siamo ad agosto e Monaco si correrà a giugno dell’anno prossimo. L’intenzione è di discuterne più approfonditamente nel Comitato Consultivo Sportivo”.
Carlos Sainz, Williams
Foto di: Zak Mauger / Motorsport Images via Getty Images
“È sempre stata nostra intenzione capire cosa si possa fare. Il problema vero è il circuito, che rende i sorpassi quasi impossibili, se non del tutto. È questa la causa principale, non tanto se ci siano uno o due pit stop. Quello è sempre stato un aspetto secondario, secondo me”.
“È chiaro che la richiesta ai team è di essere creativi e propositivi. Noi della FIA non siamo legati a una soluzione specifica. Se ci saranno proposte che possano migliorare la situazione, le sosterremo. Sicuramente questo sarà uno degli argomenti discussi nei prossimi incontri del Comitato Sportivo e della F1 Commission”.
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