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Andrea Natale, il cardiologo di Francis Coppola: «È venuto a Roma per farsi operare da me. Siamo amici da trent’anni»
IIntrattenimento

Andrea Natale, il cardiologo di Francis Coppola: «È venuto a Roma per farsi operare da me. Siamo amici da trent’anni»

  • 7 Agosto 2025

di
Margherita De Bac

Il cardiologo: «Coppola si era affidato a me già 30 anni fa, quando lavoravo a San Francisco. Ne è nata una bella amicizia. Sono tornato in Italia da poco»

Professor Andrea Natale, come mai il regista Francis Ford Coppola si è fatto operare proprio da lei, al policlinico universitario di Tor Vergata, con tutti i cardiologi che sarebbero stati felici di averlo come paziente negli Stati Uniti?
«Si era affidato a me già 30 anni fa, quando lavoravo a San Francisco, per trattare con l’ablazione (vengono bruciate piccole porzioni di cuore responsabili dell’alterazione di battito) la fibrillazione atriale di cui soffriva. Ne è nato un rapporto di amicizia schietto, basato sulla reciproca stima. Da allora abbiamo continuato a sentirci di tanto in tanto, anche se stava bene. Non mancavamo mai di farci gli auguri per le festività. Una persona squisita», risponde un po’ controvoglia il cardiologo, 64 anni, nato a Siracusa, a Roma da quando ne aveva 4.

Quando l’ha cercata per l’intervento lei non gli ha detto «Francis, da te ci sono tanti colleghi bravi, non c’è bisogno che vieni fino a qui»?
«Certo che gliel’ho detto. Chiedeva che andassi da lui e quando gli ho risposto che non avrei potuto spostarmi, si è organizzato per raggiungermi a Roma cogliendo l’occasione di un viaggio di lavoro. Ha una villa in Basilicata e passaporto italiano».



















































Lei avrebbe preferito non parlare di questo ricovero eccellente. Dovrebbe prendersela con Coppola che ha annunciato sui social di stare bene e di aver approfittato della trasferta italiana per ripetere dopo 30 anni l’intervento di ablazione, con una tecnica inventata da un grande medico italiano.
«(Mugugna) Vorrei non commentare. Lo lascio dire agli altri. Ho una buona reputazione dovuta al passaparola dei pazienti. Mi occupo da anni di elettrofisiologia, l’ho insegnata a tanti colleghi stranieri».

Per 36 anni è rimasto lontano dall’Italia, ultima destinazione Austin, Texas, prima di tornare a Tor Vergata come primario cardiologo. Perché questa scelta?
«Sono andato via per lo stesso motivo che spinge all’estero tanti medici, il sistema che non va. Mi sono laureato a Firenze, specializzato al policlinico Gemelli, poi ho deciso di lasciare, visto l’andazzo».

Però è rientrato in questo sistema.
«Circa quattro anni fa mi hanno cercato da Tor Vergata, proponendomi di assumere l’incarico universitario, col meccanismo della chiara fama. Il processo di trasferimento è stato lungo, ho preso servizio nel novembre del 2024. Una parte dell’ateneo non mi voleva».

Pentito?
«All’inizio sì. Pensavo che durante la mia assenza le logiche fossero cambiate. È stato traumatico sperimentare il contrario. Ad Austin mi trovavo benissimo».

Non poteva restare lì?
«L’ho presa come una sfida. Ora va molto meglio, i giovani del mio team sono contenti e questo mi spinge a continuare. È importante per loro sperare che le cose cambino e che i progressi di carriera possano essere basati solo sui risultati, sulla meritocrazia. Sono tornato ad abitare con mia moglie nel minuscolo appartamento che avevamo mantenuto a Roma, al Nuovo Salario. Un’altra dimensione rispetto alla vita americana. Guidare nel traffico della Capitale è pazzesco».

Ora per diventare romano al 100% deve prendere un gatto.
«Mi piacciono molto, l’amore per i felini l’ho ereditato da mia madre. Non averne uno in casa in effetti mi manca».

Suo padre era chirurgo, come mai ha scelto la cardiologia?
«Questa specialità offriva tante novità, stavano arrivando farmaci capaci di riaprire le coronarie. Mi sono dedicato in particolare all’aritmia, alle terapie ablative per la fibrillazione atriale. Ho sviluppato alcune nuove tecniche e vengo coinvolto nella messa a punto di nuovi dispositivi».

Lo sport?
«Ex velista, patito di immersioni, vado in palestra tutte le mattine. Naturalmente tifo Sinner. Sono andato a vederlo agli Us Open. Uno spettacolo. Non perdo una sua partita in tv».


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7 agosto 2025

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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